di Beatrice Bardelli
Quando l’ex direttrice generale dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), Margaret Chan, visitò Cuba nel 2014, restò impressionata dai risultati ottenuti nel paese dal sistema sanitario cubano che definì un “modello” da seguire a livello mondiale perché di altissima qualità in quanto connesso strettamente con la ricerca e l’innovazione. Ed è proprio la ricerca scientifica e l’innovazione, che a Cuba significa anche rivalutazione in chiave moderna e tecnologica dell’antica tradizione popolare dell’uso terapeutico delle piante medicinali, la chiave del successo che sta avendo a Cuba lo sviluppo della Medicina Verde. Una medicina naturale e tradizionale (MNT) che si basa sulla ricerca mirata dei principi attivi di quelle piante medicinali di cui l’isola è ricchissima (ce ne sono circa 7.000 di cui 2.000 utilizzate comunemente dalla popolazione), considerate strategiche per determinare il miglioramento dello stato di salute e quindi della qualità della vita della popolazione. Un obiettivo ambizioso, voluto e sostenuto dall’attuale governo di Miguel Díaz-Canel che, di fatto, porta avanti il progetto di sviluppo della medicina verde già dichiarato all’indomani della Rivoluzione dal Comandante Fidel Castro che, negli anni Sessanta, creò il primo Centro di ricerca e sviluppo dei fitoterapici dove si studiarono circa cento piante dal punto di vista biologico e chimico ma non dal punto di vista clinico. In seguito, all’inizio degli anni Novanta, con la fine degli aiuti inviati dall’ex Unione Sovietica e la morsa sempre più feroce del bloqueo statunitense, fu il Generale dell’Esercito, Raùl Castro Ruz, a sostenere e continuare quell’iniziale progetto pronunciando due frasi storiche diventate ormai un must a Cuba: “La medicina verde arrivò per fermarsi” e “ La medicina verde non è una necessità della povertà ma una opzione della ricchezza”. Di quest’ultima frase fu testimone diretto il dottor Rodolfo Arencibia Figueroa, presidente del Gruppo Tecnico Nazionale delle Piante Medicinali dell’ ACTAF (Associazione Cubana Tecnici Agricoli e Forestali) e direttore del Progetto multisettoriale denominato ECTI-Sierra Maestra (Entidad Cientifica Tecnologica y Investigaciones) che si occupa da oltre trent’anni della ricerca e sviluppo della medicina verde a Cuba, un settore della medicina dichiarato obiettivo strategico dalla stessa OMS nel suo programma 2014-2023. Il dottor Arencibia, che ha fatto sua la famosa frase di Raùl Castro affermando che la “Medicina naturale e tradizionale non è una alternativa ma la soluzione” per vincere la battaglia ed imporsi di fronte ai farmaci processati chimicamente, e che è anche collaboratore scientifico a Cuba del Gruppo ABOCA (Arezzo, Italia) e dell’austriaco CONA Solar, si trova in questi giorni a Pisa, ospite dell’Associazione di Amicizia Italia-Cuba con cui collabora da anni proprio sul tema della ricerca scientifica delle piante medicinali. Arencibia, che può, a buon diritto, essere considerato un vero e proprio ambasciatore del settore, resterà in Italia fino ai primi di marzo, per incontrare rappresentanze di varie Università italiane interessate alla ricerca scientifica sulle piante medicinali ed i vari circoli di Italia-Cuba che vorranno organizzare incontri sul tema dello sviluppo della Medicina verde a Cuba e per conoscere il progetto che il dottor Arencibia presenterà a Calci (Pisa) l’11 gennaio.
