Dopo l’uccisione per mano statunitense di Qasem Soleimani, il comandante della Forza Quds, un’unità speciale delle guardie della rivoluzione islamica, l’alto comandante del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica Gholamali Abuhamzeh ha affermato: “Circa 35 obiettivi statunitensi nella regione del Golfo e nello Stato d’Israele sono alla nostra portata”. In risposta, il presidente USA ha detto che se l’Iran attaccherà cittadini o beni statunitensi, gli Stati Uniti colpiranno rapidamente e violentemente 52 obiettivi iraniani. Il conflitto tra Stati Uniti e Iran è entrato nuovamente in un circolo vizioso, che suscita preoccupazione nella comunità internazionale: decisioni impulsive e miopi potrebbero far detonare in qualsiasi momento la “polveriera” mediorientale.
Dopo la morte di Soleimani, il governo iraniano ha annunciato in data 5 gennaio l’ingresso nella sua quinta fase di disimpegno dall’accordo sul nucleare. Tuttavia, come sottolineato dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, sebbene la parte iraniana sia stata costretta a disattendere in parte l’accordo sul nucleare a causa di fattori esterni, ha anche dimostrato moderazione ed espresso in modo inequivocabile la sua volontà politica di applicare integralmente e in modo efficace l’accordo globale, senza violare gli obblighi stabiliti dal “Trattato di non proliferazione nucleare”. L’accordo sul nucleare iraniano è il risultato di un duro lavoro, tutte le parti dovrebbero mantenere la calma e agire secondo razionalità, promuovendo la distensione della situazione in Medio Oriente e della questione del nucleare iraniano.
La comunità internazionale ha invitato gli Stati Uniti e l’Iran a esercitare moderazione. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha sottolineato attraverso il suo portavoce che “il mondo non può permettersi un’altra guerra nel Golfo”. I leader di Francia, Germania e Regno Unito hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, invitando tutte le parti a esercitare moderazione e a mantenere un atteggiamento responsabile per allentare la tensione.
La situazione in Medio Oriente è estremamente delicata e complicata. I metodi militari non risolvono i problemi e la “massima pressione” non porterà da nessuna parte. Tutte le parti coinvolte dovrebbero dare ampio spazio alla propria saggezza politica, salvaguardare congiuntamente gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite e le norme fondamentali delle relazioni internazionali, lavorare sodo per uscire dal circolo vizioso del conflitto e tornare quanto prima sulla strada che conduce verso la risoluzione delle questioni attraverso il dialogo, così da impedire che la regione mediorientale del Golfo sprofondi in una nuova crisi.
2020-01-06