La strisciante rimozione di quanto accaduto pochi anni orsono rientra, forse, nel piano orwelliano del nuovo corso politico con l’intento di obliare le nuove generazioni?
Sotto, una breve panoramica da chi fosse composta questa formazione terroristica – tratta da . iskrae
E’ stato una delle vittime del terrorismo spietato, una delle tante, probabilmente uno dei meno ricordati. Maurizio Di Leo, faceva il tipografo per il quotidiano Il Messaggero, una professione che adesso è ridotta ai minimi termini insieme alle copie cartacee dei giornali. Ma negli Anni Settanta non era così, le tipografie dove si stampavano i giornali istavano nei pressi delle redazioni ed erano parte del formidabile e autorevole sistema dell’informazione. Maurizio era anche un sindacalista della Uil e il 2 settembre del 1980 viene ucciso dai terroristi dei Nar. I colleghi negli anni lo hanno ricordato anche con una targa in memoria apposta nella portineria del giornale. Ora quella targa, per volontà dell’editore attuale, è stata tolta. E’ una scelta incomprensibile e oltraggiosa.
“È un atto gravissimo che merita una presa di posizione pubblica della Fnsi e di Stampa Romana”, dichiara Vittorio Emiliani che del Messaggero è stato direttore dal 1981 al 1987.
* Nuclei armati rivoluzionari (NAR)
Organizzazione terroristica di estrema destra attiva a Roma dall’inizio del 1978, responsabile di numerosi omicidi e della Strage di Bologna.
I componenti del nucleo originario dei NAR (Giuseppe Valerio Fioravanti, detto Giusva, e suo fratello Cristiano, Francesca Mambro, moglie di Giusva, Franco Anselmi e Alessandro Alibrandi, figlio di Antonio, Giudice istruttore presso il Tribunale di Roma) sono fuoriusciti dalle sezioni giovanili del MSI romano, in particolare da quella di via Siena, nel quartiere Nomentano, in cui erano confluiti molti dei militanti più agguerriti della sezione Monteverde. Molti di loro avevano già precedenti criminali importanti, come aggressioni, rapine e omicidi (Alibrandi, per esempio, era responsabile dell’uccisione del militante di sinistra Walter Rossi nel settembre del 1977).
Secondo le loro testimonianze, l’esperienza traumatica dell’Agguato di via Acca Larentia e della successiva commemorazione nella sede del FUAN (funestata da azioni di devastazione e guerriglia in cui il giovane missino Stefano Recchioni è ucciso dalla polizia) ha un ruolo cruciale nel determinare il passaggio alla lotta armata.
Ai NAR aderiscono poi: Giorgio Vale, che militava anche in Terza posizione; Gilberto Cavallini, che era stato “forgiato militarmente” da Massimiliano Fachini, figura di riferimento dell’estrema destra in Veneto (sebbene non abbia mai ammesso la sua appartenenza a Ordine nuovo, questa sembra essere attestata da alcuni documenti) e sodale di Franco Freda; Luigi Ciavardini e Massimo Carminati, figura di collegamento tra i terroristi neri e la Banda della Magliana.
A loro si aggiungono molti che si aggregano ai NAR solo temporaneamente, partecipando ad alcune azioni, tra cui per esempio Giuseppe Dimitri (detto Peppe), pure legato a Terza posizione, Egidio Giuliani, a lungo indagato per la tentata strage fuori da Palazzo Marino a Milano il 29 luglio 1980, e i futuri collaboratori di giustizia Walter Sordi e Stefano Soderini.
A partire dal 1978, l’organizzazione si lancia in un crescendo di azioni sempre più violente nella Capitale, dalle rapine (tra le più clamorose quella all’armeria Omnia sport), alle aggressioni a obiettivi di sinistra (come l’attacco a Radio Città Futura il 9 gennaio 1979), a ferimenti e omicidi di funzionari dello Stato che si trovavano in prima linea nel contrastare il terrorismo di destra. Un’escalation impressionante anche dal punto di vista quantitativo: 29 attentati rivendicati nel 1978, 43 nel 1979 e 32 nel solo primo semestre del 1980.
