di José Reinaldo Carvalho*
Si dice che il 1900 sia stato il secolo americano. Un affermazione che non corrisponde ai fatti, dal momento che il 20° secolo è stato anche il tempo delle rivoluzioni popolari e del socialismo, dell’Unione Sovietica, del bipolarismo e della Guerra Fredda.
Certamente, è stato il secolo in cui tra i paesi imperialisti l’egemonismo americano ha sostituito quello britannico, quando gli Stati Uniti hanno costruito la più grande potenza politica e militare, che ha commesso crimini contro l’umanità, tra cui l’uso – impunito fino ad oggi – dell’arma nucleare.
E’ stato il secolo americano nel senso dell’interventismo, delle politiche di guerra, delle basi militari, della NATO come braccio armato, dei tentativi di esercitare il dominio unipolare e l’unilateralismo, nonostante l’esistenza dell’ONU e la consacrazione da parte della maggioranza paesi dei principi del diritto internazionale.
E’ stato il secolo della minaccia americana.
Gli anni 2000 sono già iniziati e tendono a scorrere come il secolo del declino di questo imperialismo, della sua perdita di terreno e del suo fallimento. Il secolo dell’illusione americana.
Ciò non significa che un sistema internazionale multipolare sia già formato, che il mondo si stia sviluppando senza conflitti e che la legge abbia già superato la forza. Ancor meno che l’egemonia cinese sia già consolidata, anche perché il Partito Comunista, la forza trainante di quello stato socialista, non sembra perseguire questo obiettivo.
In ogni caso, gli Stati Uniti stanno indirizzando le loro azioni politiche, diplomatiche e militari nella lotta contro la Cina, contro la quale ora si propone una sorta di “ampio fronte mondiale”, un obiettivo irraggiungibile nell’attuale congiuntura, quando vengono alla luce due concezioni e condotte tra loro antagoniste in politica estera. E quando il mondo non è più disposto a inchinarsi alle minacce americane.
Questo antagonismo si rivela chiaramente nel bel mezzo della pandemia Covid-19. Il 17 maggio, nel tentativo di affermare la sua volontà imperiale, il segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, ha affermato che “il mondo deve unirsi” per costringere la Cina a pagare “i danni causati dal Covid-19”.
Il capo della diplomazia americana insiste con la tesi screditata secondo cui la Cina deve compensare gli Stati Uniti e il mondo per i danni che la pandemia ha causato all’economia mondiale: “il mondo deve imporre il pagamento dei costi del coronavirus alla Cina”, ha detto Pompeo, che cerca di sostenere la sua proposta con accuse infondate: “sappiamo che il virus è nato a Wuhan” e che “il Partito Comunista Cinese è stato irremovibile nel negare di indicare esattamente dove”. Pompeo afferma inoltre che la Cina non ha informato tempestivamente l’OMS in merito al manifestarsi del nuovo coronavirus, “tacendo sull’entità della pandemia” e nascondendo le informazioni necessarie per la ricerche degli scienziati statunitensi.
La Cina ha già risposto a queste accuse infondate. Il Ministero degli Affari Esteri della nazione asiatica ha pubblicato un articolo di 30 pagine che confuta le “24 assurde accuse” degli Stati Uniti.
Tutto sta ad indicare che l’amministrazione di Donald Trump sta cercando oltre i suoi confini i pretesti per nascondere il proprio fallimento nel combattere il covid-19 sul suo territorio, dove la pandemia assume tutte le caratteristiche di una crisi umanitaria. Nell’anno delle elezioni, l’inquilino della Casa Bianca ha bisogno di un rinnovato appello “nazionalista”. Lo slogan “America first” sembra già logoro e ha bisogno del complemento di un nemico esterno da combattere.
Ma la Cina non è disposta ad essere il capro espiatorio di Trump. La ferma risposta del presidente cinese Xi Jinping ha tolto argomenti alle intenzioni degli Stati Uniti di creare un “fronte mondiale” anti-cinese. In un discorso alla 73a Assemblea mondiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il leader comunista si è impegnato a realizzare un possibile vaccino prodotto in Cina contro il Covid-19 “e a investire 2 miliardi di dollari in due anni” nella lotta globale contro la malattia.
Una lezione pratica sul significato della politica dello sviluppo condiviso formulata e applicata dal governo cinese.
Il sogno americano di dominare il mondo è infranto dalla forza dei fatti e dall’ineluttabilità delle tendenze attuali. Tutto indica che sarà attorno alla Cina e non all’imperialismo statunitense che si potrà formare un fronte di paesi, all’insegna della pace e della cooperazione internazionale.
*Giornalista e segretario generale del Centro Brasiliano di Solidarietà ai Popoli e Lotta per la Pace (Cebrapaz)
26 Maggio 2020
Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it