a cura di Enrico Vigna, SOS Afghanistan/CIVG – agosto 2019
Nel silenzio dei media occidentali, la Russia nell’ultimo anno ha costruito un complesso ma realistico percorso per trovare una concreta soluzione di pace, alla situazione tragica del paese.
Con una memorabile azione diplomatica, stante il retroterra storico nelle vicende di quell’area e le ferite e cicatrici lasciate. Infatti dopo che l’esercito sovietico si ritirò dall’Afghanistan nel 1989 a seguito di una guerra durata nove anni, per difendere la Rivoluzione Democratica Afghana, e dopo lo sfaldamento dell’Unione Sovietica nel 1991, Mosca annullò quasi completamente il suo coinvolgimento in Afghanistan. Ma negli ultimi anni, la Russia ha assunto un ruolo molto rilevante della sua diplomazia per la pace in Afghanistan, anche con una presenza di scambi e accordi economici e solidali, oltra ad assistenza ad realtà della società civile.
Il Ministro russo Lavrov ha intessuto, per l’ennesima volta negli scenari complessi e contradditori di questa fase storica, una capacità diplomatica senza pari, andando al cuore del problema afgano e riconoscendo di fatto nei Talebani la controparte, senza la quale, in quella situazione, un processo di pace può essere solo di facciata e avere ricadute sulla situazione drammatica del popolo afgano, completamente marginali e riuscendo a costruire un passaggio storico e riuscendo a far sedere allo stesso tavolo le due controparti belligeranti.
Non va infatti mai dimenticato che i Talebani finora non avevano mai accettato un confronto diretto con quelli che loro definiscono “servi” degli USA.
La diplomazia russa, è riuscita dove nessuno finora era stato capace di attuare, ha organizzato una serie di Conferenze di pace, che erano cominciate a novembre del 2018, e sono proseguite in primavera e estate di quest’anno, dove a Mosca, sono state messe allo stesso tavolo negoziale di discussione i Talebani e una delegazione di vari esponenti del governo di Kabul, non ministri, ma esponenti dell’opposizione e il rappresentante governativo dell’HPC per ricercare una concreta e durevole soluzione di pace. Tra i politici afghani presenti c’era l’ex presidente Karzai, Atta Mohammad Noor, una figura potente dell’Afghanistan settentrionale, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Ghani, Hanif Atmar, che contesta le elezioni presidenziali e Omar Zakhilwal, ambasciatore in Pakistan. Oltre a Mohammad Khalili, capo dell’HPC, l’Alto Consiglio per la Pace dell’Afghanistan. Presenti anche due donne tra cui la parlamentare Fawzia Koofi.
Lavrov nell’aprire il primo incontro, nel suo discorso di benvenuti agli esponenti afgani, aveva anche ricordato l’anniversario dei 100 anni delle relazioni diplomatiche ufficiali russo-afghane tra i due paesi, stabilite dal Governo sovietico con l’Emiro afgano, appena finita la rivoluzione bolscevica nel 1918.
Alle varie Conferenze e incontri, l’Ufficio politico dei Talebani, il Mullah Abdul Ghani Baradar, aveva garantito la presenza ufficiale di una delegazione di 14 esponenti dell’Emirato Islamico Afgano. Accettando anche l’invito del ministro Lavrov ad avere incontri bilaterali a porte chiuse con esponenti governativi della Federazione Russa.
Nell’incontro a latere bilaterale, di maggio 2019, i Talebani e la Russia, in una dichiarazione congiunta hanno richiesto che tutte le truppe straniere della Coalizione guidata dagli Stati Uniti, lascino l’Afghanistan. Il Mullah Baradar ha ribadito che la presenza straniera nel paese, sia l’ostacolo più grosso per la pace in Afghanistan.
“…L’Emirato islamico è seriamente impegnato per la pace, ma il primo passo è rimuovere gli ostacoli sulla via della pace, il che significa che l’occupazione straniera dell’Afghanistan deve finire…”, ha dichiarato a Mosca il capo politico Talebano in una delle sue rare apparizioni e discorsi pubblici.
Anche il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov nel suo discorso di benvenuto al gruppo ha esortato le forze straniere a lasciare l’Afghanistan. Ha sottolineato l’importanza delle relazioni bilaterali, affermando che la Russia è pronta a offrire più aiuto all’Afghanistan per combattere i gruppi terroristici guidati dalle reti dello Stato islamico (ISIS) e del traffico di droga.
