di Antonio Gramsci *
Compagni! La nuova forma che la commissione interna ha assunto nella vostra officina con la nomina dei commissari di reparto e le discussioni che hanno preceduto e accompagnato questa trasformazione non sono passate inavvertite nel campo operaio e padronale torinese. Da una parte si accingono a imitarvi le maestranze di altri stabilimenti della città e della provincia, dall’altra i proprietari e i loro agenti diretti, gli organizzatori delle grandi imprese industriali, guardano a questo movimento con interesse crescente e si chiedono e chiedono a voi quale può essere lo scopo cui esso tende, quale il programma che la classe operaia torinese si propone di realizzare. Noi sappiamo che a determinare questo movimento il nostro giornale ha non poco contribuito. In esso la questione è stata esaminata da un punto di vista teorico e generale, non solo, ma sono stati raccolti ed esposti i risultati delle esperienze di altri paesi, per fornire gli elementi per lo studio delle applicazioni pratiche. Noi sappiamo però che l’opera nostra ha avuto un valore in quanto essa ha soddisfatto un bisogno, ha favorito il concretarsi di un’aspirazione che era latente nella coscienza delle masse lavoratrici. Per questo così rapidamente ci siamo intesi, per questo così sicuramente si è potuto passare dalla discussione alla realizzazione.
Il bisogno, l’aspirazione da cui trae la sua origine il movimento rinnovatore dell’organizzazione operaia da voi iniziato, sono, crediamo noi, nelle cose stesse, sono una conseguenza diretta del punto cui è giunto, nel suo sviluppo, l’organismo sociale ed economico basato sull’appropriazione privata dei mezzi di scambio e di produzione. Oggigiorno l’operaio dell’officina e il contadino delle campagne, il minatore inglese e il mugik russo, i lavoratori tutti del mondo intero, in modo più o meno sicuro, sentono in modo più o meno diretto quella verità che gli uomini di studio avevano previsto, e di cui vengono acquistando certezza sempre maggiore, quando osservano gli eventi di questo periodo della storia dell’umanità: siamo giunti al punto in cui la classe lavoratrice, se vuole non venir meno al compito di ricostruzione che è nei suoi fatti e nella sua volontà, deve incominciare a ordinarsi in modo positivo e adeguato al fine da raggiungere.
E se è vero che la società nuova sarà basata sul lavoro e sul coordinamento delle energie dei produttori, i luoghi dove si lavora, dove i produttori vivono e operano in comune, saranno domani i centri dell’organismo sociale e dovranno prendere il posto degli enti direttivi della società odierna. Come, nei primi tempi della lotta operaia, l’organizzazione per mestiere era quella che meglio si prestava agli scopi di difesa, alle necessità delle battaglie per il miglioramento economico e disciplinare immediato, così oggi, che incominciano a delinearsi e sempre maggior consistenza vengono prendendo nelle menti degli operai gli scopi ricostruttivi, è necessario sorga accanto e in sostegno della prima, una organizzazione per fabbrica, vera scuola delle capacità ricostruttive dei lavoratori. La massa operaia deve prepararsi effettivamente all’acquisto della completa padronanza di se stessa, e il primo passo su questa via sta nel suo più saldo disciplinarsi, nell’officina, in modo autonomo, spontaneo e libero.
Né si può negare che la disciplina che col nuovo sistema verrà instaurata condurrà a un miglioramento della produzione, ma questo non è altro che il verificarsi di una tesi del socialismo: quanto più le forze produttive umane, emancipandosi dalla schiavitù cui il capitalismo le vorrebbe per sempre condannate, prendono coscienza di sé, si liberano e liberamente si organizzano, tanto migliore tende a diventare il modo della loro utilizzazione: l’uomo lavorerà sempre meglio dello schiavo.
A coloro poi che obiettano che in questo modo si viene a collaborare con i nostri avversari, con i proprietari delle aziende, noi rispondiamo che invece questo è l’unico mezzo di dominio, perché la classe operaia concepisce la possibilità di fare da sé e di fare bene: anzi, essa acquista di giorno in giorno più chiara la certezza di essere sola capace di salvare il mondo intiero dalla rovina e dalla desolazione. Perciò ogni azione che voi imprenderete, ogni battaglia che sarà data sotto la vostra guida sarà illuminata dalla luce del fine ultimo che è negli animi e nelle intenzioni di tutti voi. Un grandissimo valore acquisteranno quindi anche gli atti apparentemente di poca importanza nei quali si esplicherà il mandato a voi conferito.
