DANILO TOSARELLI – MILANO
L’astensionismo è proprio una brutta bestia.
L’ho sempre contrastato con forza, perché detesto la passività.
E spesso, astensione e passività si tengono per mano.
Io considero essenziale, che ognuno abbia gli strumenti per essere un protagonista.
Ognuno di noi deve saper essere uomo/donna di parte. Serve schierarsi.
Saper scegliere e poter decidere configura una sana democrazia.
I nostri nonni si presentavano al seggio con il vestito della festa.
Era un dovere, oltre che un diritto.
Dopo tanti anni di dittatura fascista, si tornava liberi di votare.
E ognuno sceglieva convintamente dove mettere la sua x.
Oggi si preferisce andare al mare o in montagna.
Ieri c’erano le grandi ideologie e i grandi partiti di massa.
C’erano in campo valori autentici, magari anche in contrapposizione.
Ma il popolo ci credeva, si schierava con passione, partecipava.
Oggi quel protagonismo è merce rara, spesso introvabile.
Ieri la politica era passione e la si faceva con spirito di servizio.
Oggi è diventata il possibile affare della tua vita.
Non amo generalizzare, ma per gran parte è purtroppo così.
Questa è la politica dell’oggi, quella che ha deluso milioni di italiani.
Ecco allora spuntare il seme della passività e dell’astensionismo.
Che darà frutti a chi già detiene il potere ed usa biecamente la politica.
In Italia il diritto di voto è garantito dall’articolo 48 della Costituzione.
Non è obbligatorio votare. Lo è invece, in 26 altri Paesi al mondo.
Lo sapevate? Sono previste sanzioni per chi non rispetta tale dovere.
Fra di essi anche Belgio, Grecia, Bulgaria, Egitto, Australia, Argentina.
I sostenitori del voto obbligatorio affermano sia una scelta utile.
Una responsabilità civile, come la tassazione e l’istruzione obbligatoria.
Inoltre, conferisce un più alto grado di legittimità politica all’eletto.
Posso dire che tutto ciò non mi appare così stridente?
Rimane il fatto, che in Italia ormai vanno a votare circa il 60% degli aventi diritto.
Il politologo Gianfranco Pasquino ha speso molto tempo a riguardo.
Tutto sintetizzabile in questi 2 punti.
– La forte somiglianza tra le proposte di coalizioni e candidati diversi fra loro.
Conoscete la storia dei 2 gelatai sulla stessa spiaggia? Emblematica.
Quale la differenza? Cosa cambia per il cittadino?
– La crisi dei partiti, che ormai non riescono più a mobilitare gli elettori.
Non riescono più a convincerli nel portarli alle urne.
Tutto ciò, denota una sfiducia generale verso partiti ed anche istituzioni.
Dopodiché, cresce l’astensionismo anche in molti altri Paesi europei.
Paesi anche con storie politiche molto diverse dalle nostre.
Politologi e sociologhi, sono arrivati insieme alle stesse conclusioni.
“Le persone più anziane e socializzate, in tempi in cui partecipare era un dovere, oltre che un’abitudine radicata, stanno uscendo di scena. I giovani, che entrano nel mercato elettorale, sono meno interessati alla politica e tendono ad astenersi.”
Tutto ciò fotografa indubitabilmente la situazione attuale, ma non è un testamento.
Non si può accettare passivamente, questo allontanamento dei giovani dalla politica.
Piaccia o no, la politica continuerà a decidere anche per quei giovani disinteressati.
E dire, come ho sentito più volte, ” ma chi se ne frega…” appare come un autogol.
Una scelta evidentemente da irresponsabili, che sottovalutano il potere della politica.
Bisogna tornare a riappropriarsi della politica.
Nelle sue varie forme, innanzitutto con un ritrovato protagonismo. Tutto è politica.
Ma tutto ciò, non può prescindere da un nuovo sistema elettorale.
Un sistema elettorale, che torni a dare voce alla molteplicità del pensiero politico.
I vari sistemi maggioritari hanno fallito. La presunta governabilità ha dato frutti amari.
Le coalizioni politiche hanno rappresentato delle gabbie per gli elettori.
La rappresentanza politica deve tornare ad avere una identità riconoscibile.
È ormai maturo il tempo, per tornare ad un sistema elettorale PROPORZIONALE PURO.
Dobbiamo riprovarci…
Foto di Element5 Digital