di Laura Distefano
L’inchiesta sui “fratelli” di Licata, la protesta di Termini: “Fatti gravi”. I vertici del Goi: “Responsabilità personali”. Ma c’è la rottura.
“La loggia Giordano Bruno abbandona il Grande Oriente d’Italia”. Si chiude così la guerra silenziosa tra i grembiulini siciliani che si era creata dopo l’inchiesta del Ros sulla Loggia Arnaldo Da Brescia di Licata. Un fuoco incrociato che si è consumato a suon di lettere e note rimaste top secret. La Loggia Giordano Bruno di Termini Imerese, che esce allo scoperto dopo l’inchiesta pubblicata sul Mensile S, aveva chiesto al Grande Oriente d’Italia “visti i gravi fatti contestati dalla magistratura l’abbattimento delle colonne della Loggia AdB di Licata”. Una richiesta che però non ha prodotto alcun provvedimento da parte del Goi. Anzi il presidente della Circoscrizione Sicilia ha firmato una nota in cui precisa “che non verrà preso nessun provvedimento disciplinare nei confronti della RL Arnaldo da Brescia, poiché le responsabilità penali sono per legge esclusivamente personali e perché il Grande Oriente d’Italia persegue il garantismo assoluto per chiunque è innocente fino a quando non vi saranno sentenze di condanna passate in giudicato”.
La lettera
La Loggia Giordano Bruno di Termini Imerese ha inviato una missiva che porta la data del 7 agosto 2019. In quelle due pagine vi sono parole che hanno il suono di un ultimatum: “Considerati i recenti gravi fatti di cronaca giudiziaria riportati anche dalla stampa nazionale e riguardanti i F.lli del G.O.I. Sicilia Lauria Vito, MV della Loggia A.da Brescia di Licata, e Lucio Lutri, ex MV della Loggia Pensiero e Azione di Palermo (funzionario regionale, ndr), sottoposti ad ordini di custodia cautelare per reati di mafia da parte del Gip del Tribunale di Palermo, auspicano che la Giunta del G.O.I., ai sensi degli arti. 23 della Cost. e 80/82 del Reg., adotti i provvedimenti di propria competenza”.
E cosa chiedono i “fratelli” alla Giunta? “L’abbattimento delle colonne della Loggia AdB di Licata in quanto – argomentano – a parte la gravità dei reati contestati, è emerso che il MV della suddetta loggia risulta essere figlio di un noto boss mafioso di Licata, circostanza questa che non poteva non essere nota ai F.lli Maestri che hanno eletto il Lauria alla carica di MV. Peraltro, la sanzione da adottare a norma di Cost. e Reg. appare ampiamente giustificata – si legge ancora – dai consueti attacchi subiti dal GOI e dai sempre più frequenti accostamenti Mafia- Massoneria, avallati anche dagli organi di stampa e dai siti di informazione, nonché dal sequestro degli elenchi degli iscritti al GOI di Sicilia e Calabria da parte della Commissione Nazionale antimafia e dalla legge della Regione Sicilia, che impone agli iscritti alla Massoneria di dichiararsi come tali qualora eletti a cariche pubbliche, provvedimenti questi che, alla luce della sopravvenuta inchiesta giudiziaria, acquisiscono forza e legittimità. Occorre, pertanto, dare un segnale forte – aggiungono – sia all’interno che all’esterno dell’Istituzione per dimostrare che il GOI é estraneo a consorterie mafiose ed aborrisce ogni apparentamento dei propri membri ad organizzazioni criminali. Inoltre – spiegano ancora – l’adozione di una sanzione drastica servirebbe a tutelare la posizione di tutti gli iscritti al GOI Sicilia ed in particolare di quei fratelli che nel corso di questi anni si sono esposti pubblicamente, promuovendo azioni di solidarietà sociale e attività culturali, proprio per contrastare il pregiudizio antimassonico. In mancanza delle idonee iniziative – concludono – atte a contrastare efficacemente fatti e accadimenti che possano arrecare discredito e nocumento all’istituzione massonica del GOI valuteranno l’opportunità di sospendere in prima istanza i lavori rituali salvo poi assumere ulteriori determinazioni”.
La risposta
Il presidente della Circoscrizione Recca ha risposto qualche settimana fa con un comunicato. E le sue decisioni, dal profilo garantista, e a quanto pare avvallate dal Gran Maestro del GOI in persona lasciano tante ombre. Ecco il testo: “Il Gran Maestro, con il conforto della Giunta, ha comunicato ai Consiglieri e Presidenti presenti che non verrà preso nessun provvedimento disciplinare nei confronti della RL Arnaldo da Brescia, poiché le responsabilità penali sono per legge esclusivamente personali e perché il Grande Oriente d’Italia persegue il garantismo assoluto per chiunque è innocente fino a quando non vi saranno sentenze di condanna passate in giudicato. La Giunta, è arrivata alla ragionata e ponderata conclusione che ogni azione repressiva nei confronti della Loggia in oggetto, non sarebbe stata propedeutica al buon nome e all’immagine di tutta la Comunione. Il Gran Maestro ha elogiato il lavoro di tutti i Fratelli siciliani, respingendo l’idea che la Sicilia possa essere un problema per l’Istituzione, annunciando una sua visita in Collegio. Un grande abbraccio a tutti”. Le reazioni non sono mancate. E c’è chi ha annunciato la sua “uscita dal GOI”.
L’addio
Nel pomeriggio di oggi è arrivato il comunicato stampa che sancisce la rottura all’interno del Goi siciliano. “La loggia Giordano Bruno di Termini Imerese abbandonal’istituzione massonica del Grande Oriente d’Italia (GOI)”, si legge nella nota. E ancora: “Preso atto dell’inspiegabile silenzio dietro cui si è trincerata la Giunta del GOI, la maggioranza dei componenti della Giordano Bruno ha deciso di abbandonare il Grande Oriente d’Italia con l’intento di costituire una loggia libera ed indipendente, che sia espressione – concludono – di una massoneria primigenia, identitaria e destrutturata da guardare senza sospetto e pregiudizio”.
25 Novembre 2019