Chi è Diego Novelli
è nato a Torino nel 1931
La carriera
Dirigente del Pci, sindaco di Torino dal 1975 al 1985, deputato ed eurodeputato. Nel ’91 non aderì al Pds ma alla Rete di Leoluca Orlando. Fu tra i promotori del settimanale “Avvenimenti”
di Enrico Fierro
“Amarezza. Provo tanta amarezza e sdegno”. Con Diego Novelli parliamo di Liberazione, Pd e Anpi “divisiva”. “Sono comunista, sono stato comunista, ma sono stato sempre un costruttore di democrazia e di unità. Questa era la nostra forza. Oggi il Pd, che pure si dice un partito di sinistra, punta alla divisione, è un elemento che disgrega valori fondamentali della democrazia italiana”. Novelli è un fiume in piena. E se lo può permettere. La sua storia lo autorizza a farlo. Iscritto a 14 anni al Fronte della Gioventù (“quello vero”) di Eugenio Curiel ed Enrico Berlinguer, entra giovanissimo a l’Unità, redazione di Torino. Una vita davanti ai cancelli della Fiat. Sindaco dal 1975 e per dieci anni (“gli anni di piombo”), è stato europarlamentare e deputato. Politico, ma anche scrittore e sceneggiatore di film importanti. Uno per tutti Trevico-Torino di Ettore Scola.
Novelli, ha saputo della scelta del Pd di non partecipare alle manifestazioni del 25 aprile a Roma?
Assurdo. Vergognoso, ma questi dirigenti del Pd, cosa hanno in testa? In quali valori si riconoscono?
Matteo Orfini, presidente del partito, dice che l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, “è un elemento di divisione”, quindi le bandiere del Pd non sfileranno al corteo nell’anniversario della Liberazione.
Non è la prima volta che il Pd attacca l’Anpi. L’ex ministro Boschi durante la campagna elettorale per il referendum costituzionale si spinse a distinguere tra i veri e falsi partigiani. Ma questa di Orfini le supera tutte. Le sue parole sono incomprensibili. Ora vogliono rottamare anche la Resistenza.
Un effetto della mutazione genetica della sinistra?
Quella c’è già stata, spero che il secondo tempo della mutazione non riguardi anche i valori fondanti della democrazia. Un patrimonio di tutti, conquistato col sangue e i sacrifici di quei ragazzi che salirono in montagna e combatterono nelle città. Anpi divisivo? I partigiani difesero fabbriche e infrastrutture, si unirono per costruire la nuova Italia. Qualcuno lo racconti ad Orfini e ai suoi.
A Roma, però, pesano le divisioni tra filopalestinesi e comunità ebraica.
Un partito che vuole dirsi di sinistra, se ne è capace, ricuce le divisioni. Non le alimenta. Noi a Torino come Anpi non abbiamo nessun problema con la comunità ebraica.
Lei è ancora comunista?
Convinto. Non sono iscritto al Pd, non mi interessa. Sono stato nel Pci, ma nessuno mi ha mai tappato la bocca. Nel 1956, alla Federazione di Torino, sui fatti d’Ungheria fummo in sei, tra questi Italo Calvino, a dissentire dal partito.
E poi fece il sindaco di Torino per dieci anni, il primo cittadino più longevo.
Erano gli anni di piombo, andavo in giro con una macchina blindata. Una sorta di carro armato, mandatomi da Cossiga. Eppure facevamo assemblee nelle fabbriche e nei quartieri contro le Br. Univamo la società contro il terrorismo. Ma questi di oggi le sanno queste cose? I rottamatori, i populisti dalla voce grossa, quelli che tuonano contro la casta, sanno che in quegli anni lo stipendio veniva pagato dal Partito, quindi dagli iscritti che erano in massima parte lavoratori?
Non le piacciono questi tempi?
No, perché sono i tempi delle certezze assolute. Trionfa l’io ipertrofico dei leader. La politica è asservita, piena di dogmi come non mai. E io sono un uomo del dubbio, non sono credente, ma penso che quelle parole dell’ebreo Gesù, “ama il prossimo tuo come te stesso”, siano rivoluzionarie. Attuali. Leggo molto, anche il vostro giornale e spesso non sono d’accordo con alcune posizioni, faccio una mia rivista, Nuova società. Guardo con simpatia a Giuliano Pisapia e con lui mi chiedo cos’è il Pd? Cos’è questo centrosinistra con gente come Alfano? Dove sta la sinistra? Quali valori ha? Quali valori antichi vuole difendere?
21 aprile 2017
Chi polemizza è in malafede, al Pd l’ANPI dà fastidio
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