La buona notizia arriva in piena notte: tutti salvi i 318 lavoratori dello stabilimento Bekaert di Figline Valdarno (Firenze). L’incontro al ministero dello Sviluppo economico tra azienda e sindacati si è concluso con un accordo per i dipendenti della multinazionale belga, coinvolti dal 22 giugno scorso da una procedura di licenziamento collettivo per cessazione dell’attività (che verrà spostata in Romania), che sarebbe scattata oggi (mercoledì 3 ottobre). Il piano, spiega una nota aziendale, prevede “una pluralità di strumenti, incentivi e attività finalizzati alla reindustrializzazione del sito e al ricollocamento dei lavoratori e vede la partecipazione attiva, nel rispetto delle reciproche competenze, di tutti i soggetti coinvolti”.
“Sì è raggiunto un accordo che scongiura i licenziamenti di 318 lavoratori e che getta le basi per il processo di reindustrializzazione – commenta Mariano Carboni, coordinatore nazionale Gruppo Bekaert della Fiom-Cgil – L’azienda si fa carico di riorganizzare e proseguire la produzione, fino al 31 dicembre 2018, e formalizza la contestuale richiesta di utilizzo della cassa integrazione per cessazioni di attività, che produrrà i suoi effetti per tutto il 2019″.
“La lotta paga, sempre. Il Jobs Act si può cambiare. La lotta straordinaria dei 318 lavoratori della Bekaert di Figline Valdarno, di un’intera comunità e delle Istituzioni contro le delocalizzazioni selvagge, sostenuta dai sindacati, ha portato questa notte alla firma di un importante accordo che tutela l’occupazione e il sito produttivo”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Maurizio Landini. “È il primo accordo siglato in sede ministeriale dopo la reintroduzione della cassa integrazione per cessazione e che quindi scongiura i licenziamenti”, sottolinea il dirigente sindacale. “Una nostra conquista che ha favorito la risoluzione della vertenza e che permetterà l’attivazione dei nuovi ammortizzatori sociali per il 2019, che il Jobs act di fatto negava”.
Landini sottolinea poi uno dei punti innovativi dell’intesa: “Oltre a prevedere incentivi per chi sceglierà l’esodo volontario, l’azienda riconoscerà al possibile investitore uno sconto sul valore complessivo dell’immobile pari a 40 mila euro per ogni lavoratore assunto. Un passaggio che punta a garantire la permanenza dello stabilimento sul territorio e ad incentivare l’assunzione dei dipendenti Bekaert”.
“Un risultato importante quindi – aggiunge – che riconosce la dignità del lavoro e il ruolo insostituibile del sindacato. Ora la parola passa ai lavoratori per l’approvazione dell’accordo tramite referendum. La Cgil, che ha sostenuto fin dall’inizio la lotta – conclude il segretario confederale – ringrazia i lavoratori e quanti si sono impegnati in questa battaglia di civiltà”.
Nell’accordo sono previsti una serie di incentivi per i lavoratori che vanno in pensione, che scelgono la strada dell’esodo incentivato, e che attraverso il processo di reindustrializzazione e di ricollocazione trovano un nuovo lavoro. Recepito un capitolo specifico in materia di formazione e riqualificazione professionale finalizzata alla ricollocazione del personale. Definite le modalità di monitoraggio periodico, in sede ministeriale, con un ruolo attivo delle organizzazioni sindacali, in materia di reindustrializzazione e di ricollocazione dei lavoratori. Il primo incontro di verifica sarà entro il 2018, con l’intento di valutare, dal punto di vista tecnico le varie manifestazioni di interesse, finalizzate al rilancio del sito di Figline Incisa Valdarno, che si sono palesate a seguito dell’annuncio della chiusura dello stabilimento. È prevista per le prossime ore l’assemblea per l’illustrazione dell’accordo e per organizzare il referendum per la validazione dell’intesa.
“La determinazione dei lavoratori ha pagato”, è il commento del segretario generale della Fiom Cgil di Firenze, Daniele Calosi. L’attività produttiva andrà avanti fino al 31 dicembre, poi dal 1° gennaio 2019 partiranno 12 mesi di cassa integrazione. “Sono veramente contento per i lavoratori, per il territorio, soprattutto per la giustizia sociale”, continua Calosi: “Questo dimostra che la determinazione del sindacato e di un’intera comunità ha pagato, la solidarietà ha vinto. Ora la parola passa ai lavoratori che nei prossimi giorni saranno chiamati a votare il testo siglato”.
L’accordo stabilisce “la reindustrializzazione del sito” per opera di “soggetti aziendali che possano subentrare a condizioni incentivate negli impianti dismessi con un piano industriale solido, tempistiche accettabili e assorbendo il personale o parte di esso”. In questo senso, i sindacati segnalano che per una parte dell’attività già presente nel sito, quella del “filo tubo”, si è già manifestata nei giorni scorsi una proposta di un importante gruppo industriale. La Bekaest, inoltre, riconoscerà all’azienda che reindustrializza uno sconto di 40 mila euro per ogni dipendente assunto nell’area. Il governo si è impegnato “a fornire assistenza coinvolgendo partner istituzionali ad hoc per sostenere il progetto dell’eventuale investitore e per promuovere sinergie” con le istituzioni locali, così “da rendere disponibili tutti gli strumenti e gli incentivi possibili per la reindustrializzazione del sito e il ricollocamento del personale”.
Per quanto concerne i lavoratori, la prima misura è la concessione della cassa integrazione per tutto il 2019. L’accordo prevede poi un “programma di continuità occupazionale”, ossia il ricollocamento dei lavoratori sia “presso altre società del gruppo Bekaert, in Italia e all’estero”, sia presso aziende del territorio fiorentino e toscano interessate “ad assumere a condizioni incentivate” (pari a 10 mila euro per ogni assunzione a tempo indeterminato). Il programma, inoltre, prevede anche “l’individuazione di percorsi di riqualificazione professionale” e misure di incentivazione per i dipendenti che sceglieranno l’esodo volontario. Riguardo quest’ultimo punto, l’incentivazione all’uscita si differenzia secondo l’anzianità (meno di 15 anni, da 15 a 25 anni, oltre 25 anni), con la concessione, rispettivamente, di 16, 20 e 24 mensilità, che diminuiscono con il trascorrere dei 12 mesi di cassa integrazione. I lavoratori vicini al pensionamento, infine, saranno destinatari di un piano di incentivazione specifico per coprire la differenza tra la Naspi e l’80 per cento del proprio stipendio.
Soddisfazione per l’intesa è stata espressa anche da Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, presente a Roma all’incontro tra azienda e sindacati. “Il nostro interesse è avere un buon progetto di reindustrializzazione del sito produttivo. Una reindustrializzazione non è solo possibile, ma anche necessaria. Quell’enorme stabilimento, abbandonato a se stesso, diventerebbe un vuoto industriale e sarebbe improduttivo”, ha spiegato: “Per favorire questo processo abbiamo riconfermato la nostra disponibilità a supportarlo, mettendo a disposizione fondi strutturali europei e risorse regionali. Poi ci serve un tempo congruo per verificare nel merito la solidità delle proposte di insediamento che adesso sono sul tappeto”.
03 ottobre 2018
Foto: Daniele Calosi (twitter)