Ieri l’udienza alla Corte internazionale di giustizia contro lo Stato ebraico. Oggi la risposta di Israele
Ieri si è conclusa la prima udienza della Corte internazionale di giustizia (Cig) dell’Aja, davanti alla quale Israele siede sul banco degli imputati, con la presentazione da parte del Sudafrica delle prove sul “genocidio del popolo palestinese”. Una giornata storica in cui Pretoria in punta di diritto ha mostrato alla Corte, presieduta dalla statunitense Joan E. Donoghue (vice il russo Kirill Gevorgian), documenti, video, foto e altri file che dimostrano come l’operato di Israele – in particolare l’offensiva scaturita dall’attacco di Hamas del 7 ottobre – sia contrario alla Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Delitto di Genocidio del 9 dicembre 1948. La convenzione chiamata in causa venne ratificata da numerose nazioni del mondo in risposta ai crimini commessi dalla Germania nazista. E oggi, viene usata contro gli atteggiamenti, “non molto dissimili” di Israele.
Ieri i giudici si sono riuniti per circa tre ore e mezza, durante le quali Pretoria ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia di ordinare a Israele “di cessare le uccisioni e i gravi danni fisici e mentali ai palestinesi di Gaza, di porre fine alle condizioni di vita volte deliberatamente alla loro distruzione fisica come gruppo e di consentire l’accesso agli aiuti umanitari“. Se adottate dalla Cig, le misure provvisorie richieste dal Sudafrica per fermare le ostilità saranno legalmente vincolanti. Dall’inizio dell’offensiva militare israeliana a Gaza sono stati uccise oltre 23 mila persone, di cui 9,600 bambini. Nei Territori Occupati, invece, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso 340 persone, tra cui 84 bambini (aggiornamento del 09.01.2023). Questa mattina, invece, sarà la volta di Israele che dinnanzi alla Corte risponderà delle accuse.
Il Sudafrica: “La violenza e la distruzione in Palestina sono iniziate 76 anni fa“
“Nessun attacco, anche se grave, può giustificare questa violenza“, ha detto il ministro della Giustizia del Sudafrica, Ronald Lamola, durante la sessione all’Aja. “Il Sudafrica ha condannato unilateralmente il fatto che Hamas abbia preso di mira civili e rapito delle persone il 7 ottobre 2023 – ha aggiunto –, ma nessun attacco, per quanto grave, può giustificare una violazione della convenzione (contro il genocidio, ndr), sia sul piano della legge che della moralità”. Nel suo intervento, Lamola ha evidenziato che “la violenza e la distruzione in Palestina non sono iniziate il 7 ottobre, ma 76 anni fa“, ovvero dal 1948, anno di fondazione dello Stato di Israele. Inoltre, “Gaza è tuttora considerata sotto occupazione dal diritto internazionale“, ha aggiunto, evidenziando che “Israele ha superato ogni limite“.
Nel corso dell’udienza, l’avvocato del Sudafrica Adila Assim ha affermato che Israele sta commettendo atti di genocidio nel corso dell’operazione a Gaza. In modo particolare, l’accusa mossa contro Israele è di aver “trasgredito l’articolo 2 della Convenzione, con azioni che mostrano un modello sistematico di condotta da cui si può dedurre che si tratta di genocidio“, ha affermato.
L’art. 2 della Convenzione, stabilisce che per genocidio si intende: “a) Uccisione di membri del gruppo; b) Lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; c) Sottoposizione deliberata del gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; d) Misure miranti ad impedire nascite all’interno del gruppo; e) Trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro”. Commessi con “l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale”.
Stando all’accusa, Israele avrebbe attuato quattro punti su cinque (a-d). La delegazione sudafricana, in virtù dell’art. 9, ha chiesto alla Corte di punire Israele per le condotte attuate ascrivibili all’art. 3 della Convenzione stessa: “a) Il genocidio; b) L’intesa mirante a commettere il genocidio; c) L’incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio; d) Il tentativo di genocidio; e) La complicità nel genocidio”.
I “palestinesi a Gaza vengono uccisi dalle armi e dalle bombe israeliane provenienti dall’aria, dalla terra e dal mare. Sono anche a rischio immediato di morte per fame e malattie, a causa della distruzione delle città palestinesi, degli aiuti limitati consentiti e dell’impossibilità di distribuire aiuti mentre cadono le bombe. Questo rende la vita impossibile“, ha continuato Hassim.
L’avvocato e rappresentante del Sudafrica, Tembeka Ngcukaitobi, dopo aver preso parola ha spiegato alla Corte come le violenze rivolte ai civili palestinesi nella Striscia di Gaza sono il risultato della “retorica genocida” di leader politici, comandanti militari e persone che ricoprono posizioni di rilievo in Israele, che si “è riflessa nelle azioni delle Forze di difesa israeliane” (Idf) sul campo di guerra. Per evidenziare la “retorica genocida” israeliana, l’avvocato ha citato il discorso del primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, del 28 ottobre scorso, rivolto alle Idf prima del lancio dell’operazione di terra a Gaza, durante il quale aveva affermato: “Ricordate cosa vi ha fatto Amalek“.