Incontro a Calci, sabato 11 gennaio. Sabato prossimo, a partire dalle 19.30, il dottor Arencibia sarà presente al Circolo Arci “La Pieve” di via Roma a Calci (per info e prenotazioni cena tel. 331-1327944 o 333-8634279) per illustrare il progetto ECTI e riferire dei risultati delle ricerche finora condotte su alcune piante medicinali. L’incontro sarà condotto dal dottor Maurizio Gioli, agronomo, esperto del settore, membro del direttivo del Circolo di Italia-Cuba di Pisa, che a Cuba ha visitato alcune aziende di permacultura, ha contattato alcune associazioni che si occupano di Etnobotanica ed ha partecipato, nel settembre 2019, al XVIII Congresso internazionale della SILAE (Società Italo-Latinoamericana di Etnomedicina), l’organismo creato 29 anni fa tra due paesi, l’Italia e l’Ecuador, ed oggi presente in oltre 100 nazioni con più di 6.000 membri nei cinque continenti. E’ stato proprio il rapporto di collaborazione nato anni fa con il Circolo “Camilo Cienfuegos” di Pisa che ha favorito l’interesse dell’Università di Pisa per il lavoro scientifico del dottor Arencibia e che ha portato, nel 2016, alla firma di un Patto di collaborazione internazionale tra l’associazione Italia-Cuba di Pisa, rappresentata dal dottor Maurizio Gioli, agronomo, ed il Gruppo tecnico di piante medicinali dell’ACTAF, rappresentato dal dottor Rodolfo Arencibia, finalizzato ad elaborare progetti di cooperazione di interesse comune, anche con l’intervento di parti terze, approfondire il tema in relazione all’attuale realtà sanitaria cubana e con lo scopo di scambiarsi conoscenze scientifiche, tecniche e culturali. “E’ stato proprio questo rapporto di collaborazione che ha spinto il nostro Circolo – ha spiegato il presidente del circolo pisano, Roberto Nannetti – a raccogliere fondi per donare al Laboratorio provincilale di Pinar Del Rio, in occasione del Convegno “Plantas medicinales 2016” un piccolo estrattore di principi attivi delle piante medicinali funzionante ad ultrasuoni (UAE, Estrazione Assistita con Ultrasuoni) e non ad alcool che ci ha fornito la ditta Globus di Sergio Diana di Pordenone, una delle sole due ditte europee che produce questi apparecchi ma di piccole e medie dimensioni”.
Il progetto del Gruppo Tecnico Piante Medicinali di ACTAF. Come ci ha spiegato il dottor Arencibia che abbiamo incontrato a Pisa, il progetto di cooperazione che verrà presentato a Calci e che, a mio modesto parere, meriterebbe il sostegno non di un solo Circolo di Italia-Cuba ma di tutta l’organizzazione, a livello nazionale, per la sua importanza politico e sociale, consiste nella volontà-necessità di Cuba di sviluppare il settore della “Medicina Verde” per sostituire in parte i farmaci allopatici con prodotti fitoterapici e naturali. E questo per una serie di motivi. Innanzitutto, Cuba, per la sua ricchezza della flora sia terrestre che marina e per la grande tradizione dell’uso delle erbe medicinali, si presta allo sviluppo di questo settore che è veramente strategico per assicurare il più possibile l’indipendenza dalle multinazionali del farmaco ed assicurare una assistenza sanitaria economica ed efficace. Inoltre, in questo momento storico nel quale il bloqueo sta provocando una stretta fortissima sulla fornitura dei prodotti medicinali, lo sviluppo della fitoterapia assume una importanza sempre più rilevante, dimostrata anche dal fatto che ogni giorno arrivano dalle farmacie cubane richieste sempre più pressanti di prodotti della medicina naturale anche dietro prescrizioni mediche. Il progetto, ci ha spiegato il dottor Arencibia, parte dalla considerazione che