Come dobbiamo considerare il comunicato delle ditte che si accorgono, solo dopo l’inchiesta giornalistica, di avere ricevuto capi d’abbigliamento fatti da bambini e ragazzini senza nessuna garanzia?
Bambini e ragazzini scappati, sicuramente, da un conflitto di guerra nel loro paese e scatenato da altri capitalisti che vogliono dettare legge in tutto il mondo…
Il mondo culturale capitalista non ha ritegno e si appella alla “buona fede“… ma solo dopo essere stati scoperti.
L’ipocrisia di questi “signori” che fanno soldi sulla pelle delle persone perbene rasenta quella sbeffeggiata nella canzone del grande cantautore Enzo Jannacci “Se me lo dicevi prima” che inizia così:
Eh, eh, eh, ma se me lo dicevi prima
Eh, se me lo dicevi prima
Come prima
Ma sì se me lo dicevi prima
Ma prima quando
Ma prima no…
Le giutificazioni delle imprese dell’abbigliamento nei confronti delle vittime di questo iper-sfruttamento rientrano nella sarcastica parodia del cantautore quando, nella stessa canzone, recita:
“Ma io ho bisogno di lavorare io sto male adesso
Eh sto male e sto bene macché il lavoro e mica il lavoro
Posso mica spedirti un charter
Bisogna saperlo prima che dopo non c’è lavoro, prima, capito…”
MOWA
Bambini schiavi siriani: sono loro a cucire i vestiti delle grandi marche
Un’inchiesta della Bbc svela questo indecente business. Noi paghiamo la Turchia e la Turchia li tratta da schiavi.
Zara, Mango jeans, Marks & Spencer . L’Europa vestita dai piccoli profughi siriani sfruttati in Turchia. Le telecamere nascoste della BBC sono entrate nelle fabbriche dell’orrore. L’indagine sotto copertura del programma Panorama testimonia il lavoro dei bambini nel confezionamento di vestiti per la Marks & Spencer e per il rivenditore online ASOS.
Piccoli profughi siriani sfruttati in Turchia: sono loro a cucire i nostri vestiti
Nell’inchiesta della BBC le telecamere sono entrate in diverse fabbriche tessili dove si producano abiti che poi finiscono sui mercati europei: ed è lì che hanno scoperto che a cucire quei vestiti, molto spesso, sono dei bambini.
Piccoli profughi scappati dalla guerra in Siria e che hanno trovato “accoglienza” tra i macchinari di aziende che producono abiti destinati al commercio europeo.
Inchiesta. Panorama ha trasmesso le immagini di sette ragazzini siriani, rifugiati, in una delle più grosse fabbriche in Turchia del marchio britannico Marks and Spencer: “Guadagnavano meno di una sterlina l’ora, molto al di sotto del salario minimo turco”. Sarebbero stati reclutati da un intermediario che poi li pagava in contanti fuori dalla fabbrica. Il più giovane ha 15 anni e lavorava più di 12 ore al giorno per stirare gli abiti che poi vengono spediti nel Regno Unito.
Azienda sotto shock. Tramite i suoi portavoce, la Marks and Spencer si è detta “molto preoccupata” dei risultati dell’inchiesta giornalistica, “estremamente gravi” e “del tutto inaccettabili” per M&S. Da qui il comunicato ufficiale secondo il quale: “In commercio etico è fondamentale per M&S; tutti i nostri fornitori sono vincolati contrattualmente a rispettare i nostri Global Sourcing Principles che riguardano ciò che pretendiamo sul rispetto dei diritti dei lavoratori. Non possiamo tollerare alcuna violazione di questi principi e vi assicuriamo che questo non accadrà di nuovo”, ha spiegato il portavoce, offrendo un impiego permanente ai siriani reclutati nelle fabbriche.
24 ottobre 2016