di MOWA
“Un uomo non diventa ricco senza truffare; un cavallo non diventa grasso senza rubare il fieno agli altri.” [ proverbio cinese ]
Nei primi mesi del 1994, poco prima delle elezioni politiche, a Lamezia Terme (Calabria), si tenne una riunione tra Cosa nostra e la ‘ndrangheta dove veniva preso in considerazione un vecchio progetto (del 1979-1980, portato avanti da professionisti, rappresentanti delle istituzioni, politici e ‘ndranghetisti legati alla massoneria della P2 di Licio Gelli) di separazione dell’Italia ma, temporaneamente, accantonato perché entrò in politica (l’allora apprendista piduista, tessera 1816) Silvio Berlusconi. Racconta di quell’incontro a Lamezia Terme un collaboratore di giustizia, Tullio Cannella:
“La stessa si tenne in un luogo che adesso non ricordo esattamente, forse era una grande sala di un albergo o un centro congressi, non so essere più preciso. Alla stessa riunione parteciparono un po’ tutti gli esponenti delle leghe autonomiste. Ricordo ad esempio rappresentanti di Basilicata Libera, Calabria Libera, della Lega Nord e di altri movimenti analoghi. Della Lega Nord era presente un certo Marchioni che all’epoca si presentò come un componente della segreteria della Lega. All’esito della riunione si decise che bisognava costituire a sud una confederazione di tutte queste leghe meridionali, il cui nome non ricordo, mi si chiede se fosse Lega Mediterranea e io ricordo che era questo nome. Faccio presente anche che a Lamezia Terme erano presenti pure esponenti di Sicilia Libera catanesi. In particolare per Sicilia Libera catanese era presente tale dottor Platania (medico vicino a Cosa Nostra catanese, nda) che come ho già riferito in altri interrogatori era vicino a Cosa Nostra catanese. In particolare Leoluca Bagarella, prima della riunione di Lamezia Terme, si mise in contatto con un emissario catanese di Sicilia Libera, di cui non ricordo il nome. Costui mi disse che a Catania il punto di riferimento del movimento era un certo dottor Platania, persona vicina ad un mafioso di nome Ferlito.” [pagg. 176-177 GOTHA – il legame indicibile tra ‘ndrangheta, massoneria e servizi deviati, di Claudio Cordova, ed. PaperFIRST ]
Parole pesanti che, però, stante le indagini e le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia aprono uno scenario “nuovo” su come sia stato progettato il clima di paura e disorientamento della popolazione italiana che sta andando, in queste ore, a votare in alcune regioni.
Notizie che dovrebbero far riflettere gli elettori visto che si sovrappongono a condanne giudiziarie di alcuni esponenti politici che non desistono dal conservare la propria posizione pubblica nonostante sia emerso che l’ex ministro e “fondatore di Forza Italia avrebbe favorito Amedeo Matacena in quanto suo compagno di partito che però è un politico già condannato definitivamente per concorso esterno con la ‘ndrangheta (nel processo “Olimpia”) e considerato espressione della cosca Rosmini.”
Si potrebbe dire che invece di dare risposte alla giusta richiesta dei cittadini di uscire dalla morsa della corruzione e della criminalità, vi è una controllata induzione degli italiani (ma dovremmo dire europea vista l’internazionalità del fenomeno masso-criminoso) verso il desiderio di un uomo forte (utilizzando anche, il linguaggio che viene modificato, come ad es., da segretario a leader-capo e/o con partiti trasformati da collettivi con anima sociale in liquidi e individuali) tanto da perdere la visione civile d’insieme ed inserirsi nelle cronache quotidiane di episodi sempre più cruenti e riconducibili ad una ammaestrata destra che dimostra la spregevole intolleranza razziale.
Razzisti che, in alcune parti del Continente, vengono individuati e, giustamente, perseguiti per la loro efferata disumana spietatezza, mentre, invece, l’Italia, purtroppo, non è ancora in grado di individuarli e rilevarne la crudeltà e inciviltà, probabilmente, per la loro capacità di penetrazione e mimetizzazione nei partiti.
