di MOWA
“Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!” [Peppino Impastato]
Non c’è cosa peggiore per il genere umano di scoprirsi usato, in vario modo, come merce di scambio per affaristi che, sotto mentite spoglie, lucrano sulle debolezze, la bontà d’animo e la necessità di ampliare l’aspetto sociale del sistema Paese.
Affaristi senza scrupoli che, pur di arrivare a gestire un “potere”, si fanno beffa dei sentimenti (e, anzi, ne abusano) arrivando a costruire, persino, associazioni (magari, fintamente, no-profit) per far confluire e gestire un consenso d’opinioni molto, ma molto, indirizzato ad altri, poco nobili, fini come è avvenuto nel caso dell’inchiesta “Black Money” della Procura di Catanzaro.
Un’inchiesta giudiziaria che fece venire a galla il pericoloso intreccio tra massoneria e ‘ndrangheta (la cosiddetta masso-‘ndrangheta) in una delle intercettazioni telefoniche, di uno dei componenti della malavita, il boss massone Pantaleone Mancuso detto “Zio Luni”:
“La ‘ndrangheta non esiste più! Una volta a Limbadi, a Nicotera, a Rosarno, c’era la ‘ndrangheta! La ‘ndrangheta fa parte della massoneria! […] diciamo… è sotto della massoneria, però hanno le stesse regole e le stesse cose […] ora c’è di più? Ora è rimasta la massoneria e quei quattro storti che ancora credono alla ‘ndrangheta! Una volta era dei benestanti la ‘ndrangheta, dopo gliel’hanno lasciata ai poveracci, gli zappatori… e hanno fatto la massoneria! Le regole quelle sono… come ce l’ha la massoneria, ce l’ha quella! Perché la vera ‘ndrangheta non è quella che dicono loro… perché lo ‘ndranghetista non è che va a fare quello che dicono loro […] adesso sono tutti giovanotti che va a ruota libera, sono drogati!”
[…]
“Ancora con la ‘ndrangheta sono rimasti! È finita! Bisogna fare come… per dire… c’era la “Democrazia”… è caduta la “Democrazia” e hanno fatto un altro partito… Forza Italia, “Forza Cose”… bisogna modernizzarsi, non stare con le vecchie regole! Il mondo cambia e bisogna cambiare le cose. Oggi la chiamiamo “massoneria”, domani la chiamiamo P4, P6, P9”.
Una malefica macchina che si è, all’occorrenza, autorigenerata trovando figure nuove e disposte a piegare la propria volontà politica al volere della cupola criminale tanto che, negli atti giudiziari sul caso dell’avvocato Paolo Romeo e Giorgio De Stefano, si scrive:
“Gli stessi sono riusciti nel corso degli anni a controllare l’esito di intere tornate elettorali e, dunque, le compagini politiche che erano destinate ad affermarsi”
e, ancora
“in concorso necessario tra loro ed ultriori soggetti in corso di individuazione o di compita identificazione, prendono parte a un’associazione segreta occultandone l’esistenza all’interno di associazioni palesi (tra cui il circolo Pescatori Posidonia ASD, la Igea Onlus, Cittadinanza Attiva, Formula Sud), tenendo segrete le reali finalità e le attività sociali, rendendone sconosciuti in tutto o in parte ed anche reciprocamente i componenti, al fine di porre in essere attività dirette a interferire sull’esercizio delle funzioni di amministrazioni pubbliche locali (fra cui la Provincia di Reggio Calabria, sia tramite rapporti privilegiati, con dirigenti e funzionari; la Regione Calabria, sia tramite rapporti privilegiati con membri elettivi dei consessi rappresentativi, sia tramite rapporti privilegiati con dirigenti e funzionari), influenzandone scelte e indirizzi anche mediante le iniziative assunte dalle associazioni palesi predette e altre riferibili direttamente o indirettamente ai componenti dell’associazione segreta, che consentivano al Romeo e al relativo tessuto relazionale e coacervo di interessi di cui egli è portavoce, di restare baricentrico nella vita politica e nelle relazioni con i membri elettivi degli organi rappresentativi prima citati, ma anche con i dirigenti e funzionari dei predetti enti locali, indirizzandone le determinazioni in maniera osmotica agli interessi e alla strategia della ‘ndrangheta reggina.” [1]
E, tutto ciò, avveniva con il fine di diventare sovraordinari rispetto alla ‘ndrangheta operativa e infiltrarsi nelle istituzioni o enti di “rango”. Cosa riuscita tanto da inquinare l’interesse pubblico, i partiti, le associazioni, i sindacati, le ong… e che ci ha regalato il peggio del peggio della rappresentazione di amministrazioni gestite da “malandrini”.
Malandrini, come nel caso della confermata condanna in appello a un anno nel processo Maroni per i contratti Expo, oppure, con le tangenti che hanno portato ai domiciliari l’ex eurodeputata di Forza Italia, Lara Comi, o ancora, nel vedere, nella Trattativa Stato-mafia, il piduista Silvio Berlusconi, in qualità, questa volta di testimone, avvalersi della facoltà di non rispondere scaricando l’amico di una vita Marcello Dell’Utri (condannato in primo grado alla Trattativa a 12 anni di carcere) e, di nuovo, l’ex governatore della Regione Veneto, Giancarlo Galan (Forza Italia, che aveva già scontato una pena patteggiata nel 2014 per corruzione di 2 anni e 10 mesi, trascorsi poi ai domiciliari) coinvolto nello scandalo del Mose di Venezia…
Un sistema illegale nel sistema legale che, da una parte porta a stritolare chi non si sottomette a queste regole e che ha la necessità, per poter sopravvivere, di autoescludersi, mentre dall’altra ha bisogno di tutto ciò che sia possibile coinvolgere (spesso attingendo anche da organizzazioni con propositi nobili) come spiegato nel caso Romeo e De Stefano, “Oggi la chiamiamo “massoneria”, domani la chiamiamo P4, P6, P9”. Detto ciò, ci si chiede, a fronte di alcuni scritti sui Radicali, che finalità possa avere l’iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni, fatta insieme alla massoneria il giorno 16 nella sede del Casa Massonica Oriente a Milano “Il rovescio dei diritti”.
Ricordiamo che (anche se non lo ammetterà mai in quanto struttura piramidale e con cieca obbedienza) la massoneria è pur sempre antitetica alla democrazia e, quindi, alla Costituzione italiana.
[1] GOTHA – il legame indicibile tra ‘ndrangheta, massoneria e servizi deviati, di Claudio Cordova, ed. PaperFIRST (pagg. 331-333)