Eletti da una maestranza nella quale sono ancora numerosi gli elementi disorganizzati, vostra prima cura sarà certamente quella di farli entrare nelle file dell’organizzazione, opera che del resto vi sarà facilitata dal fatto che essi troveranno in voi chi sarà sempre pronto a difenderli, a guidarli, ad avviarli alla vita della fabbrica. Voi mostrerete loro con l’esempio che la forza dell’operaio è tutta nell’unione e nella solidarietà coi suoi compagni. Così pure a voi spetterà l’invigilare affinché nei reparti vengano rispettate le regole di lavoro fissate dalle federazioni di mestiere e accettate nei concordati, poiché in questo campo anche una lieve deroga ai principi stabiliti può talora costituire una offesa grave ai diritti e alla personalità dell’operaio, di cui voi sarete rigidi e tenaci difensori e custodi.
E siccome in mezzo agli operai e al lavoro voi stessi vivrete di continuo, potrete essere in grado di conoscere le modificazioni imposte dal progresso tecnico della produzione e dalla progredita coscienza e capacità dei lavoratori stessi. In questo modo si verrà costituendo un costume di officina, germe primo della vera ed effettiva legislazione del lavoro, cioè delle leggi che i produttori elaboreranno e daranno a sé stessi.
Noi siamo certi che l’importanza di questo fatto non vi sfugge, che esso è evidente davanti alle menti di tutte le maestranze che con prontezza ed entusiasmo hanno compreso il valore e il significato dell’opera che voi vi proponete di fare: si inizia l’intervento attivo nel campo tecnico e in quello disciplinare, delle forze stesse del lavoro.
Nel campo tecnico voi potrete da un lato compiere un utilissimo lavoro informativo, raccogliendo dati e materiali preziosi sia per le federazioni di mestiere che per gli enti centrali e direttive delle nuove organizzazioni di officina. Voi curerete inoltre che gli operai del reparto acquistino una sempre maggiore capacità, e farete sparire i meschini sentimenti di gelosia professionale che ancora li fanno essere divisi e discordi; li allenerete così per il giorno in cui, dovendo lavorare non più per il padrone ma per sé, sarà loro necessario essere uniti e solidali, per accrescere la forza del grande esercito proletario, di cui essi sono le cellule prime. Perché non potreste far sorgere, nell’officina stessa, appositi reparti di istruzione, vere scuole professionali, ove ogni operaio, sollevandosi dalla fatica che abbruttisce, possa aprire la mente alla conoscenza dei processi di produzione, e migliorare se stesso?
Certamente, per fare tutto ciò sarà necessaria della disciplina, ma la disciplina che voi richiederete alla massa operaia sarà ben diversa da quella che il padrone imponeva e pretendeva, forte del diritto di proprietà che costituisce a lui una posizione di privilegio. Voi sarete forti di un altro diritto, quello del lavoro che dopo essere stato per secoli strumento nelle mani dei suoi sfruttatori oggi vuole redimersi, vuole dirigersi da se stesso. Il vostro potere, opposto a quello dei padroni e dei suoi ufficiali, rappresenterà di fronte alle forze del passato, le libere forze dell’avvenire, che attendono la loro ora, e la preparano, sapendo che essa sarà l’ora della redenzione da ogni schiavitù.
E così gli organi centrali che sorgeranno per ogni gruppo di reparti, per ogni gruppo di fabbriche, per ogni città, per ogni regione, fino ad un supremo Consiglio operaio nazionale, proseguiranno, allargheranno, intensificheranno l’opera di controllo, di preparazione e di ordinamento della classe intiera a scopi di conquista e di governo. Il cammino non sarà breve, né facile, lo sappiamo: molte difficoltà sorgeranno e vi saranno opposte, e per superarle occorrerà fare uso di grande abilità, occorrerà forse talora fare appello alla forza della classe organizzata, occorrerà sempre essere animati e spinti all’azione da una grande fede, ma quello che più importa, o compagni, è che gli operai, sotto la guida vostra e di coloro che vi imiteranno, acquistino la viva certezza di camminare ormai, sicuri della meta, sulla grande via dell’avvenire.
* “L’Ordine Nuovo”, 13 settembre 1919