Tra il 1978 e il 1982, i NAR uccidono 23 persone in attentati individuali. Tra le loro vittime, il Sostituto Procuratore di Roma Mario Amato, a cui erano assegnate tutte le inchieste sul terrorismo di destra nella Capitale, i poliziotti Maurizio Arnesano, Francesco Evangelista (detto “Serpico”) e Ciriaco Di Roma, il capitano della Digos Francesco Straullu, Antonio Leandri (vittima di uno scambio di persona), Francesco Mangiameli, dirigente di Terza Posizione in Sicilia e potenziale testimone scomodo in relazione alla Strage di Bologna, i camerati Giuseppe De Luca e Marco Pizzari.
I NAR inoltre sono stati giudicati responsabili della Strage di Bologna, per cui sono stati condannati in via definitiva Mambro, Fioravanti e Ciavardini e, in primo grado (gennaio 2020), Cavallini.
I NAR non mostrano interesse per l’elaborazione teorica: gli unici documenti a loro firma sono volantini di rivendicazione delle azioni. Privilegiano la dimensione “esistenziale” dell’azione violenta, presentata come ribellione contro lo Stato, e coltivano in sommo grado i valori della fedeltà ai camerati e della vendetta contro chi li attacca e i “traditori” interni al loro ambiente, veri o presunti. Fedele a questa ispirazione, il gruppo non si dà strutture gerarchiche (Giusva Fioravanti s’impone naturalmente come leader carismatico) e, nell’intenzione dei fondatori,la sigla NAR (inventata da Francesca Mambro) è a disposizione per essere usata, senza bisogno di autorizzazione, da qualunque militante di estrema destra, a condizione che compia azioni con una chiara connotazione antisistema.
Rivendicano per sé l’etichetta di “spontaneisti”, cioè di esponenti del cosiddetto “spontaneismo armato”, estraneo alle logiche della destra eversiva della generazione precedente, e soprattutto ai servizi segreti.
Le inchieste giudiziarie, però, hanno intaccato in modo pesante quest’autorappresentazione. Hanno documentato infatti i contatti tra militanti legati ai leader della “vecchia guardia” dell’estrema destra e i giovani sedicenti “spontaneisti”: Gilberto Cavallini è la figura più rappresentativa in questo senso. Nel carcere di Nuoro, inoltre, il Gotha del terrorismo “spontaneista” coinvolge nella stesura di un documento collettivo il giornalista neonazista e collaboratore del SID Guido Giannettini, processato e poi assolto per la Strage di piazza Fontana, che era stato l’icona delle collusioni tra intelligence e terrorismo nero. Sono documentati inoltre legami significativi con la criminalità comune, con il crimine organizzato e con soggetti “ibridi” come la Banda della Magliana, tramite Massimo Carminati. Sull’immagine ribelle e “antisistema” del gruppo, infine, pesa come un macigno la condanna di Licio Gelli e altri esponenti della P2 per il depistaggio delle indagini sulla Strage di Bologna.
Nel corso di decenni di processi si sono accumulati elementi che portano a sospettare l’esistenza di contatti tra i NAR e i servizi segreti. Di recente, inoltre, nuovi indizi portano a sospettare che Fioravanti possa essere stato, su mandato mafioso, il killer del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella.
Bibliografia essenziale
Giovanni Bianconi, A mano armata. Vita violenta di Giusva Fioravanti, Baldini&Castoldi, Milano 1996
Franco Ferraresi, Minacce alla democrazia. La Destra radicale e la strategia della tensione in Italia nel dopoguerra, Feltrinelli, Milano 1995
Nicola Rao, Il piombo e la celtica, Sperling & Kupfer, Milano 2009
Giuliano Turone, Italia occulta. Dal delitto Moro alla strage di Bologna il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica (1978-1980), Chiarelettere, Milano 2019