Il 29 dicembre i media, scritti e parlati, hanno dato la notizia della diminuzione delle bollette elettriche. La fonte della notizia era un lungo comunicato dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico. Chi ha avuto la possibilità di leggere il comunicato – sette pagine di chiacchiere spesso incomprensibili, tecnicismi e statistiche ad uso e consumo di giornalisti poco propensi ad approfondire – ha notato che le notizie erano due: oltre alla diminuzione delle bollette elettriche e del gas, giustificata con il crollo dei prezzi petroliferi, c’era anche la comunicazione che con il 2016 sarebbe partita la riforma del sistema tariffario:
“L’inizio 2016 inoltre si pone come crocevia di applicazione di diverse riforme dell’Autorità, dal nuovo periodo di regolazione elettrico alla nuova bolletta 2.0, dalla remunerazione più selettiva delle infrastrutture ai primi passi della roadmap dell’Autorità verso l’uscita dalle Tutele di prezzo, passando attraverso la ‘liberazione’ del vettore elettrico, quello ambientalmente più sostenibile tra tutti i vettori energetici diffusi, dai vincoli derivanti da un passato che ne minavano la ‘par condicio’ rispetto agli altri vettori”.
Non c’avete capito nulla? Naturale visto che questi giri di parole, altisonanti quanto criptici come gli altri che infarciscono il comunicato della AEEGSI , nascondono l’ennesima fregatura che solo gli addetti ai lavori – cioè le lobby della produzione di energia elettrica e pochi altri – sono in grado di comprendere.
Ma, allora, cosa accadrà nel 2016? Sostanzialmente partirà la riforma delle tariffe elettriche che nel giro di tre anni (2016/2018) abolirà la progressività – cioè il meccanismo grazie al quale paga meno chi consuma meno e progressivamente di più chi consuma di più – e sposterà i costi di rete sulla parte fissa della bolletta senza far risparmiare chi consuma meno. Il risultato di questa “riforma” è che quando essa sarà a regime le utenze che consumano meno pagheranno di più mentre quelle che consumano di più pagheranno di meno. L’Autorità ha giustificato questa decisione anche col fatto che i nuclei familiari più numerosi sarebbero oggi più penalizzati perchè consumano di più. La realtà è ben diversa: solo il 6% delle utenze che consumano sopra il 3 KW sono composte da famiglie numerose. E’ stato calcolato che con questo “scherzetto” un residente con consumi molto bassi, ad esempio il pensionato che vive solo ed è costretto a consumare poco perchè “con la pensione non ce la fa”, pagherà almeno un centinaio di euro in più l’anno mentre una utenza media – tre o quattro persone – ci rimetterà almeno una ventina di euro l’anno. Al contrario i più spreconi – e quindi anche più ricchi – potranno risparmiare dai 40 ai 600 euro l’anno.
Secondo le associazioni ambientaliste e dei consumatori, l’82% delle 29,5 milioni di utenze verrà penalizzato dalla riforma. Ancora una volta si strizza la maggioranza della popolazione per dare ai ricchi!
Il motivo di questa controriforma è presto detto: incentivare i consumi elettrici. Naturalmente l’Autorità riempie i suoi comunicati con stucchevoli riferimenti alla sostenibilità ambientale – si parla di maggiore equità (sic) e di sviluppare sistemi meno inquinanti come le “pompe di calore” – dimenticando che incentivare i consumi elettrici fa piacere all’Assoelettrica, il branco confindustriale che riunisce i produttori di energia, i cui impianti sono oggi sottoutilizzati a causa della crisi e del progredire delle rinnovabili, ma cozza contro tanti bei discorsi sulla “decarbonizzazione”, cioè sulla diminuzione delle emissioni di CO2 legate all’utilizzo di fonti fossili. Infatti gran parte della produzione elettrica – circa il 60% – deriva ancora da centrali a petrolio, carbone e gas.
Da notare che la riforma è partita con l’assordante silenzio del governo che l’ha tacitamente sostenuta; d’altra parte cosa avrebbe potuto fare di meglio Federica Guidi, il delegato confindustriale che nel governo Renzi fa le funzioni di ministro dello sviluppo economico?
Si poteva fare diversamente? Se proprio si voleva “riformare” il sistema tariffario si sarebbe dovuto mantenere la progressività in modo da premiare chi risparmia energia e utilizza le rinnovabili con l’autoconsumo, incentivando e non penalizzando lo sviluppo delle rinnovabili, dal solare al minieolico.
Ma questo avrebbe voluto dire sferrare un ulteriore colpo alle multinazionali dell’energia. Meglio non farne di nulla e infinocchiare la gente coi bei discorsi sullo storico successo della Conferenza di Parigi sull’ambiente. Discorsi, appunto.
Inviato a Senza Soste da Jack La Cayenne
7 gennaio 2015