Mariam Sankara vedova dell’ex-presidente del Burkina Faso Thomas Sankara, icona libertaria di una rivoluzione culturale e politica tuttora in corso, ieri è tornata a casa dopo 27 anni d’esilio in Francia. È stata accolta da una folla in festa e ora la aspettano due importanti prove. Riunire i “sankaristi” in un unico partito e testimoniare al processo sull’omicidio del marito.
di Andrea de Georgio
La scena è di quelle storiche, da film. Aeroporto di Ouagadougou. Ore 16 di ieri, in Burkina Faso. Appena le ruote dell’aereo AirFrance toccano terra un urlo liberatorio si erge dalla folla festante, accorsa per l’occasione. Il messaggio viene scandito da megafoni e polmoni aperti: «Bentornata a casa, Première Dame!». Mariam Sankara, vedova dell’ex-presidente del Burkina Faso Thomas Sankara, icona libertaria di una rivoluzione culturale e politica tuttora in corso, ieri è tornata a casa dopo 27 anni d’esilio in Francia. 27 anni che coincidono con la dittatura personale di Blaise Compaore, cacciato da una piazza di un milione di Sankara nella rivolta d’ottobre. 27 anni dall’assassinio di suo marito, su cui ancora oggi s’indaga.
La storia
A dire il vero Mariam era già tornata una volta. Era il 2007 e si festeggiavano, trattenendo lacrime e critiche al partito unico, vent’anni da quel lontano 15 ottobre 1987 che cambiò la Storia di questo piccolo Paese africano. Un commando attacca il Palazzo Presidenziale di Ouagadougou. Sankara dice ai suoi compagni: «non opponete resistenza, è me che vogliono». Subito dopo la raffica di mitra, una o due granate, il corpo di Thomas che cade senza fare rumore, come gli eroi omerici. E come nei poemi degli antichi greci, dietro all’assassinio si cela il fratello geloso con brame di comando, quel Blaise Compaore con cui Sankara è cresciuto e che ne rileva il potere, facendo calare il sipario su quattro anni di governo illuminato. Appena quattro anni che hanno, però, lasciato un seme nella terra degli Uomini Integri (il nome “Burkina Faso”, è stato inventato da Sankara unendo due termini in moré e dioula, le due principali lingue nazionali, che insieme significano “il Paese degli Uomini Integri”, ben più ricco del coloniale Altovolta). Oggi quel seme è diventato un albero che ha scacciato il tiranno e chiede giustizia e libere elezioni.
«Sono contenta e fiera di ritrovarmi con il popolo burkinabé. È grazie al suo coraggio e alla sua combattività che il regime dittatoriale e antidemocratico di Compaore è stato spazzato via. Posso dunque tornare a casa. E per questo gli sarò riconoscente in eterno». Al netto delle emozioni suscitate dalle sue parole, la visita di Mariam Sankara è importante per due aspetti distinti ma legati l’uno all’altro.
Leader dei Sankaristi?
Il primo motivo è politico. Il 16 e 17 maggio si terrà a Ouagadougou la Convenzione dei partiti sankaristi, di cui Mariam sarà madrina d’onore. Mancano quattro mesi e mezzo all’11 ottobre 2015, data fissata sui calendari dei burkinabé come le prime elezioni presidenziali libere.
Nell’isteria democratica scaturita dall’insurrezione popolare di ottobre sono emerse diverse decine di partiti nuovi e vecchi, associazioni della società civile e liste indipendenti. In questa pletora di sigle a volte oscure almeno una decina si reclamano apertamente “sankariste”. Capogruppo politico è l’Unione per la Rinascita del Partito Sankarista (Unir/Ps), diretto dal 2009 da Stanislas Bénéwendé Sankara, militante sankarista di spicco e avvocato della famiglia dell’ex presidente. «Abbiamo bisogno di una figura forte come Mariam per convincere tutti i partiti sankaristi a unirsi attorno a un unico candidato e a un unico partito, come vorrebbe la base rivoluzionaria del Paese.»
Anche se le chiacchiere attorno alla candidatura di Mariam Sankara alle presidenziali sono state interrotte dalle sue stesse parole (in un’intervista di due giorni fa ha dichiarato a Jeune Afrique che non si candiderà), la sua presenza in patria può aiutare in una fase delicata della transizione democratica in cui alle riforme istituzionali, e fra tutte quella elettorale, fanno eco i continui scioperi dei lavoratori e alcune pratiche arbitrarie contro esponenti del vecchio regime.
Il processo Sankara
Il secondo motivo della visita della vedova Sankara in Burkina Faso è invece legato alla riapertura dell’annoso processo sull’assassinio di suo marito. Stanislas Sankara, che è apparso ieri al fianco di Mariam durante la sfilata dall’aeroporto fino in città, si occupa da anni di questo come di altri “dossier politici” (come ad esempio quello di Norbert Zongo, giornalista assassinato nel 1998 in circostanze mai chiarite mentre stava per pubblicare un’inchiesta su Compaore): «Per quanto riguarda il dossier Sankara sono ormai 18 anni di procedura legale, 18 anni che lottiamo contro tutte le giurisdizioni che di volta in volta si sono dichiarate incompetenti. Siamo stati perfino davanti alla commissione dei diritti dell’uomo dell’Onu nel 2006. Ci voleva la rivolta popolare per dare una svolta a questo processo».
Ora la verità
La deposizione della vedova Sankara, prevista per il 18 maggio, potrebbe accelerare l’esumazione dei resti del Capitano che dovranno essere sottoposti al test del Dna per verificarne l’autenticità, dopo che la tomba è stata messa sotto sequestro dal giudice istruttore il 9 aprile scorso. La famiglia Sankara (i due figli di Thomas e Mariam risiedono negli Stati Uniti) ha sempre messo in discussione che le spoglie del loro caro si trovino nel mausoleo di Ouagadougou, sostenendo invece che l’ex-presidente sia stato gettato in una fossa comune insieme ai suoi compagni. «Questo e tanti altri retroscena della vicenda potrebbero essere chiariti ora che finalmente c’è la volontà politica di andare a fondo nel processo» si rallegra Stanislas. «Finalmente posso dire di credere nella giustizia del mio paese» gli fa eco con gli occhi lucidi Mariam Sankara, che stamattina si è recata a rendere omaggio alle tombe dei martiri di ottobre. Attorno a loro un popolo in festa che ha sfidato la paura del tiranno e adesso, oltre a pane, acqua e dignità, reclama pure la verità.
Nella foto in alto Mariam Sankara, vedova dell’ex-presidente del Burkina Faso Thomas Sankara, tornata a casa dopo 27 anni d’esilio in Francia, accolta da una folla in festa (foto sopra) nella capitale burkinabé Ouagadougou.
15 maggio 2015