Con questa frase, “Netanyahu si riferiva a un comando biblico“, in cui Dio avrebbe ordinato a Saul (primo Re di Israele) “la distruzione di un intero gruppo di persone conosciute come Amalechiti (considerati i discendenti di Amalek, ndr)”, ha continuato Ngcukaitobi all’Aja, aggiungendo che in questo modo il premier israeliano avrebbe paragonato la distruzione degli Amalechiti a quella dei palestinesi. L’avvocato ha citato anche i commenti del ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, che il 9 ottobre aveva descritto i palestinesi come “mostri“. Durante la sessione, sono stati mostrati alcuni video di militari delle Idf che ballano e cantano a Gaza, mentre affermano che starebbero adempiendo all’ordine di Dio di “distruggere Amalek“, intonando: “Non ci sono innocenti a Gaza“.
Il “Sudafrica, che funge da braccio politico dell’organizzazione terroristica Hamas, ha completamente distorto la realtà a Gaza in seguito al massacro del 7 ottobre e ha completamente ignorato il fatto che i terroristi di Hamas si sono infiltrati in Israele, hanno ucciso, giustiziato, massacrato, violentato e rapito cittadini israeliani, semplicemente perché erano israeliani, nel tentativo di compiere un genocidio”, ha scritto X, Lior Haiat, portavoce del ministero degli Esteri israeliano, in concomitanza con la prima giornata dell’udienza presso la Corte internazionale di giustizia (Cig) dell’Aia volta a esaminare i presunti crimini di guerra commessi dalle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza, dove è in corso un’operazione militare contro il movimento islamista palestinese Hamas, responsabile dell’attacco del 7 ottobre scorso contro lo Stato ebraico. “Oggi siamo stati testimoni di uno dei più grandi spettacoli di ipocrisia della storia, aggravato da una serie di affermazioni false e infondate“.
Oggi la posizione di Israele
Oggi spetterà a Israele difendersi dalle accuse mosse dal Sudafrica. Nel frattempo, però, il portavoce della diplomazia israeliana, Lior Haiat, ieri ha prontamente accusato Pretoria di essere l’avvocato di Hamas. Il Sudafrica “cerca di consentire ad Hamas di tornare a commettere i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e i crimini sessuali commessi ripetutamente il 7 ottobre, come hanno affermato i suoi leader“, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri israeliano. “I rappresentanti di Hamas in tribunale, gli avvocati sudafricani, ignorano anche il fatto che Hamas utilizza la popolazione civile di Gaza come scudi umani e opera dall’interno di ospedali, scuole, rifugi delle Nazioni Unite, moschee e chiese con l’intento di mettere in pericolo la vita degli abitanti della Striscia di Gaza. 136 ostaggi sono tenuti prigionieri da Hamas, a cui è negato l’accesso ai rappresentanti della Croce Rossa e alle cure mediche. Lo Stato di Israele continuerà a proteggere i suoi cittadini in conformità con il diritto internazionale, distinguendo tra i terroristi di Hamas e la popolazione civile, e farà tutto ciò che è in suo potere per rilasciare tutti gli ostaggi ed eliminare l’organizzazione terroristica di Hamas, un’organizzazione terroristica razzista e antisemita che prevede nella sua Carta costitutiva la distruzione dello Stato di Israele e l’assassinio degli ebrei“, ha concluso Haiat cercando di rendere la vicenda una questione religiosa.
Dall’altra parte, il governo dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha apprezzato le azioni dello Stato sudafricano auspicando che possa “trionfare la giustizia” alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, come ha scritto su X il ministero degli Esteri palestinese. “L’obiettivo principale della strategia legale dello Stato palestinese è considerare responsabile Israele, potenza occupante, davanti a tutte le istituzioni internazionali di giustizia e tramite tutti gli strumenti legali”, ha aggiunto il dicastero palestinese, ringraziando il Sudafrica per il suo “passo coraggioso” che ha “mobilitato la comunità internazionale per fare chiarezza sul crimine di genocidio commesso da parte di Israele e le sue implicazioni legali”. Il ministero ha quindi lamentato che “alcuni Paesi e organizzazioni internazionali sono complici con i loro veti e la loro fornitura di tutti i tipi di armi e influenza politica legale a Israele”. Tra questi anche l’Italia, un tempo grande mediatrice di pace. Un’altra occasione persa – l’ennesima – che conferma l’orientamento sempre più filoamericano della politica italiana, che ai tempi della Prima Repubblica poteva definirsi, con orgoglio, “amica” della Palestina.
12 Gennaio 2024