Comunicato del Comitato antifascista e per la memoria storica-Parma sul “caso Mori”
by anpict
Comitato antifascista e per la memoria storica – Parma 17 marzo 2015
Altre medaglie della Repubblica ad altri fascisti “infoibati”: infoibati falsi (o almeno molto molto dubbi)
Se lo schiamazzo causato dall’attribuzione del riconoscimento a Mori non può che essere benvenuto, va tuttavia ricordato che nell’elenco di coloro a cui nel corso di questi dieci anni è stato concesso lo stesso riconoscimento ci sono parecchi “casi” molto simili a quello di Mori. Limitandoci a coloro che sono morti tra il novembre 1943 e l’aprile 1945 troviamo questi casi: Abriani Gerolamo, caduto 15/9/1944 come appartenente alla 5^ Legione MDT ferroviaria; Alessio Ferdinando, milite della MDT, caduto lungo la linea ferroviaria Opicina – Prosecco il 28/2/1945; Antonini Antonino, che alcuni definiscono ex squadrista e componente la 41^ Brigata Nera di Trieste, catturato e soppresso dai partigiani ad Umago il 13/11/1944; Borroni Antonio, descritto da Papo quale milite della MDT, ex volontario fascista nella guerra di Spagna, volontario in Montenegro, ucciso in Istria il 29/9/1944; Brunetti Antonio, milite MDT, ucciso il 27/5/1944 presso Matulje (Mattuglie); Cantarutti Edoardo, sottufficiale dell’Esercito della RSI, soppresso dai partigiani a Gorizia il 7/11/1943; Chersicla Luigi, sergente della MDT, scomparso l’8/7/1944 a Grisignana; D’Aliberti Carmelo, Guardia di Finanza, catturato e probabilmente ucciso a Sicciolie il 3/8/1944; Del Bigallo Giuliano, vice brigadiere di PS alla Questura di Gorizia, morto il 1/2/1944 in conseguenza delle ferite riportate in un attacco di partigiani; Del Negro Oliviero, membro della Guardia Civica (formazione collaborazionista triestina) caduto durante un attacco partigiano ad Opicina nel dicembre del 1944; De Pierro Angelo, caporale della MDT, ucciso il 13/9/1944 a Gorizia; D’Ambrosi Antonio, milite della MDT, ucciso nel giugno 1944 in Valdarsia in Istria; Englaro Gastone, ex carabiniere (i nazisti sciolsero l’Arma il 7 ottobre 1943 e nella Venezia Giulia molti dei suoi componenti passarono nelle file della MDT) scomparso il 12/2/1944 a Muggia; Ferrara Salvatore, Guardia di Finanza, scomparso nell’attacco dei partigiani alla postazione di Matteria (Materija) il 13/1/1944 (tale postazione collaborava attivamente con i nazisti nella lotta antipartigiana, negli arresti, nei rastrellamenti…); Fiorentini Giovanni, componente l’11^ Legione Camicie Nere, fucilato il 29.10.1943 a Babin Potok (Croazia); Galante Giuseppe, milite MDT, scomparso nel settembre 1944; Ghersa Giulio, milite MDT, caduto nell’aprile 1944 durante un attacco partigiano in Istria; Ghersi Michelangelo, milite MDT, ucciso in casa a Laurana il 24/11/1944; Lacchiana Giovanni, milite delle Camicie Nere, caduto il 25/10/1944 a Ogulin (Croazia); Lottici Arnaldo, Guardia di Finanza, scomparso il 2/2/1944 durante un attacco partigiano alla caserma di Sicciolie; Lubiana Ettore, milite MDT, caduto durante un attacco di partigiani a una colonna nazifascista presso Rifembergo (Branik) il 2/2/1944; Meazzi Angelo, ex carabiniere, in servizio alla postazione di Gabrovizza a Trieste (probabilmente della MDT), scomparso il 24.2.1944; Musco Giuseppe, membro della formazione “Mazza di ferro” della MDT, ucciso nel 1944 a Montona; Olmo Giuseppe, Guardia di Finanza, scomparso nell’attacco dei partigiani alla postazione di Matteria il 13/1/1944; Porru Silvio, Guardia di Finanza, scomparso nell’attacco dei partigiani alla postazione di Matteria il 13/1/1944; Querincis Ottavio, componente del collaborazionista Battaglione Alpini “Tagliamento”, scomparso il 22/4/1944 presso Duttogliano (Dutovlje); Ricci Lucchi Serafino, Guardia di Finanza, disperso nel corso di uno scontro con i partigiani nei pressi di Divaccia (Divača); Sangrigoli Mariano, milite MDT, scomparso il 14/4/1945 a Lanischie (Lanišče); Stossich Libero, milite MDT, ucciso il 28/4/1945 presso Umago; Summa Donato, milite MDT, caduto il 14.1.1944 presso Senosecchia (Senožeče); Valoppi Michele, milite MDT, caduto il 13/10/1944 presso Sedegliano (UD); Verdelago Ervino, segretario del Partito Fascista Repubblicano di Tomadio (Tomaj), ucciso a Trieste il 26/2/1944.
A quanto detto va aggiunto che nell’elenco dei percettori dei riconoscimenti ci sono svariati casi che risultano molto dubbi. Il colmo è rappresentato dai casi di Antonio Ruffini, insignito del riconoscimento di “infoibato” ma in realtà caduto da partigiano a Grgarske Ravne in Slovenia a fine marzo del 1944 (cosa riconosciuta dal Comune di Termoli e dalla Regione Molise, ma non dalla Commissione) e di Fortunato Matiussi, per il quale è di per se esplicativa la motivazione della concessione del riconoscimento: “residente a Pisino, fu lì fucilato il 4 ottobre dalle truppe tedesche per rappresaglia sulla popolazione a seguito della precedente occupazione titina”!
Per le singole decisioni in merito all’attribuzione del riconoscimento la responsabilità diretta è indubbiamente dei componenti l’apposita Commissione, operante in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e composta, oltre che da vari rappresentanti delle organizzazioni degli esuli, dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da un suo delegato, dai rappresentanti degli Uffici Storici degli Stati Maggiori di tutte le forze armate dello Stato e da un delegato del Ministero dell’Interno. Quindi la responsabilità diretta di quanto è accaduto è delle più alte autorità dello Stato e delle Forze Armate.
Che le cose stessero come stanno era risaputo da almeno 10 anni, ma coloro che lo facevano notare venivano tacciati di estremismo, nostalgie “slavo-comuniste” e gratificati del termine infamante di “negazionisti”. Fino a subire vari tentativi di chiudere loro la bocca attraverso licenziamenti, tagli di finanziamenti, minacce e veri e propri tentativi di aggressione fisica. Mentre coloro che in campo storiografico hanno posto le basi “scientifiche” per tutto quanto accade regolarmente ogni 10 febbraio sono stati presentati e incensati come “ricercatori obiettivi ed equilibrati” e portatori della “verità storica”. Nel contempo le organizzazioni degli esuli, che hanno progettato e ottenuto quanto descritto in precedenza, sono diventate apprezzate interlocutrici della ”opinione pubblica democratica” (anche di quella sua parte che oggi si scandalizza per il caso Mori) e destinatarie di appoggi, aiuti ed ingenti finanziamenti per diffondere le loro “verità”. Di tutto questo sono ampiamente corresponsabili i media, anche quelli che oggi prendono atto di questo “errore” e si chiedono come sia potuto accadere. Forse un serio esame di coscienza potrebbe essere salutare per molti.
La redazione del sito Diecifebbraio.info