Tutto ciò è rimasto in uno strano limbo nonostante vi siano state le stragi di Piazza Fontana a Milano, di Piazza della Loggia a Brescia, la Stazione ferroviaria di Bologna, ecc., sino ad arrivare alla scoperta (grazie a Magistrati, Forze dell’Ordine, giornalisti… democratici) di come le alleanze tra le varie criminalità organizzate (Cosa Nostra, ‘Ndrangheta…, reazionari, imprenditori, politici, funzionari dello Stato…) si fondino in un’unico intento progettuale di soffocamento degli oppressi una volta raggiunti ambiti istituzionali; rilevanti sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza rispetto le dinamiche che legano Cosa Nostra alla ‘Ndrangheta con il coinvolgimento e il patrocinio della massoneria anche sulla scia di sangue che cambiò le sorti dagli anni ’90 in poi in Italia:
“Dopo che individuammo lo stadio olimpico quale luogo per fare la strage, vi fu l’incontro nel Donay bar in via Veneto a Roma tra me e Giuseppe Graviano. Da lì ci muovemmo per andare in un villino a Torvaianica dove c’era il gruppo di fuoco. Nel corso di quest’incontro Graviano Giuseppe mi disse che avevamo ottenuto quello che volevamo, riferendosi all’accordo con dei nuovi referenti politici da individuarsi in Dell’Utri e Berlusconi, ma che bisognava dare comunque il colpo di grazia allo Stato. Io cercai di convincere Graviano, visto che avevamo ottenuto quello che volevamo, di lasciar perdere con l’attentato ai Carabinieri e di procedere invece all’eliminazione di Totuccio Contorno che casualmente io e Cosimo Lo Nigro avevamo individuato in Roma località Formello riuscendo anche a capire quale era la sua abitazione. Feci leva sul fatto che il Contorno era un nemico mortale sia mio che di Giuseppe Graviano in quanto ritenuto responsabile sia della morte di mio fratello che della morte del padre di Graviano Giuseppe. Giuseppe Graviano fu irremovibile. Mi obiettò in primo luogo che per ammazzare Contorno non si sarebbe potuto utilizzare l’esplosivo che avevamo preparato per i Carabinieri in quanto del tutto analogo a quello usato nei precedenti attentati sul continente sicché si sarebbero immediatamente individuati nei nemici di Contorno gli autori delle stragi sul continente, poi mi disse, in secondo luogo, che bisognava agire per dare il colpo di grazia allo Stato e che i calabresi già si erano mossi. Non mi specificò che genere di attività contro lo Stato avessero fatto i calabresi. Lo compresi giorni dopo non ricordo come nell’attentato in cui erano morti due carabinieri in Calabria. Preciso che l’incontro con Graviano Giuseppe di cui ho detto sopra si è svolto con certezza nella settimana precedente il giorno 22 gennaio del 1994. ciò è certo in quanto il giorno dell’attentato programmato all’olimpico era proprio il 22 gennaio, data che è stata anche individuata sulla base della circostanza che la targa da collocare sull’auto bomba venne rubata, come di consueto, il giorno prima del programmato attentato e il giorno in cui venne rubata la targa è stato individuato proprio nel giorno 21 gennaio 1994…” [pagg. 198-199 GOTHA – il legame indicibile tra ‘ndrangheta, massoneria e servizi deviati, di Claudio Cordova, ed. PaperFIRST ]
Detto ciò, quando ci si trova a dover scegliere per un male che sia il meno peggio (anche attraverso le urne) bisogna essere consapevoli di dove si voglia andare a parare e, soprattutto, dove e quali siano i reali obiettivi che vengono enfatizzati ma che non vengono dichiarati come ben spiegato in un’ottimo documentario sulla Seconda Guerra Mondiale che svela quale fosse in realtà la vera causa dell’occupazione dei territori altrui che causò milioni di morti: il petrolio.