Nuovo raid americano in Iraq, ucciso un comandante filo iraniano, i giorni dei funerali dell’eroe fatto martire, i giorni delle rabbie di popolo, Oggi Baghdad poi la celebrazioni in Iran. dopo il lutto, ogni presenza statunitense in medio oriente sarà a rischio. Proprio a partire dell’Iraq.
Soleimani martire più pericoloso del generale
Migliaia di iracheni hanno partecipato questa mattina a Baghdad al corteo funebre del generale iraniano Soleimani e del suo principale luogotenente in Iraq, Abu Mehdi al-Mouhandis. «Morte all’America», lo slogan di riorno, dai tempi di Saddam Hussein. Pessimo risultato politico. Il corteo ha sfilato tra le vie del distretto di Kazimiya, dove si trova un santuario sciita. Al termine, nella ‘zona verde’ di Baghdad (l’area super protetta di governo e ambasciate e presenza occidentali), si è tenuto un funerale nazionale ufficiale alla presenza di molti leader iracheni. I resti di Soleimani saranno portati in Iran dopo la cerimonia.
(Ansa) Intanto, un comandante del gruppo paramilitare iracheno filo-iraniano Hashed Al Shaabi è stato ucciso nella notte in un nuovo raid aereo Usa a nord di Baghdad. Trump sostiene di non volere la guerra, ma “siamo pronti a qualunque risposta sia necessaria”; la guida suprema iraniana Khamenei lo avverte: “Prepara le bare”.
Non come non quando ma vendetta certa
«Gli americani dovrebbero sapere che la vendetta dell’Iran per l’assassinio del comandante del Quds Qassem Soleimani non sarà affrettata e decideremo dove e quando avverrà la schiacciante risposta», avverte il portavoce del generale di brigata delle Forze armate iraniane Abolfazl Shekarchi. «La risposta ad un’azione militare è un’azione militare. Da parte di chi? Quando? Dove? Lo vedremo», ha dichiarato l’ambasciatore iraniano all’Onu, Takht Ravanchi, in un’intervista alla Cnn. «Il raid degli Stati Uniti contro il generale iraniano Ghassem Soleimani è stato un atto di guerra contro il popolo iraniano». Finora le minacce, quando sarà silenzio, allora la paura
Ottimismo Usa versione Trump
Al momento, dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, «non esiste alcuna specifica, credibile minaccia dall’Iran», afferma il Dipartimento per la sicurezza nazionale americano, nel cercare di mettere una pezza alla decisione presidenziale. Pericolo da far ridere, il rischio di un’ondata di cyber attacchi, con le reti informatiche Usa possibile obiettivo degli hacker di Teheran. Non solo quelle del governo federale, ha spiegato il responsabile per la cyber sicurezza Chris Krebs, spiegando che l’offensiva potrebbe essere su larga scala.
La Cina del buon senso
La Cina subito all’Iran nei silenzi imbarazzati o codardi europei e di casa nostra. «La Cina sollecita gli Usa a non abusare della forza militare». Eleganza orientale per dire ‘basta cavolate’, annunciata dal ministro degli Esteri Wang Yi col collega iraniano Mohammad Javad Zarif. Wang, nel resoconto dei media cinesi, ha osservato anche che la forza «non è la soluzione nelle relazioni internazionali». Poi l’osservazione politica che tutti i Paesi di buon senso fanno ma che sono in pochi a rendere pubblica: «La mossa Usa ha violato ‘le norme di base dei rapporti internazionali e aggraverà le tensioni e le turbolenze regionali’».
Martedì i funerali in Iran
Dopo le esequie oggi a Baghdad, la salma del generale e degli altri iraniani uccisi faranno rientro in Iran, secondo alcuni media già questa sera. Certamente cerimonia funebre di Stato delle capitale, poi martedì i funerali di Soleimani nella sua città natale, Kerman, nel centro del Paese.
Allarme generale e silenzi complici
- Dopo le esequie oggi a Baghdad, la salma del generale e degli altri iraniani uccisi faranno rientro in Iran, secondo alcuni media già questa sera. Certamente cerimonia funebre di Stato delle capitale, poi martedì i funerali di Soleimani nella sua città natale, Kerman, nel centro del Paese.
- Allarme generalizzato tra silenzi complici
- Il ministero degli Esteri britannico ha sollecitato i cittadini del Regno Unito a non recarsi in Iraq ed evitare viaggi “non necessari” in Iran dopo il raid Usa nel quale è stato ucciso il generale iraniano Soleimani.
- La Nato sospende le sue missioni di addestramento in Iraq. Lo riferisce un portavoce dell’Alleanza.
- La coalizione anti-Isis in Iraq ridimensionerà la portata delle sue operazioni «per ragioni di sicurezza», spiegando che gli Stati Uniti «hanno rafforzato le misure di sicurezza nelle basi della coalizione in Iraq».
- Il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres durante una conversazione telefonica ieri sera sull’uccisione di Soleimani, «Potrebbe avere conseguenze incontrollabili».
Allarme soldati Usa, e noi?
Dopo il raid aereo in cui è stato ucciso il generale Soleimani, gli Stati Uniti hanno deciso di inviare altri 3.500 soldati in Medio Oriente. Lo hanno riferito tre funzionari della Difesa e un ufficiale militare a Nbc News. Le nuove truppe saranno dispiegate in Iraq, Kuwait e altre parti della regione. in risposta alle minacce giunte dopo la morte del generale.
In una nota, la Farnesina scopre che l’acqua calda brucia e afferma che «gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq sono molto preoccupanti». Mancano notizie su ordini impartiti alle nostra truppe presenti in teatri ormai diventati di guerra, salvo un allarme generale scontato.
Salvini con Trump, ‘Giuseppi’ tace
Salvini plaude all’azione di Donald Trump contro l’Iran ma in risposta riceve una frecciata dall’alleata di coalizione Giorgia Meloni che invita a lasciar perdere «il tifo da stadio» in situazioni così complesse. La presa di posizione di Matteo Salvini non è stata molto bene accolta dall’opinione pubblica e mediatica italiana. Lezioni di politica estera da Giorgia Meloni,
«Una escalation delle tensioni in Medio Oriente (con possibili ripercussioni anche in Libia) non è nell’interesse dell’Italia perché rischia di acuire il problema immigrazione, alimentare il terrorismo e danneggiare ulteriormente l’economia europea», si legge nel post Facebook di Meloni.
Nessun commento ufficiale da parte di Forza Italia, invece, che sembra preferire per ora la via del silenzio.
Molto più duro il commento dell’ex parlamentare pentastellato Alessandro Di Battista, considerato da molti il «successore designato» di Di Maio: «Quello a Baghdad è un raid vigliacco perché i droni sono vigliacchi. È un raid pericoloso perché il Medio Oriente è una polveriera. È un raid stupido perché ricompatterà l’opinione pubblica iraniana a sostegno del governo di Teheran».
04 Gennaio 2020