oggi si è resa sempre più necessaria una integrazione tra i saperi della medicina tradizionale, che da sempre ha utilizzato le piante medicinali, con la medicina scientifica, attraverso la ricerca etnobotanica, lo studio dei principi attivi, le prove cliniche per la dimostrazione ed il riconoscimento delle proprietà terapeutiche delle piante. Lo scopo, duplice, è quello di disporre di sufficienti risorse naturali utili al trattamento delle principali malattie che colpiscono comunemente la popolazione e sviluppare una moderna tecnologia di lavorazione e trasformazione delle piante medicinali a Cuba al fine di ottenere prodotti naturali di alta qualità. Collaborazioni con l’Italia. “Oggi, con la collaborazione delle Università di Pisa, Salerno, Roma e con il gruppo Aboca – ha spiegato Arencibia – abbiamo studiato 20-30 piante dal punto di vista clinico che porteranno beneficio a chi soffre di problemi di salute di tipo, ad esempio, respiratorio, urinario, o di benessere, come i disturbi da menopausa. E’ molto interessante sottolineare che di tutte le specie di piante medicinali studiate a Cuba, l’85-90% si trovano in Italia per cui è molto facile per noi collaborare con i centri di ricerca del vostro paese. Attualmente, a Cuba, stiamo procedendo a fare test clinici sulla canna da zucchero per poter abbassare il colesterolo”. Il progetto del dottor Arencibia comprende ed analizza tutte le fasi necessarie allo sviluppo completo dei prodotti naturali che vanno dalla parte relativa all’agricoltura (con indicazioni sulla rotazione della terra, l’utilizzo di prodotti bionaturali, la raccolta e la conservazione del prodotto) alla parte industriale e tecnologica, dalla conoscenza scientifica alla postraccolta. “Abbiamo istituzionalizzato il progetto su base provinciale in accordo con i Ministeri dell’Agricoltura, Sanità, Scienza Tecnologia Ambiente, Interno, Forze Armate e BioCubaFarma (acronimo di Gruppo delle Industrie Biotecnologiche e Farmaceutiche creato nel 2012, che comprende oltre 30 imprese ed oltre 60 stabilimenti produttivi n.d.r.) – ha continuato Arencibia – . Vi sono coinvolte 17 fincas (aziende) provinciali, una per provincia dove vi lavorano circa 30 persone, e 164 fincas municipali dove in ognuna lavorano dalle due alle cinque persone”.
Lavoro, lavoro, lavoro. A donne e uomini. “Il primo scopo del progetto è quello di dare lavoro in agricoltura e mantenere manodopera nelle zone di montagna e nelle campagne che si stanno spopolando. Un problema serio che ebbe la Rivoluzione che dette a tutti la possibilità di studiare fu il conseguente spopolamento delle zone agricole di montagna a cui cercò di porre rimedio Raùl Castro con il Plan turquino manatì, il programma di sviluppo sostenibile delle zone di montagna del 1987. E’ molto significativo – ha continuato Arencibia – che siano state le donne ad accogliere favorevolmente il progetto tanto che il 70% dei lavoratori sono donne e ben 12 fincas provinciali sulle 17 totali sono dirette da donne”. Sempre con l’obiettivo finale di migliorare lo stato di benessere e di salute della popolazione cubana e nel rispetto assoluto dell’ ambiente, con la produzione di prodotti naturali di altissima qualità, la scelta di una organizzazione su base provinciale (Cuba è suddivisa in 17 Province, n.d.r.) permette di avere dei centri di raccolta, lavorazione e trasformazione delle piante vicini alle coltivazioni evitando lunghi trasporti che da una parte possono danneggiare la qualità del prodotto e dall’altra creerebbero numerose difficoltà visto il precario e costoso stato dei trasporti a Cuba.
