Cari compagni,
una breve informativa sugli scioperi di lunedì 23 e mercoledì 25 marzo nel cantiere di Marghera.
Per lunedì era stata indetta un’assemblea solo da FIM e UILM con l’intento di spiegare ai lavoratori del cantiere (i dipendenti diretti di Fincantieri) la piattaforma presentata dall’azienda. FIM e UILM, va subito specificato, negli ultimi anni si sono rese protagoniste di accordi separati anche a Marghera – come quello del 14 gennaio 2014 con cui hanno esteso nel tempo il 6×6 previsto solo in via limitata e transitoria nell’accordo del 2 agosto 2013. Il loro credito e il loro seguito nel cantiere è in netto declino (ma è in forte discesa anche il seguito della FIOM, che si è ridotta a 250 tessere circa, su poco più di 1.000 addetti).
A livello nazionale FIM e UILM si sono mosse di concerto respingendo le proposte di azione unitaria della FIOM forse perché convinte di poter ottenere comunque qualcosa dall’azienda in occasione dell’integrativo aziendale. E’ possibile che i culi di pietra dirigenti di questi due sindacati siano rimasti sorpresi dalla radicalità della contro-piattaforma aziendale, ma non per questo hanno rinunciato alla prospettiva di un ennesimo accordo separato a perdere (o a svendere), ed è più che probabile che l’assemblea di lunedì 23 marzo dovesse servire, nelle loro intenzioni, a sondare in questo senso gli umori operai, o almeno quelli dei lavoratori a loro più vicini. Tutto ciò è saltato per la decisione dei più attivi tra i delegati FIOM di invitare a partecipare all’assemblea tutti i lavoratori, trasformando così in assemblea generale l’assemblea indetta da FIM e UILM. La cosa è perfettamente riuscita. All’assemblea del mattino hanno partecipato circa 700 lavoratori (la totalità del primo turno e dei giornalieri); sono state molto partecipate anche le assemblee del pomeriggio (secondo turno: 14-22) e del turno di notte.
Le assemblee hanno approvato all’unanimità (al mattino 1 solo voto contrario) un odg presentato dai delegati FIOM che indicava 8 punti “irrinunciabili”, i principali dei quali erano il no alla mezz’ora gratuita di lavoro al giorno in più, il no al taglio del premio di produzione, la subordinazione delle strutture sindacali alle decisioni dei lavoratori. A parte gli interventi dei delegati più combattivi (e vicini al nostro Comitato), ci sono stati diversi significativi interventi operai che hanno ribadito: “la RSU deve fare quello che dicono i lavoratori, non viceversa!”. L’”infuocata assemblea” (così “la nuova Venezia” del 24.3) si è conclusa con la proclamazione di 3 ore di sciopero, e il più grande corteo interno degli ultimi anni. Il corteo si è diretto verso la nave Viking Star che sta per essere ultimata, dalla quale sono stati fatti uscire quanti erano dentro a lavorare – è stata in particolare questa decisione a spingere Fincantieri ad una violenta nota di condanna in cui tra l’altro si dice: “Non tollereremo forme di lotta tese a bloccare l’attività o, peggio ancora, a compromettere i rapporti commerciali con gli armatori. Non esiteremo un solo istante a denunciare forme di lotta scellerate, funzionali solo ai teorici del ‘tanto peggio, tanto meglio’” promettendo che l’azienda “si difenderà in tutte le sedi, se necessario anche giudiziarie, ritenendo che alcune forme di protesta sono veri e propri abusi che nessuna legge potrebbe mai tutelare”.
Due le novità di questa giornata di sciopero: 1)in prima fila c’è stato, rispetto anche alla lotta del giugno-agosto 2013, un gruppo di lavoratori nuovi (diversi elementi della “vecchia guardia” sono andati in pensione o si sono ritirati da compiti di prima fila); 2)c’è stata una partecipazione di tecnici, impiegati e impiegate d’ufficio assai più larga del solito – almeno per ora, infatti, la contro-piattaforma aziendale fa un attacco che è rivolto anche a loro. Quanto a FIM e UILM, i rappresentanti in azienda della FIM hanno dichiarato di non essere d’accordo con le decisioni prese in assemblea, ma di accettare comunque ogni decisione che verrà presa dalla RSU (si vedrà …), mentre la UILM si è distaccata in modo più netto rigettando sui delegati e i lavoratori più combattivi ogni responsabilità sull’accaduto.
Il giorno seguente (martedì 24) la riunione della RSU che doveva decidere sulla prosecuzione della lotta è stata “interrotta” dalla irruzione di una ventina di lavoratori che ha rotto la situazione di stallo (in base alle nuove regole imposte dall’accordo nazionale sulla rappresentanza, la maggioranza della RSU è composta di iscritti a FIM e UILM): “se non si decidono azioni di lotta, sono dolori per tutti!”, questa è stata la loro ingiunzione. Risultato: l’indizione per il giorno successivo di 3 ore di sciopero per ogni turno, con blocco degli ingressi. La UILM si è formalmente dissociata, sostenendo di non poter scioperare contro accordi in precedenza firmati (l’accordo di estensione del 6×6), e rivendicando come proprio merito il fatto che nel cantiere di Marghera la flessibilità concessa all’azienda è inferiore a quella di qualsiasi altro cantiere, ed in particolare a Monfalcone. A seguire, la UILM di Marghera è stata convocata d’urgenza a Roma.
Anche lo sciopero di mercoledì 25 è riuscito in pieno (l’azienda ammette un’adesione dell’80%, ma è stata superiore). A differenza di altre circostanze, il picchetto è stato molto ben organizzato, ed è durato dalle 5 del mattino fino a sera inoltrata, nessuno ha tentato di sfondarlo. Al picchetto davanti ad Alutekna e Cagiba hanno partecipato anche diversi/e impiegati/e. Si sono fermati in massa anche gli operai degli appalti (circa 2.000), e proprio su questo rapporto cruciale si è appuntata l’attenzione sia del nostro Comitato – che preparerà un testo rivolto a loro – sia dei delegati che si muovono nel cantiere su una linea di classe. E’ assolutamente indispensabile lavorare a saldare in un solo fronte di lotta i dipendenti diretti di Fincantieri e gli operai super sfruttati degli appalti (dove è diffusissimo il ritardo di 2-3 mesi nel pagamento dei salari, così come gli orari di lavoro fuori controllo), ma questa saldatura non può avvenire sulla base della solidarietà a senso unico degli operai degli appalti con quelli della Fincantieri: può avvenire solo incorporando nella lotta le loro rivendicazioni sui salari, gli orari, le norme di sicurezza, il diritto all’attività sindacale, etc., da parte dei lavoratori Fincantieri.
Vi terremo aggiornati sugli ulteriori sviluppi della situazione, e vi chiediamo di fare altrettanto in riferimento a quanto avviene in altri cantieri.
Un saluto fraterno
I compagni del Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri
27.03.2015