Vari paesi, tra i quali Cuba, hanno condannato il bombardamento degli Stati Uniti di venerdì 3 nelle aree dell’aeroporto di Baghdad e l’uso di missili per assassinio collettivo; inoltre hanno fatto dichiarazioni incitando a ridurre le tensioni nella zona.
Il cancelliere cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, ha condannato energicamente il bombardamento degli Stati Uniti Estados Unidos di venerdì 3 nelle aree dell’aeroporto di Baghdad e per l’uso di missili per assassinio selettivo.
I capi della diplomazia della Russia, Serguéi Lavrov, e della Cina, Wang Yi, rispettivamente, hanno condannato gli attacchi degli USA contro l’Iraq e hanno fatto dichiarazioni incitando a ridurre le tensioni nella zona.
Con un comunicato pubblico il cancelliere Jorge Arreaza, del Venezuela, ha espresso la sua ferma condanna ed ha sostenuto che si tratta di un’azione che evidentemente accresce le tensioni nella regione, senza alcun rispetto del Diritto Internazionale».
Dopo questo fatto nella regione del Medio Oriente le tensioni si sono aggravate negli ultimi giorni.
Il presidente statunitense Donald Trump ha avvertito ieri, domenica 5, che il suo paese «ha appena finito di spendere due bilioni di dollari in belle armi che userebbe contro l’Iran senza avere dubbi».
Il Parlamento dell’Iraq ha approvato una risoluzione che obbliga il ritiro delle truppe straniere, includendo quelle degli Stati Uniti, dopo l’uccisione del generale iraniano, Qasem Soleimani. La risoluzione vincolante riferisce anche che s’include il divieto dell’uso di forze straniere nel territorio nazionale, di acque e spazio aereo della nazione araba per qualsiasi motivo.
Trump sfidante come d’abitudine ha scritto un tuit in cui sostiene: «Siamo i più grandi e i migliori del mondo».
«Permettete che questo serva come avviso che se l’Iran attacca un cittadino qualsiasi o un attivo statunitense, abbiamo stabilito come obiettivo 52 luoghi iraniani, alcuni d’alto livello e molto importanti per l’Iran e la sua cultura», ha scritto Trump in Twitter.
In questo contesto il Pentagono ha iniziato, sabato 4, il trasferimento di 3500 soldati al Medio Oriente. Le truppe saranno trasportate dalla base militare di Fort Bragg, in Carolina del Nord, al Kuwait, e sono una brigata di spiegamento rapido nota come “Forza di risposta immediata”.
L’Iran ha avvertito che «35 obiettivi statunitensi nella regione sono alla nostra portata».
In accordo con informazioni del sito digitale arabo Al Mayadeen, su questo proposito il segretario generale del movimento Hezbolá, Sayyed Hassan Nasrallah, ha avvertito, domenica 5, che «quando parla di risposta al crimine commesso dagli Stati Uniti, non si riferisce al popolo di questo paese, nè ai suoi professionisti, né ai giornalisti, né agli uomini d’affari, nè agli individui civili che non hanno nulla a che vedere ».
Hassan Nasrallah ha specificato che «tre anni dopo che Trump ha assunto la presidenza degli USA ci sono fallimenti, deficit e confusione e non c’è nulla da offrire al popolo statunitense a livello di politica estera, mentre si approssimano le elezioni. Ed ha concluso :«Negli USA è stato stabilito un primo obiettivo ed è eliminare il sistema politico in Iran.
Questo è stato dichiarato da John Bolton, ex assessore della Sicurezza Nazionale».
Inoltre ha ricordato che nella campagna elettorale, Trump diceva abitualmente che «il petrolio dell’Iraq era suo».
Diceva abitualmente che «non esiste uno stato iracheno e che gli Stati Uniti devono controllate i campi petroliferi inviando forze militari e poi estrarre e vendere il petrolio».
Gli avvenimenti danno ragione al fatto che il mandatario si è proposto di farla finita con il sistema politico iraniano per impadronirsi delle risorse di petrolio dell’Iraq e della Siria. ( GM –Granma Int).