Il 18 gennaio saranno ricevuti con tutti gli onori da un assessore. Gli uomini di Junio Valerio Borghese, primo esempio in Italia di collaborazionismo con i nazisti. La protesta dell’Anpi
Natalia Marino
Può una città del nostro tempo, decorata con Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, riconoscersi nel fascismo? Può sostenere gli orrori di una dittatura che seminò e rivendicò morte con stragi di partigiani e di civili, deportazioni, discriminazioni e vessazioni delle minoranze?
Uno striscione apparso due notti fa sotto il ponte del cavalcavia nell’area del cimitero del capoluogo isontino recitava “Gorizia grida: mai più antifascismo”, come dire mai più democrazia, libertà, giustizia.
Un manifesto vigliaccamente non firmato, ma neppure prontamente fatto rimuovere dall’Amministrazione, che getta un’ulteriore ombra, cupissima, su chi ha la responsabilità del governo locale.
Già, perché come in passato anche quest’anno reduci della Decima Flottiglia Mas-Rsi e simpatizzanti arriveranno a Gorizia sabato 18 per essere ricevuti con tutti gli onori in Municipio, “da un assessore designato dal Comune” fa sapere la Prefettura. Una fascia tricolore dunque omaggerà la formazione di Junio Valerio Borghese che, ricordiamo, subito dopo l’8 settembre ’43 combatté al fianco dei tedeschi. Uno dei primi reparti militari italiani collaborazionisti dei nazisti.
Il Consiglio comunale, invece, appena una manciata di settimane fa, nella notte del 9 dicembre scorso, ha detto No alla cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah. La maggioranza di centrodestra ha preferito seguire l’invito del sindaco Rodolfo Ziberna (Forza Italia) e rifiutarle l’ingresso nel pantheon delle personalità illustri “perché l’opposizione, trasformando la Segre in un’icona dell’Olocausto, strumentalizza la storia”.
A poco è servito lo scatto di dignità di cinque consiglieri di maggioranza, tra cui tre leghisti, che non hanno seguito le indicazioni del primo inquilino comunale: per statuto una cittadinanza, a Gorizia, viene assegnata con i due terzi dei voti.
Al contrario non sembra ci siano pretese di rigore storico per la commemorazione che il 18 gennaio terranno i nostalgici della Decima, basata per di più su un falso: una vittoria mai ottenuta. “Dal dopoguerra ad oggi – scriveva su Patria la presidente dell’Anpi cittadina, Anna Di Gianantonio – si continua a raccontare la favola che negli scontri della Selva di Trnova, ora slovena, i militi della Decima fermarono le truppe jugoslave e difesero l’italianità di Gorizia”. Non andò così, vennero sconfitti dalle truppe partigiane e furono costretti a ritirarsi, “non ci fu alcuna invasione slava e l’esercito di Tito entrò in città mesi dopo, il 2 maggio del 1945”.
Ed è sempre la storia a testimoniare un fascismo particolarmente violento nei confronti dei cosiddetti “alloglotti”, sloveni e croati, tanto da meritarsi la definizione specifica di “fascismo di frontiera”. Chiuse le loro scuole, le loro associazioni e i loro giornali, italianizzò cognomi e toponimi, li rapinò di beni ed edifici. “La guerra, l’occupazione e l’annessione di parte del regno di Jugoslavia fu segnata da una violenza senza limite – rammentano i partigiani di Gorizia – . Migliaia di civili furono deportati e i villaggi sloveni e croati distrutti, Lubiana fu circondata da filo spinato e divisa in settori per impedire le fughe e rendere più facili i rastrellamenti”.
Nonostante ciò, il raduno della X Mas verrà protetto, garantito e blindato. Malgrado quanto già avvenuto in passato: durante l’edizione 2018 della cerimonia venne cantato l’inno della Decima e si alzarono i saluti romani, fatti denunciati dell’Anpi nazionale sui quali dovrà pronunciarsi la magistratura.
“L’atrio della Casa comunale di Gorizia sarà riservato esclusivamente ai componenti dell’associazione Decima Flottiglia Mas e di altre associazioni combattentistiche che usualmente partecipano alla commemorazione”, fa sapere la prefettura. Potranno entrare membri dell’Amministrazione comunale e personale in servizio, precisano dal Palazzo di piazza della Vittoria. A filtrare l’ingresso sarà la polizia locale. Dovranno restare fuori pertanto, a ben leggere, anche i rappresentanti dei cittadini eletti nel parlamento locale, e qualsiasi rappresentante della società civile democratica. E CasaPound, che lo scorso anno scortò i reduci neri, avrà facoltà di partecipare?
Ma la voce dei partigiani si leverà: l’Anpi ha indetto una manifestazione di protesta a cui parteciperanno sindacati e partiti democratici. Una mobilitazione unitaria e corale per affermare lo spirito e i valori della Carta fondamentale della Repubblica italiana: «Il sindaco ha giurato sulla Costituzione antifascista – dichiara Ennio Pironi, presidente del Comitato provinciale Anpi di Gorizia –. E il massimo rispetto che abbiamo nei confronti delle istituzioni non ci permette di accettare che in una sede quale il Comune vengano accolti esponenti della Decima Mas, per ciò che hanno rappresentato e stanno rappresentando tuttora. E ogni qual volta dovremo affermare diritti e doveri sanciti nel dettato costituzionale ci saremo».
L’appuntamento è per sabato 18 gennaio alle ore 9.30 al Parco della Rimembranza. Un corteo sfilerà fino a Piazza della Vittoria, attraversando il centro cittadino. Poi sarà la volta degli interventi: parleranno il coordinatore regionale Anpi, Dino Spanghero, la presidente dell’Anpi di Gorizia, Anna Di Gianantonio, e Patrik Zulian del Comitato Nazionale dell’Associazione dei Partigiani d’Italia.
Giovane antifascista goriziano, trentasei anni, Zulian si sofferma sui valori universali sanciti nella Costituzione italiana: «Nell’ultimo decennio parte della politica nostrana e interpreta a suo comodo i sommi valori di libertà di espressione. E anche la magistratura mostra spesso maglie larghe nell’interpretare la legge». Così al sindaco di Gorizia che ha dichiarato non poter chiedere la tessera di partito a chi entra nella Casa comunale, Zulian replica: «Verissimo, ma in questo caso si tratta di ricevere labari fascisti e l’unico limite imposto dalla Costituzione e dalle leggi del nostro Paese è appunto il fascismo». Inoltre ricevere quei reduci è ragione di preoccupazione per i rapporti con l’estero: «La Comunità di una città di confine – spiega l’esponente del Comitato Nazionale Anpi – non può permettersi di creare attriti con altri Paesi. Domenica 19 gennaio, il giorno dopo la cerimonia nel capoluogo isontino, in Slovenia le associazioni combattentistiche celebreranno la commemorazione di quella stessa battaglia e l’Anpi parteciperà per continuare a sostenere i valori universali di convivenza pacifica. È scellerato calcare sulla nazionalità – conclude Patrik Zulian –. E se a volte non condividiamo i pur legittimi percorsi e punti di vista delle associazioni oltre confine, siamo uniti dai valori dell’antifascismo e della Resistenza italiana ed europea, garanzia per continuare a vivere in un mondo abitato da democrazia, libertà e pace».
16 Gennaio 2020