di Gianni Barbacetto
Scena uno. Mattina. Il presidente della Atm, Bruno Rota, convoca una conferenza stampa per presentare il bilancio. Con un po’ d’emozione nella voce, dice: “Io sono incensurato e ho ottenuto ottimi risultati”. Due meriti difficili da perdonare, oggi a Milano.
Scena due. Pomeriggio. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, azionista unico di Atm, convoca l’assemblea dei soci per cacciare immediatamente Rota, colpevole di aver osato difendere la sua azienda dall’assalto di Ferrovie dello Stato. Rota è in scadenza e avrebbe comunque lasciato l’incarico dopo l’assemblea già convocata per il 22 aprile (“La norma”, spiega Rota, “prevede che si tenga non prima di 30 giorni dall’approvazione del bilancio, del 21 marzo”). Ma Sala vuole mandarlo via subito. Peccato che in assemblea non si presenti l’intero collegio sindacale: niente da fare, Rota resta presidente.
Giornata campale quella di ieri. Al mattino Rota presenta i numeri della sua gestione. Utile 2016: 38,9 milioni. Era 5 milioni nel 2011. Margine lordo: 164,1 milioni. Era 96,9 nel 2011. Nei suoi sei anni al vertice dell’azienda dei trasporti milanesi ha portato al 55,7 per cento (era il 48,1 nel 2011) la percentuale dei costi coperta dalle tariffe. Ha messo 440 milioni propri per comprare nuovi treni. Ha già ordinato 250 nuovi bus. Ha costantemente ridotto l’età media dei mezzi in circolazione facendo diventare Milano la città più virtuosa d’Italia. Con il contratto di servizio (i soldi messi dal Comune per i trasporti) tra i più bassi d’Europa. E con una posizione finanziaria netta di 247 milioni: soldi pronti in cassa da calare come jolly per vincere la gara sul trasporto pubblico che si dovrà fare. “Con 247 milioni, Milano e Atm non hanno bisogno di andare con il cappello in mano da nessuno”, spiega Rota. “Abbiamo vinto la gara a Copenaghen, stavamo per partecipare a quella di Lille. Avremmo vinto anche a Milano”.
Ma a marzo scoppia la vicenda M5. Per difendere la sua azienda dall’assalto di Fs, Rota – con l’assenso iniziale del sindaco – presenta un piano che coinvolge F2i: esercitare il diritto di prelazione sulla quota di M5 messa in vendita da Astaldi, con F2i che la compra lasciando la gestione ad Atm. Sala tira in lungo, poi per bocca dell’assessore al bilancio Roberto Tasca (che non ha alcuna delega sulle municipalizzate) blocca Rota, aprendo la strada alle Fs che s’impossessano della quota M5, che dà loro il diritto di entrare nel mercato del trasporto pubblico locale. “Rota faccia andare i tram, invece di fare finanza”, gli intima il sindaco.
E infine fa scattare la vendetta: rinnova in fretta e furia i membri del consiglio d’amministrazione di Atm, nominando anche Luca Bianchi, possibile nuovo presidente. Senza gran curriculum manageriale, ha qualche esperienza finanziaria. “Ma come, il sindaco non aveva detto che Atm non deve fare finanza?”, chiede il consigliere di sinistra Basilio Rizzo. Sala spiega che il rinnovo del cda è imposto dalla legge Madia. Peccato che lo stesso Sala abbia firmato più documenti (uno inviato alla Corte dei conti) in cui sostiene che Atm non è soggetta alla legge Madia (perché ha in corso una procedura per collocare un prestito obbligazionario). Ma tutto fa brodo, in questa partita in cui il sindaco dice una cosa (“Non so dire se oggi Rota decade o no. Deciderà l’assemblea dei soci”) e ne fa un’altra.
Salvo poi non portare a casa il risultato: l’assemblea non ha potuto neppure costituirsi, per l’assenza di tutti i membri del collegio sindacale. Assente anche il presidente. Per un malore, fanno filtrare. “Macché malore”, replica Rota, “ho comunicato al sindaco la mia indisponibilità a essere presente, perché le motivazioni non sono legittime”. L’accelerazione nella cacciata di Rota gli avrebbe impedito di partecipare, mercoledì, al confronto su Atm con il direttore generale del Comune, Arabella Caporello. Ora lo scontro si annuncia imperdibile.
Il Fatto quotidiano, 28 marzo 2017