di Antonio Mazzeo
Precipita drone da guerra nelle acque siciliane ma il Ministero della Difesa e i vertici dell’Aeronautica Militare si trincerano nel più assoluto riserbo. Il 22 ottobre scorso, nel corso dell’ennesimo test sperimentale, un velivolo senza pilota MALE (Medium Altitude Long Range) “Falco Xplorer” di Leonardo-Finmeccanica, a causa di un incidente è ammarato poco dopo il decollo dall’aeroporto di Trapani-Birgi.
La notizia è stata rivelata solo dalla testata online specializzata Ares Osservatorio Difesa che ha citato come fonte l’holding industriale-militare produttrice. “L’incidente è avvenuto durante un volo per l’ottenimento della certificazione e secondo quanto riferito dalla Leonardo stessa, è stato gestito in totale sicurezza evitando aree dove sono erano presenti imbarcazioni”, riporta Ares. “L’ammaraggio, avvenuto sempre sotto il controllo dei piloti, ha permesso il recupero del drone per individuare i fattori che hanno portato all’incidente. I piloti del velivolo senza pilota sono stati aiutati anche dal velivolo chase che normalmente accompagna il velivolo durante queste delicate fasi di volo”.
Il “Falco Xplorer” coinvolto nell’incidente in Sicilia occidentale è immatricolato con la sigla XAV-SA-007; tra le possibili cause del sinistro, la più probabile sarebbe quella di un problema tecnico ad una pala dell’elica.
I test di volo del nuovo drone da guerra hanno preso il via nello scalo aereo siciliano il 15 gennaio 2020 con il supporto tecnico e ingegneristico del Reparto Sperimentale dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare (Roma). I manager di Leonardo-Finmeccanica speravano di ottenere la certificazione di aeronavigabilità del drone tra fine del 2020 e l’inizio del 2021.
Con un peso massimo al decollo di 1,3 tonnellate, il “Falco Xplorer” può volare ininterrottamente per 24 ore a una quota operativa di 24.000 piedi, in ogni condizione meteorologica, per svolgere un “ampio ventaglio di missioni, sia di tipo militare che civile-governamentale”.
Il velivolo dispone di un collegamento dati satellitare per operazioni terrestri e marittime di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR). La stazione di controllo a terra consentirà agli operatori di monitorare l’aeromobile e i suoi sensori e di trasmettere le informazioni ai sistemi C5I (Command, Control, Communications, Computer, Collaboration and Intelligence) della rete militare nazionale e di quella dei paesi alleati NATO. Il prototipo del Falco Xplorer è stato realizzato presso lo stabilimento Leonardo di Ronchi dei Legionari (Gorizia).
La nuova piattaforma si posiziona tra i droni con dimensioni e prestazioni molto simili all’MQ-9A “Predator” della statunitense General Atomics, in dotazione dell’US Air Force e, nella versione migliorata “Reaper” del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza ad Amendola (Foggia). Rispetto alla versione precedente dei droni Falco Evo di Leonardo, il modello Xplorer ha una fusoliera più ingrandita ed allungata e una struttura alare potenziata per poter portare carichi esterni. La capacità di carico accreditata è di circa 350 kg, consentendo un’eventuale utilizzo del drone per lo svolgimento di operazioni killer, cioè l’esecuzione di lanci di missili aria-terra.
La campagna dei test sperimentali del nuovo velivolo senza pilota di Leonardo ha sancito la trasformazione dello scalo aereo di Trapani-Birgi in vero e proprio poligono sperimentale dei droni prodotti in ambito nazionale ed internazionale. Cinque anni prima dei pericolosi decolli e atterraggi del “Falco Xplorer”, erano stati i prototipi del P1HH Hammerhead di Piaggio Aero a utilizzare le piste dell’aeroporto siciliano, uno dei più importanti in Italia come volume di traffico passeggeri.
Il 19 marzo 2015 un drone P.1HH, a causa di un problema tecnico-operativo, uscì fuori pista durante le prove di rullaggio. L’aeromobile terminò la sua corsa nel prato circostante e la pista fu chiusa temporaneamente al traffico aereo. Il blocco dell’operatività costrinse le compagnie a dirottare i voli su Palermo Punta Raisi, con relativa richiesta danni da parte delle stesse. Ancora più grave quanto accadde invece la mattina del 31 maggio 2016, quando un altro velivolo senza pilota P1HH precipitò in mare nei pressi dell’isola di Levanzo, venti minuti dopo il decollo dall’aeroporto siciliano.
Lo scalo di Trapani-Birgi è stato il baricentro operativo di una vasta esercitazione con l’impiego di droni militari che ha interessato lo spazio aereo di quasi tutta la Sicilia occidentale, dal 7 al 10 luglio scorso. Il 17 ottobre, le autorità preposte al controllo del traffico aereo hanno emesso un avviso (NOTAM) sull’istituzione di corridoi aerei ad alta quota nel periodo compreso tra il 19 ottobre 2020 e il 16 gennaio 2021 “per attività di aeromobili a pilotaggio remoto militari”, in una vasta area geografica poco più a sud della costa meridionale della Sicilia. Le indicazioni del corridoio denominato con la sigla IASR002 lasciano presumere che i velivoli a pilotaggio remoto decolleranno dall’aeroporto militare di Pantelleria, sotto il controllo del 37° Stormo dell’Aeronautica Militare di stanza a Birgi.