Riceviamo e pubblichiamo.
Lo staff di iskrae
Avvocati carcerati, avvocati picchiati dalla polizia. Uno, ma uno solo, liberato. di Ezio Menzione* Vigilia di Natale, pioggia e freddo in una Istanbul cupa, che nemmeno le luci natalizie riescono a rallegrare. Del resto sono luci che non si riferiscono alla festa, qui sconosciuta, ma solo alla smania commerciale. Infatti le udienze si susseguono sia oggi che nei prossimi giorni, Natale compreso. Il giovane collega Naim Eminoglu è stato incarcerato più di due anni fa, all’epoca aveva 26 anni e faceva ancora pratica in uno studio legale di Ankara. L’accusa: partecipazione ad organizzazione terroristica, che poi sarebbe la sua associazione professionale, il CHD, associazione degli avvocati democratici, che vengono palleggiati da un processo all’altro, da una detenzione a quella successiva. Ora, dopo 27 mesi di prigione, viene portato a giudizio. In realtà è l’undicesima udienza, ma a tutte le precedenti era stato relegato in videoconferenza e quindi non aveva inteso rilasciare dichiarazioni con quel mezzo (in linea con la protesta di tutti i colleghi detenuti). L’accusa si basa su due fatti: un supposto viaggio in Corea del Nord, che per Ankara sarebbe una nazione terrorista, ed una foto del presidente del CHD trovatagli sul telefonino. L’assurda accusa del viaggio in Corea è stata fortemente ridimensionata nelle udienze dal teste-collaboratore che, interrogato in videoconferenza e pixelato, ha sfumato sul punto e soprattutto sul fatto che Naim avesse compiuto il viaggio per l’organizzazione. Oggi Naim parla e si difende semplicemente, ma con efficacia, permettendosi anche una battuta finale: “…e poi, non sono neanche curdo e tanto meno awabita, ho soltanto difeso tanti poveracci”. Così si chiude l’udienza e a questo punto, come richiede il codice di procedura turco, i giudici devono decidere se trattenerlo in carcere o rimetterlo in libertà. Nessuno sembrava aspettarsi molto; invece la corte rientra dopo pochi minuti: liberato! Se qua usassero, lo si potrebbe considerare un regalo di Natale! Il giorno di Natale, grande udienza di un processo contro 20 avvocati, di cui 4 tuttora in vincoli, che si trascina da anni. L’accanimento politico-giudiziario di Erdogan contro gli avvocati democratici è ormai ben noto e provato. Il presidente della Corte aveva rinviato ad oggi in attesa della decisione della Corte d’Appello sul processo parallelo. L’appello è stato a novembre e in poche righe ha convalidato il primo grado. Ora vuole rinviare in attesa della Cassazione, avallando così che proprio di un ne bis in idem si tratta, come sostiene la difesa. Ma non importa, è evidente che non vuole prendersi la responsabilità di decidere, né in un senso né nell’altro, e così rinvia al 4 giugno prossimo. Si esce dall’udienza un po’ scoraggiati e in una Istanbul sempre più plumbea. *Osservatore Internazionale per l’UCPI (Unione delle Camere Penali Italiane) |