“…il conflitto in Afghanistan non ha una soluzione militare e l’unico modo per risolvere questo problema è affidarsi alla diplomazia e alla politica: crediamo che tutte le forze militari straniere dovrebbero essere ritirate dal paese e la società dell’Afghanistan dovrebbe unirsi per trovare una soluzione su basi nazionali… Crediamo che l’Afghanistan dovrebbe rimanere unito, e dove tutti i gruppi etnici possono vivere in pace, speriamo che la pace si stabilisca in Afghanistan il prima possibile… “, ha detto Lavrov, affermando che gli sforzi accelerati di costruzione della pace in Afghanistan avviati da Mosca, stanno ottenendo risultati tangibili.
In questa foto, si può vedere il mullah Abdul Ghani Baradar, leader politico dei talebani, terzo da sinistra, che arriva con altri membri della delegazione talebana ai colloqui a Mosca nel maggio 2019.
Il Mullah Baradar, che ha guidato la delegazione talebana di 14 membri, è noto come co-fondatore dei talebani islamisti e si ritiene che abbia svolto un ruolo centrale nell’organizzazione di attività insurrezionali dopo l’invasione militare dell’Afghanistan guidata dagli Stati Uniti 17 anni fa.
I delegati talebani e afghani hanno anche tenuto una riunione intra giudiziale per discutere modi per promuovere la pace nel loro paese. I colloqui bilaterali hanno marcato la seconda volta che i funzionari talebani hanno incontrato i politici dell’opposizione afgana. La prima ebbe luogo a febbraio sempre in Russia. I talebani avevano chiarito in una dichiarazione pubblica, il rifiuto a incontrare rappresentanti del governo di Kabul e che i delegati dell’Emirato Islamico interagiranno solo con politici afghani e con rappresentanti della società civile. I talebani si rifiutano di impegnarsi in qualsiasi colloquio di pace con chiunque sia associato al governo di Kabul appoggiato dagli Stati Uniti, definendoli come “scagnozzi” installati da forze di “occupazione” straniere.
L’iniziativa di Mosca si inerisce nello stallo delle iniziative di negoziati tra gli Stati Uniti e i talebani che sono bloccate per il rifiuto dei Talebani di cessare le ostilità, fintano che tutte le forze internazionali a guida Usa non si ritirano dall’Afghanistan.
Il gruppo islamista ha, anche secondo gli osservatori internazionali il controllo diretto o indiretto della metà del paese, e continua a infliggere pesanti perdite alle forze di sicurezza afghane sostenute e addestrate dagli USA.
Gli Stati Uniti hanno circa 14.000 soldati in Afghanistan come parte della missione che ammonta a 23.000 miliari con quelli della NATO, tra cui il contingente italiano, che occupano il paese. Oltre a migliaia di contractors privati.
I colloqui di febbraio e maggio hanno rappresentato la relazione più significativa tra figure politiche afgane di alto livello e il gruppo armato, dall’invasione guidata dagli Stati Uniti nel 2001. Un conflitto che finora è costato oltre 1 TRILIONE di dollari…ufficialmente, a USA e paesi NATO.
Alcuni funzionari statunitensi del Pentagono molto critici su queste iniziative russe, hanno rilevato che Mosca si sta proponendo come un intermediario alternativo agli sforzi statunitensi, per il processo di pace sostenuto dagli USA.
Zamir Kabulov, alto funzionario della Russia per l’Afghanistan, ha dichiarato a RIA Novosti che la Russia è disponibile a sostenere la riduzione delle sanzioni contro i Talebani, sostenendo questo come membro del Consiglio di Sicurezza alle Nazioni Unite.
Il capo della delegazione dei Talebani, Sher Mohammad Abbas Stanikzai, ha definito i colloqui e gli incontri avuti a Mosca, estremamente “fruttuosi e positivi”. ” …è stato un vero successo. Abbiamo trovato molti punti di convergenza e di accordo e ci auguriamo che nel futuro possano essere messi in pratica e finalmente potremo trovare una soluzione e una pace finale in Afghanistan…”, ha dichiarato Stanikzai alla stampa.