di Luigi Grimaldi
Come sarà il mondo dopo la pandemia? Smart working per tutti. Parola di Bill Gates. Microsoft e i suoi prodotti diretti e indiretti sono il futuro del mondo. Chissà chi ci guadagna? E ci minaccia pure: «Arriverà una nuova pandemia entro 20 anni. Ma (se non avete capito l’antifona – nota mia) potrebbe arrivare anche tra 3…». Ecco le previsioni formulate da Bill Gates, il fondatore del colosso dell’informatica Microsoft.
[fonte originale https://www.gatesnotes.com/podcast]
Il Coronavirus cambierà il mondo. A cambiare di più sarà il modo di lavorare e di stare insieme.
Chiaramente, il mondo post-Covid sarà caratterizzato da un modo totalmente diverso di vivere la vita lavorativa: «Oggi, una buona parte degli impiegati utilizza lo smart working che permette di lavorare da casa senza raggiungere il posto di lavoro. Ciò contribuisce al 50% dei viaggi in meno diminuendo traffico urbano, ferroviario e aereo. La mia previsione è che la metà dei viaggi di lavoro (business travel) sparirà, così come passeremo oltre il 30% dei giorni in meno in ufficio». [1]
E questa rivoluzione tecnologica, paragonabile alla rivoluzione industriale, comporta un profondo cambiamento dei rapporti di produzione e la spartizione su base economica/geografica della produzione industriale. Nei paesi in via di sviluppo lo sfruttamento della mano d’opera a basso costo, qualcuno dovrà pur produrre i beni di consumo, e nei paesi sviluppati la concentrazione dei fattori ad alta tecnologia che stanno al livello superiore rispetto alla manifattura. Con un sensibile abbattimento di costi che finiscono a carico degli smart/lavoratori, per di più condannati all’isolamento lavorativo e ad un rapporto di dipendenza da un datore di lavoro fantasma, solo virtuale, grazie alle tecnologie informatiche di cui Bill Gates è il maggior distributore al mondo.
E, come già si vede in alcune parti del mondo, anche la politica cambierà: elezioni smart, parlamenti smart. Una politica tanto smart da essere subalterna alla tecnologia che le permette paternalisticamente di esistere e di legittimarsi nel governo della società. Un meccanismo in cui cambia anche la distribuzione delle merci che passa attraverso la creazione di un unico mercato mondiale con la nascita di nuovi e colossali monopoli.
In pratica la dialettica impresa lavoratore-collettivo non esisterà più. Sarà il trionfo dell’individualismo e la morte del conflitto sociale in tema di retribuzioni/profitto, il trionfo della subalternità di classe. Altro che lucrare sui vaccini, qualcuno usa, ha usato, o sta usando il Covid19 come motore di scelte di politica economica “rivoluzionarie” imposte a tutto il mondo da chi ha l’interesse per farlo. E’ il ritorno ad una forma di monarchia in cui i confini degli stati sono solo dei firewall.
Covid19 ci conferma quello che la storia ci ha insegnato: le grandi crisi non sono mai un evento casuale ma la fase acuta di una crisi di sovrapproduzione che richiede una trasformazione che ha lo scopo di spostare immani risorse da molte tasche a poche tasche.
La democrazia come l’abbiamo intesa negli ultimi secoli non esiste più.