di Saverio Lodato
Di quel 6 gennaio di 40 anni fa non ricordo tutti i dettagli, ma i fatti principali sì.
E forse meritano di essere ricordati, visto che in quell’Epifania di piombo e sangue, il corpo agonizzante di Piersanti Mattarella – forse il primo di una lista di presidenti onesti e per bene della Regione siciliana (quasi autentica rarità, che tale è rimasta) – fece capire all’Italia intera che la mafia, o chi per lei, stava ormai spalancando una voragine spaventosa.
Voragine che negli anni a venire si sarebbe tirata nel suo precipizio altri caduti, pensiamo a Giuliano, Basile, Costa, Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Chinnici, Montana, Cassarà, lista infinita.
Di quel giorno ricordo che mi ritrovai a dare un passaggio, con la mia 500 di colore bianco, a Nicola Cattedra, Direttore del quotidiano L’Ora, che si era appena insediato a Palermo. Io, al giornale, ero invece considerato un “biondino”, espressione che allora si adoperava per definire, in assenza di un contratto d’assunzione, gli aspiranti giornalisti che venivano pagati un tanto al pezzo.
Ci incontrammo sotto la sede del giornale. Ma il giornale, essendo giorno festivo, era chiuso. Ci recammo subito in via Libertà, sul luogo dell’agguato. Ormai c’era poco da vedere.
E tutto quello che sino a qualche minuto prima c’era da fotografare, a futura memoria in quella Sicilia dell’orrore – Sergio Mattarella che stringeva fra le braccia l’agonizzante fratello Piersanti – era già stato scolpito per sempre dai negativi in bianco e nero di Letizia Battaglia e Franco Zecchin.
Ma lì, in mezzo a una folla che non se ne andava, quasi inchiodata di fronte a quelle pozze di sangue, osai fare al “mio” direttore, pur essendo un comunissimo “biondino”, una proposta apparentemente strampalata: “Direttore perché non fa un’Edizione straordinaria?”
Cattedra era un uomo buono, e un uomo colto che sapeva ascoltare. E soprattutto con un innato senso della notizia. Rimase un attimo perplesso: “Ma giornalisti e tipografi sono in vacanza… È il giorno della Befana… come si fa?”
Azzardai ancora: “Ma se lei li convoca per telefono come faranno a dirle di no?” E lui aggiunse: “Magari riusciamo anche a stamparlo… ma sono chiuse persino le edicole…”. Ormai si vedeva lontano un miglio che Nicola Cattedra (che ormai purtroppo non c’è più) quell’edizione straordinaria del giornale L’Ora la voleva fare, e l’avrebbe fatta a ogni costo.
Fui io a dire l’ultima parola: “Se Lei stampa il giornale, a venderlo ci penserò io”. Mi guardò stranito.
Ci rimettemmo in 500. Tornammo al giornale. Lui apri la Direzione, con il suo mazzo di chiavi. Si mise al telefono alla ricerca di giornalisti e tipografi. Alcuni accettarono, molti non se la sentirono.
Così, alla spicciolata, iniziarono ad arrivare piccoli manipoli di giornalisti e tipografi che però, da soli, furono sufficienti a far partire la macchina giornale. Si iniziò a sentire strimpellare i tasti delle vecchie Olivetti. Col trascorre dei minuti, si capiva che la straordinaria stava per venire alla luce.
Nicola Cattedra entrò in una stanzetta con telefono, dove mi ero andato a rifugiare e con un pizzico di tensione mi disse: “Adesso tocca a te venderlo…”
Passarono pochissimi minuti ed entrarono al giornale una mezza dozzina di signori. Non appartenevano al mondo del giornalismo. Per niente.
Erano tutti iscritti in una sezione palermitana del Pci dalla quale provenivano i militanti che facevano la scorta armata a Enrico Berlinguer, quando Berlinguer veniva a Palermo.
Essendo stato funzionario del Pci, prima di diventare “biondino” a L’Ora, li conoscevo e sapevo che in un giorno come quello avrebbero fatto la loro parte. Erano altri tempi. E gente d’altri tempi.
E vennero all’appuntamento persino con un preziosissimo megafono.
Ci piazzammo, ancora una volta con la mia 500, questa volta colma di pacchi di copie fresche di stampa, nella centralissima Piazza Massimo. A due passi dalla sede del giornale.
Il messaggio via megafono fu essenziale: “Hanno assassinato il Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella. L’Ora. Edizione straordinaria…” Perdetti quasi la voce, quella sera.
In poco più di mezz’ora vendemmo 5000 copie. Si radunò una folla grandissima. Venne decisa una seconda tiratura. Restammo in piazza sino alle 10 di sera. Non rimase una copia.
Il Direttore Nicola Cattedra mi strinse con un fortissimo abbraccio. A nostro modo, avevamo risposto a quel piombo che aveva insanguinato l’Epifania di 40 anni fa.
Nicola Cattedra si dimostrò un grande direttore. E io, semplice “biondino”, un ottimo giornalaio.
05 Gennaio 2020