di: Cristiano Mais
Siamo alle solite. La continua scoperta dell’acqua calda. “Strade e ponti, il cartello degli appalti”, titola Repubblica. “Materiali scadenti”, scrive il Corsera.
Si tratta di “una nuova indagine monstre” – come dettaglia il quotidiano diretto da Mario Calabresi – avviata dalla procura di Gorizia che “indaga su più fronti”: di tutto e di più nelle operazioni condotte dalle Fiamme gialle, strade, autostrade, cantieri dei dopo terremoto, Anas, Autostrade, si arriva fino al ponte Morandi a Genova.
“Cartelli di imprese che si suddividono gli appalti a tavolino”, “ribassi concordati”, “materiali utilizzati di scarsa qualità”, “autorità di vigilanza che non vigilano” e chi più ne ha più ne metta.
Ma non si accorgono, lorsignori, che il modello è sempre, invariabilmente lo stesso ormai da quarant’anni a questa parte? Strada facendo s’è sempre più affinato, of course, ma la base è quella, impiantata a partire dalla realizzazione della Salerno-Reggio Calabria, passata per la terza corsia Napoli-Roma (siamo negli anni ’70), consolidatasi con il dopo terremoto del 1980 e dieci anni più tardi con l’avvio dei cantieri per l’Alta Velocità.
Facciamo un altro caso emblematico, accaduto nel 1983, a ridosso del sisma che colpì la Campania e la Basilicata. Parliamo di Monteruscello, la Pozzuoli bis realizzata in tempi rapidissimi per l’emergenza (costruita a tavolino) del bradisisma a Pozzuoli: vennero costituiti dei raggruppamenti di imprese, tra nazionali e locali, per fare un solo esempio c’era la ditta dei fiorentini Pontello, allora molto a la page. E tutta la rete dei subappalti era finita nelle mani della camorra, con un’impresa che faceva da riferimento, la Sorrentino Costruzioni Generale, molto cara a ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino.
Vagonate di miliardi per realizzare una piccola città-mostro, sotto il profilo urbanistico, ambientale, uno Zen (di Palermo) ancor peggiore, utilizzati i materiali più scadenti al mondo, dopo appena un anno molte palazzine già erano in fase di crollo. Errori tecnici clamorosi nelle progettazioni: ad esempio i terrazzini costruiti con la pendenza sbagliata, verso l’interno casa, in modo tale che ogni pioggia significava un allagamento dell’appartamento.
E tutte la ricostruzione post sisma ha seguito lo stesso modello: consorzi d’imprese con le big del mattone “per finta”, subito i subappalti, la gestione del movimento terra, l’acquisto del cemento e del calcestruzzo controllati dalla camorra che ingrassa, il tutto con la benedizione dei politici di riferimento (per ogni consorzio). I più gettonati, tra i politici di allora, Pomicino (con la sua cara Icla e tante imprese amiche, come Zecchina, Balsamo, appunto la Sorrentino) e Vincenzo Scotti, all’epoca ministro della Protezione Civile.
E adesso, magistrati e media scoprono quel sistema. Lo stesso copione che sta capitando con i rifiuti, un bobbone cominciato oltre trent’anni fa, e la camorra a farla da padrona. Come del resto l’infiltrazione e ora quasi il predominio delle imprese di mafia, di camorra e soprattutto di ‘ndrangheta nelle regioni del centro nord, con tante capatine all’estero, per lavare meglio – e indistrurbati – le gigantesce quantità di danari sporchi.
E’ proprio l’amara realtà: la guerra alle mafie è stata sempre un finzione, mai combattuta dallo Stato che è stato ben lieto di vederla crescere – la piovra mafiosa – sempre più a dismisura. Cin cin.
22 novembre 2018