Photo: Cameron David (by Peter Macdiarmid:Getty Images)
Al via la campagna per il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Il voto sarà il 23 giugno. La commissione elettorale britannica ha designato le due campagne ufficiali: ‘Vote leave’, a favore dell’uscita dall’Unione (la cosiddetta Brexit); e ‘The in campaign’, filoeuropea.
Di Ennio Remondino
Anche in Gran Bretagna, chi si asterrà, di fatto voterà due volte contro la permanenza della Gran Bretagna nella Ue. Il peccato ‘tecnico’ di chi predica l’astensionismo è la doppia negazione al quesito sottraendo numeri al quorum. In Gran Bretagna solo due le campagne ufficiali, senza astensionisti politici dichiarati. La commissione elettorale britannica ha designato le due campagne ufficiali: ‘Vote leave‘, a favore dell’uscita dall’Unione (la cosiddetta Brexit); e ‘In campaign‘, filoeuropea. La designazione ufficiale permetterà ai comitati promotori di spendere fino a 7 milioni di sterline.
Ma di che si tratta realmente? Brexit si indica la possibile uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Sarebbe la chiusura dell’Isola di Sua Maestà verso un’istituzione mai troppo amata oltre Manica. Uno scarso feeling sottolineato dalla mancata adesione all’Euro. Nonostante il poco amore verso l’UE non è però così facile per il governo Cameron pilotare questa uscita. Il premier, coinvolto nello scandalo dei ‘Panama Papers’ attraverso il padre, è accusato di non prendere una posizione netta e definitiva, dando l’idea di opporsi all’uscita dalla Ue ma senza troppa convinzione.
Euro o non euro, la Gran Bretagna, far parte dell’UE ha permesso alla Gran Bretagna di non rimanere isolata rispetto decisioni importanti in materia di economia e geopolitica. Le possibili conseguenze di un addio della Gran Bretagna all’UE? Secondo un’indagine realizzata dalla Bertelsmann Stiftung, un Brexit costerebbe alla Gran Bretagna circa il 14% del proprio prodotto interno lordo. Con una perdita di oltre 300 miliardi nel corso degli anni successivi all’uscita dall’Unione Europea. Voglia di uscita come vocazione al suicidio? Non proprio.
«Non si sta discutendo di euro, deficit di bilancio, accordi commerciali, ma del futuro politico di un Paese e di un intero continente». Lettura allargata della vicenda da oparte di Emma Marcegaglia su il Sole24ore. E il minacciato divorzio di Londra dall’Unione è un rischio per il pianeta intero. A Londra il prezzo economico più alto, all’Europa un costo politico forse insostenibile. Primo passo verso un processo di disintegrazione del progetto europeo stesso. Una scelta che aprirebbe scenari incerti, strumentalizzata dai partiti nazionali euroscettici e di destra. Il primo passo per un ritorno al passato non rassicurante e non glorioso.
15 aprile 2016