Finalmente è spuntato un tweet di Salvini sulla strage di Piazza Fontana: due righe generiche in cui si condanna l’odio, senza mai nominare i terroristi fascisti che hanno ucciso 17 persone
La strage di Piazza Fontana fu opera dei terroristi fascisti di Ordine Nuovo. Non è una speculazione: è realtà giuridica conclamata, ricordata persino da una targa che sorge davanti alla Banca dell’Agricoltura dove il 12 dicembre di 50 anni fa esplose una bomba che sconvolse l’Italia, uccidendo 17 persone. A Roma, nel frattempo, esplodevano altre due bombe, entrambe a Piazza Venezia, che facevano altri feriti. Un giorno nero per l’Italia intera, che subì un feroce colpo di testa da parte di quel fascismo che era stato sotterrato poco più di 20 anni prima.
Usare la parola ‘fascista’ quando si condanna il terrorismo nero è d’obbligo. O almeno dovrebbe esserlo. Eppure certe istituzioni sembrano essere timide al riguardo, per ragioni diverse. Ieri Roberto Fico non ha utilizzato il termine fascismo nel suo discorso alla Camera, ma ha parlato di ‘gruppi eversivi’. Conoscendo lo spirito di pacificatore del Presidente della Camera, la sua è stata probabilmente una scelta dettata dalla volontà di non scatenare polemiche. E gruppi eversivi vuol dire tutto e nulla.
Salvini non si è sforzato nemmeno di condannare nessuno. Alle ore 16 del giorno del 50esimo anniversario dell’attentato più importante della storia dell’Italia post-fascismo, quello che ha dato il via ai cosiddetti ‘anni di piombo’, Salvini scrive: “Mai più sangue, odio, violenza. Custodire la memoria del passato per costruire un futuro migliore.
Onore a tutti i morti innocenti di Piazza Fontana”.
Quanta ipocrisia in due sole righe. Non solo si evita accuratamente di condannare i fascisti responsabili di quella strage, ma ci si nasconde dietro la ‘difesa della memoria’, concetto su cui lui più di tutti dovrebbe tacere, specie dopo il trattamento disgustoso che esponenti della Lega stanno riservando in questi mesi a Liliana Segre.
Ma Salvini quando di tratta di condannare altro tipo di terrorismo è sempre in prima linea. Come il 19 novembre scorso, quando cadeva un altro 50esimo anniversario, quello della morte di Antonio Annarumma, ‘poliziotto ucciso da manifestanti comunisti’ ha scritto Salvini nel post nero corredato dal tricolore con tanto di doppia foto che ha condiviso su Twitter.
Antonio Annarumma fu colpito da un tubo alla testa lanciato da alcuni manifestanti su via Larga, a Milano. L’inchiesta della magistratura identificò le cause della morte stabilendo l’omicidio, ma non poté identificare i responsabili della sua morte. Nel gennaio 1970 si aprì il processo per i disordini di via Larga, ma nessuno degli imputati era accusato di omicidio, dal momento che i colpevoli non furono identificati. Furono condannate cinque persone per resistenza e oltraggio a pubblici ufficiali; sei furono assolte. Tutti gli imputati furono assolti dall’accusa di radunata sediziosa “perché il fatto non sussiste”.
La morte di un poliziotto è un evento tragico, e lo diventa ancora di più quando viene sfruttato da Salvini per la sua retorica sul terrosimo comunista. Salvini è sempre pronto a condannare qualsiasi tipo di violenza: quella comunista, quella islamica, persino quella immaginaria delle Sardine. Quando si tratta di condannare il fascismo però, con parole chiare, nette e inequivocabili, qualcosa gli si blocca in gola.
Mai più sangue, odio, violenza. Custodire la memoria del passato per costruire un futuro migliore.
Onore a tutti i morti innocenti di Piazza Fontana.— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 12 dicembre 2019
12 dicembre 2019