Tra i tre primi e principali saggi del n.3, 1997, anno XX, di Fenomenologia & società, preceduto da “Giuseppe Dossetti e la Costituzione” di Guido Formigoni e seguito da “Il lavoro tra Costituzione, etica e mercato” di Ernesto Masciatelli, “LA DEMOCRAZIA POLITICA ECONOMICA E SOCIALE tra potere e ‘globalizzazione dell’economia”, di Salvatore d’Albergo, tratta quello che può dirsi il tema e l’aspetto principale e più decisivo del concetto di democrazia, messo in luce e definito dal moderno costituzionalismo democratico nella Costituzione italiana del 1948. Rivista della Comunità di ricerca di Milano e dell’istituto filosofico di Gallarate “Aloisianum”, dopo le Edizioni Piemme, in quell’anno e in quegli anni, fino al 2010, veniva pubblicata nelle edizioni e a cura della Rosenberg & Sellier.
Con Fenomenologia & società, non ancora diretta da padre Pirola, d’Albergo aveva iniziato a collaborare saltuariamente dalla metà degli anni 80, da quando visitando l’Aloisianum ( il suo primo commento fu: “sembra di essere alla scuola di Partito di Mosca”), avevo avuto modo di presentarlo a padre Pirola. Felice della rivalutazione di Marx da parte di Civiltà cattolica con cui collaborava, Pirola, all’ultimo organizzò iniziative su “Il ritorno di Marx”(seminario) e prima della sua morte,fece in tempo a dedicare gli ultimi due numeri della rivista, n.3 e n. 4, 2010, a Marx Renaissance, con gli interventi di cinque studiosi che hanno fatto il punto su Marx e il marxismo nei cinque Continenti e 5 su la crisi capitalistica e Marx. Ancora la sera prima di morire, nonostante fosse allo stremo, tenne una conferenza su “Ricci e la Cina”.
Stante che dalla seconda metà degli anni 70 frequentavo i seminari e le “lezioni universitarie” dell’Alosianum e la mia personale amicizia con padre Pirola, che datava da quando ci siamo conosciuti nel 1975 ( anno in cui da segretario del PCI avevo invitato Pirola ad essere uno dei relatori in un convegno dibattito su comunisti e cattolici, a cui per la prima volta il vescovado di Milano e il superiore gesuita avevano concesso ad un prete il permesso di partecipare ad una iniziativa del PCI), conosciuto d’Albergo nel 1978, gli segnalai l’immensa attività culturale dell’Aloisianum, dove, oltre tutto, il marxista Mario Spinella insegnava e ha insegnato per 9 anni marxismo ai gesuiti e agli studenti dei corsi. Istituto che, tra l’altro, nell’anniversario della morte di Marx aveva dedicato l’intero anno 1983 a Marx, sia nell’attività didattica che nella promozione di seminari di studio e di conferenze e dibattiti non solo interni ma pubblicamente in tutta la provincia di Varese e Milano.
Una dimensione e una qualità di iniziative che nemmeno lontanamente le federazioni del PCI di Milano e tantomeno di Varese (provincia in cui risiede l’Aloisianum di Gallarate) potevano vantare.
Un istituto, l’ Aloisianum, capace di muovere e far venire a Gallarate tutti i più importanti studiosi di ogni parte del mondo, di tutte le discipline e di ogni orientamento culturale (impossibile citarli tutti: a caso diciamo, Offe, Bovero, Benoist, Lunghini, Luhmann ,Bobbio,Habermas, Bodei, Huber, Salvatore Natoli, Foucault, Lombardini, Barost, Starosta, Henrich, Tomba, Basso, Masciatelli, Boudon, Zanini, Preve, Etienne Balibar, ecc.).
La collaborazione di d’Albergo con la rivista da saltuaria divenne permanente e continua, quando Pirola assunse la direzione di Fenomenologia e società e volle che entrassimo a far parte della redazione e del Comitato scientifico, portando la rivista filosofica per oltre un decennio, fino alla morte di Pirola nel 2010, ad una maggiore caratterizzazione “sociale”, meno “astratta”, volta ad analizzare teoricamente e a riflettere sulla realtà dei processi in atto anche in senso storico e diacronico, onde superare i limiti “congiunturali” della politologia e del sociologismo prevalenti, e le semplificazioni derivanti dall’appiattimento della filosofia sulla scienza (tramite la frammentazione delle scienze nella separazione tra quelle tecniche e quelle sociali). In una fase, accentuatasi sino all’oggi, in cui era già iniziata la pratica della proliferazione degli specialismi che accelera la frammentazione della realtà e nega la possibilità di cogliere il senso dell’insieme e del contesto nel quale si è immersi: una pratica promossa dagli intellettuali, perché garantiva loro la qualifica di esperti. Una fase in cui anche da sinistra e da intellettuali post-comunisti, si accedeva all’idea (originata dal leghismo) che occorresse” una nuova articolazione territoriali su basi federali del potere locale” (P. Barcellona), in sostituzione dell’articolazione della Repubblica delle autonomie, sancita dalla nostra Carta del 48.
Ovvero come dice d’Albergo, rilanciando il significato della democrazia politica/economica/sociale, si vorrebbe “una riforma in senso federale della forma di stato in senso contrario alla forma di stato unitario, per occultare dietro il presunto decentramento istituzionale (del federalismo), l’abbandono del modello di democrazia sociale imperniato sulla RETE DELLE ASSEMBLEE ELETTIVE COME BASE PER LA PROGRAMMAZIONE DEMOCRATICA DELL’ECONOMIA, in quanto con la rete di “capi dell’esecutivo” federati, si rafforzano in modo iperbolico i vertici dello stato centrale e i vertici centrali della Regioni, entrambi volti schiacciare le autonomie locali con un sistema gerarchico e di potere calante dall’alto, ad immagine e specchio dei vertici del potere d’impresa. A.R.
S.dAlbergo Democrazia politica-economica-sociale pdf