La revoca del regime di 41 bis a cui era sottoposto Aldo Ercolano, capofamiglia riconosciuto della mafia catanese, appare incomprensibile a quanti in questi anni si sono battuti e ancora si battono per sconfiggere il sistema di potere affaristico-mafioso che ogni giorno mina in profondità il tessuto economico, sociale, civile e democratico del nostro Paese.
Il provvedimento, del quale è stata data notizia durante un’audizione della Commissione Antimafia avvenuta nelle sale della prefettura di Catania, è intervenuto a carico di un soggetto condannato in via definitiva all’ergastolo come mandante ed esecutore dell’omicidio dell’intellettuale e giornalista Pippo Fava, assassinato a Catania il 5 gennaio 1984. Un provvedimento che è stato emesso proprio nei giorni in cui le autorità inquirenti catanesi ribadivano il ruolo centrale del clan Santapaola-Ercolano nella gestione dei vecchi e dei nuovi “affari”.
Secondo quanto emerge dalle ultime indagini svolte dai Ros dei Carabinieri di Catania e dagli atti giudiziari emessi in seguito, infatti, lo stesso Ercolano ricoprirebbe ancora un ruolo apicale nell’organigramma mafioso catanese. Un ruolo così decisivo da destare preoccupazione in tutti gli ambienti della giustizia e dell’antimafia stessa, soprattutto se la revoca del carcere duro venisse confermata.
Come ha avuto modo di dire Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia Sicilia e figlio di Pippo Fava, questo provvedimento mette in risalto lo “stridente contrasto tra l’intatta autorevolezza e la pericolosità criminale che viene tutt’oggi riconosciuta all’Ercolano, e la revoca del 41 bis che lo ha restituito al circuito detentivo normale”. Si tratta, insomma, di un provvedimento “incongruo, preoccupante e non comprensibile”.
Va ricordato che già in passato per Ercolano era stata disposta la revoca del 41 bis, che fu poi annullata grazie all’intervento del ministro dell’epoca, Orlando.
Ecco perché con questa petizione la Fondazione Giuseppe Fava (www.fondazionefava.it) chiede al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di intervenire per disporre l’annullamento di un provvedimento che, oltre a rappresentare una ferita alla memoria di Pippo Fava, proprio quando ricorre il 36esimo anniversario del suo omicidio, rischia di restituire ad Aldo Ercolano, reinserito nel circuito carcerario normale, l’intatta capacità di comandare sull’organizzazione mafiosa.
Fondazione Giuseppe Fava