Obiettivi di grande respiro: sociali, scientifici, economici. Innanzitutto, una maggiore remunerazione per i coltivatori di piante officinali, già in atto, come incentivo a non abbandonare i campi. “Se prima un agricoltore guadagnava tra i 200 ed i 300 pesos cubani, un po’ meno della media nazionale che va dai 300 ai 400 pesos cubani, oggi guadagnano dai 1.500 ai 3.000 pesos cubani al mese con possibilità di arrivare a guadagnare anche 6.000 p.c. perché nell’agricoltura i lavoratori sono vincolati al lavoro (più lavorano, più guadagnano, n.d.r.). In secondo luogo, lo sviluppo dell’industria farmaceutica verde. In terzo luogo, lo sviluppo della ricerca scientifica (esistono già oltre 30 centri di ricerca di settore). In quarto luogo, l’accessibilità per i cubani di comprare i prodotti fitoterapici a prezzi sovvenzionati dallo Stato così come accade per i farmaci. In quinto luogo, il rafforzamento dei rapporti di cooperazione sud-sud del mondo. In sesto luogo, la diversificazione e l’aumento delle entrate in valuta tramite la commercializzazione di detti prodotti naturali. Una organizzazione efficace ed efficiente. “Gli altri obbiettivi specifici sono lo studio delle potenzialità dell’uso delle piante medicinali provenienti dalla flora cubana – ha spiegato ancora il dottor Arencibia – , il rafforzamento della formazione delle risorse umane impiegate nel settore e l’implementazione di nuovi processi tecnologici nei centri di produzione che possano conservare la potenzialità curativa dei principi attivi in essa contenuti, la formazione o il rafforzamento, laddove già esistono, di Laboratori Provinciali di trasformazione delle piante medicinali collegati ad aziende biologiche di produzione delle stesse. In questo modo – ha concluso Arencibia – ogni Provincia di Cuba può sviluppare una rete di aziende agricole che coltivano le piante medicinali dietro richiesta dei Laboratori Provinciali che conoscono le necessità e le criticità sanitarie delle varie zone dell’isola essendo in contatto diretto con il Ministero della Salute”. Il Grupo Técnico Plantas Medicinales di ACTAF ha individuato due principali metodi di trasformazione ed estrazione dei principi attivi dalle piante medicinali che sono la essiccazione e l’estrazione dei principi attivi attraverso una apparecchiatura che utilizza gli ultrasuoni (Estrazione Assistita con Ultrasuoni-UAE) da inserire in ogni Laboratorio Provinciale. Questa tecnologia potrà essere fornita dalla ditta Globus di Sergio Diana (Pordenone) che da anni ha già contatti con il dottor Arencibia e dalla quale il Circolo di Italia Cuba di Pisa acquistò nel 2016 un apparecchio UAE di piccole dimensioni destinato al Laboratorio Provinciale di Pinar del Rio in occasione del Convegno “Plantas Medicinales 2016”.
Estrattori ad ultrasuoni: una tecnologia d’avanguardia. Ad oggi, 11 province sulle 17 presenti a Cuba sono dotate di essiccatori acquistati in parte dallo Stato (Ministero dell’Agricoltura) in parte tramite progetti internazionali a costi altissimi, sui 60-70.000 euro ciascuno. Accanto a questi esistono pochi estrattori che mescolano acqua ed alcool e che impiegano dai 7 ai 21 giorni per fornire 5 litri di estratti. Invece, l’utilizzo a Pinar del Rio del piccolo estrattore ad ultrasuoni che usa solo acqua ha permesso di ottenere 5 litri di estratto in una sola ora. “La UAE è una tecnica di estrazione molto interessante perché è semplice, di facile uso, rapida ma che permette di ottenere prodotti di alta qualità – ha commentato Arencibia – . Altra caratteristica importante è che utilizza come liquido di estrazione l’ acqua che permette di ottenere un prodotto economico e che può essere assunto da tutti, anche dai bambini, in quanto esente da alcool che invece è il mezzo di estrazione delle più comuni tecnologie erboristiche. Per noi l’ideale sarebbe avere un minimo di almeno 6 estrattori di questo tipo da 20 litri che costano più o meno 10.000 euro ciascuno, una cifra che oggi non ci possiamo permettere”.
Un atto di solidarietà? Chissà se, a livello nazionale, l’ Associazione di Amicizia Italia-Cuba vorrà inserirsi attivamente per la riuscita del progetto contribuendo all’ acquisto delle apparecchiature ad ultrasuono come richiesto dai partner cubani anche coinvolgendo quei soggetti che, storicamente, potrebbero essere interessati ma anche altri che potrebbero aggiungersi a questi come il Cospe, l’Arci, la Chiesa Valdese, varie Facoltà di Medicina, di Chimica farmaceutica, cooperative agricole solidali, alcuni Gruppi di Acquisto solidali, i giovani del Fridays For Future, Cooperative che lavorano i terreni sottratti alla mafia ed anche (perché no?) gruppi parlamentari italiani ed europei. Per aiutare Cuba, “el jardìn de las plantas medicinales” non ci vuole molta intelligenza. Ma tanta, tanta passione ed amore per un popolo coraggioso e meraviglioso che sa rispondere alle sofferenze economiche imposte dal bloqueo statunitense con la creatività, la cultura, la scienza, la solidarietà e la lungimiranza.