E chi sostiene l’idea di andare alla “foiba” di Basovizza e alla Risiera ad onorare le vittime di ambedue le parti lo fa con una cognizione di causa che spaventa.
Riporto in copertina lo screenshot tratto dalla pagina delle sardine triestine (da cui mi sono tolta, per cui non posso commentare, ma del resto sotto il post, critico ma del tutto equilibrato di Claudio Venza, che ha ricevuto questo commento, i commenti sono stati disabilitati, il che la dice lunga anche sul concetto di “democrazia” sardiniano). Non conosco la signora che ha commentato, né so quali sarebbero le fonti storiche da cui lei ha attinto le “informazioni” che diffonde (false, per la cronaca), ma le rispondo qui dato che non posso farlo sulla pagina in questione.
1) “vogliamo negare che nelle foibe sono finite persone innocenti?”
Ecco una questione posta male “a prescindere”: la signora ritiene giusto gettare persone “colpevoli” (di che?) nelle foibe, per cui bisogna commemorare gli innocenti? Ma chi decide chi sono gli innocenti e chi sono i colpevoli, e come si fa a distinguere gli innocenti dai colpevoli, e come valuta la signora le commemorazioni degli infoibati con tanto di saluti romani, camerata presente, a noi, viva Istria e Dalmazia italiane e labari e bandiere della RSI e della Decima Mas?
2) “donne seviziate e violate in ogni modo e gettate via come immondizia?” . Questa sì, in mancanza di prove documentali, è una cosa che neghiamo, signora commentatrice: ci porti le prove (e la sola storia di Norma Cossetto, che è frutto di una serie di esagerazioni e fatti inventati di sana pianta non è una prova, lo diciamo preventivamente).
3) “vogliamo dimenticare i 40 giorni dei titini a Trieste?”. no, non li vogliamo dimenticare. Sono stati i primi 40 giorni di libertà in cui la Trieste che aveva patito vent’anni di fascismo e nazionalismo spietati, nel corso dei quali era stato impedito ad una intera comunità nazionale di esprimersi, anche nei rapporti privati, nella propria lingua, ed inoltre tutti coloro, anche di lingua italiana, che non si adeguavano al regime venivano sottoposti a carcerazione, violenze di ogni tipo, confino, deportazione, anche condanne alla pena capitale. In quei 40 giorni le persone che avevano patito nei venticinque anni precedenti (dall’incendio del Narodni dom, per essere chiari) hanno potuto finalmente sentirsi libere ed hanno riottenuto la loro dignità di esseri umani. Ovviamente ciò non poté piacere ai fascisti, ma solo i fascisti ed i nazionalisti xenofobi non erano liberi nei “famigerati” 40 giorni: non erano liberi di proseguire la loro politica criminale.
Studiate, per piacere, prima di prendere in mano una tastiera e pontificare a sproposito, lo dico alle sardine ma non solo a loro. Sono anni che mi occupo di queste cose, a dimostrazione di quanto scrivo ho citato centinaia di documenti e testimonianze, eppure ancora oggi devo leggere assurdità assunte a “verità storica” da chi non ha studiato ma parla per sentito dire, e per avere smentito tutto questo sono anni che vengo tacciata di “negazionista”, “filotitina” (ed ometto gli insulti più squallidi che pure sono fioccati), di incompetente, di pseudostorica eccetera; si è mosso addirittura il governatore Fedriga a dichiarare che a gente come me dovrebbe essere impedito di parlare, e sorvolo sulle minacce fisiche (non ultima quella di “infoibarmi”, in una sorta di contrappasso dantesco), solo perché ho scritto il vero.
C’è qualcosa di nuovo nelle sardine? No, la solita zuppa del benaltrismo che mette fascismo e comunismo sullo stesso piano, in un appiattimento da cui poi il fascismo non può che venire rivalutato.