Luca Grossi
Ma i magistrati nisseni non credono a Alberto Lo Cicero e a Maria Romeo
Sarebbero emersi spunti investigativi che avrebbero consentito agli investigatori di richiamare” atti inerenti la presenza del neofascista Stefano Delle Chiaie a Palermo in un periodo compatibile con le stragi del 1992 e dei suoi rapporti con esponenti mafiosi e dei servizi di sicurezza, oltre che con esponenti politici siciliani”.
Tali atti, si legge nell’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip Santi Bologna che ha disposto l’applicazione degli arresti domiciliari a carico di Stefano Menicacci e Domenico Romeo, sono stati inoltrati dalla procura di Palermo nell’ambito delle indagini sull’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio avvenuto il 5 agosto 1989.
La Procura di Caltanissetta, in merito alla presenza di Delle Chiaie in Sicilia, sta eseguendo degli accertamenti in merito alle “dichiarazioni rese da Alberto Lo Cicero, nonché delle intercettazioni” nei confronti di Maria Romeo, sorella di Domenico Romeo con la quale Lo Cicero aveva una relazione.
Cicero non era un mafioso ‘punciuto’ (ritualmente affiliato a Cosa Nostra n.d.r) tuttavia era cugino del boss Armando Bonanno e faceva l’autista di Mariano Tullio Troia – mafioso importante condannato nel 1995 e arrestato nel 1998 ma allora incensurato – soprannominato U’Mussolini per le sue simpatie politiche, uno dei boss mafiosi di Palermo.
Ma negli anni – spiega il gip – Maria Romeo quelle dichiarazioni le ha colorite, arricchite, modificate. Troppo per essere ritenuta attendibile. Rimangono degli spunti da verificare: come ad esempio note che registrano “Er Caccola” nell’Isola, di certo a Palermo e Ragusa, in quegli anni, e alle dichiarazioni di pentiti come Francesco Onorato.
Per il Gip il fondatore di Avanguardia Nazionale era a Ragusa e lì “tenne in Santa Croce in Camerina (RG) un comizio in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale, quale esponente e promotore della ‘Lega Nazional Popolare’”. All’evento, Delle Chiaie “era in compagnia dell’ex onorevole Salvatore Cilia”, già sindacalista, deputato regionale e segretario provinciale del MSI di Ragusa. Queste informazioni sono state riportate in una nota dello Sco del febbraio 1995, ripresa dalla Dia nel luglio 2022, come emerge nell’inchiesta della Dda di Caltanissetta.
La ‘Pista nera’ di Capaci
Strage di Capaci: fra i soggetti legati alla destra eversiva, oltre che a Pietro Rampulla e Antonino Gioè, vi potrebbe essere stato anche il capo di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie.
A confermare la sua presenza nel contesto stragista sono le dichiarazioni di Alberto Lo Cicero, dell’ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato rilasciate nel corso della trasmissione SpotLive di Rainews24 e le parole di Maria Romeo.
Report era tornata ad approfondire nuovamente le dichiarazioni dell’ex brigadiere Walter Giustini.
Quest’ultimo aveva riferito che il pentito aveva detto di aver visto Stefano Delle Chiaie “un paio di volte a Capaci” prima della strage. Lo Cicero – aveva continuato l’ex brigadiere – aveva notato anche “la presenza di personaggi di spicco di Cosa Nostra che secondo lui non avrebbero avuto motivo di essere lì se non perché doveva succedere qualcosa di eclatante“. Questa circostanza è stata confermata anche da Maria Romeo: “Alberto ha fatto un sopralluogo (a Capaci n.d.r) con queste persone”. E “pensava che Stefano Delle Chiaie era l’aggancio fra mafia e lo Stato“, un ruolo di “portavoce, di quelli di Roma”.
Il Gip di Caltanissetta non è d’accordo: nell’ordinanza parla di “macroscopica inverosimiglianza di quanto riferito dalla Romeo circa il sopralluogo” a “dire della stessa eseguito dal Lo Cicero e dal Delle Chiaie a Capaci e la funzione di quest’ultimo di procurare l’esplosivo”. Per il Gip le attività riguardati la strage di Capaci “sono state sempre affidate a una ristretta cerchia di uomini d’onore di assoluta fiducia di Riina mentre Lo Cicero non era uomo d’onore”.
Inoltre il gip fa in seguito notare che “non è invece impossibile che Alberto Lo Cicero effettivamente conoscesse il Delle Chiaie e lo avesse visto presso l’abitazione del Troia”.
Lo Cicero e la sua compagna infatti riferiscono contatti tra Delle Chiaie e Troia, tutti da riscontrare.
Per i pm nisseni però gli autori delle rivelazioni sul presunto coinvolgimento del suddetto Delle Chiaie, cioè il collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero sia la sua compagna Maria Romeo, non sono attendibili.
Per i magistrati già nel 1995 il Tribunale di Palermo aveva accertato che Lo Cicero aveva mentito sulla sua affiliazione a Cosa Nostra e su altre circostanze. Inoltre Maria Romeo, per il Gip di Caltanissetta, “è dichiarante caratterizzata da una forte tendenza a rielaborare a suo piacimento e nella direzione a lei più favorevole notizie variamente apprese”.
Tuttavia è bene ricordare che Lo Cicero ha parlato ai Carabinieri di boss importanti come Mariano Tullio Troia o Salvatore Biondino prima di tanti altri.
Inoltre Maria Romeo ha detto che Stefano Delle Chiaie era in Sicilia nel 1992 più di 30 anni fa, quando la Polizia lo negava e le carte e fotografie dai fascicoli sparivano.
Le dichiarazioni di Francesco Onorato: “Troia aveva rapporti con Dell’Utri”
“Tra la fine degli anni 80 e gli inizi degli anni 90 Mariano Tullio Troia aveva avuto stretti rapporti con Marcello Dell’Utri”, allora manager di Publitalia. A riferirlo è Francesco Onorato, mafioso di Partanna Mondello, reo confesso di molti omicidi e collaboratore di giustizia.
Onorato ha poi detto di avere visto più o meno nello stesso periodo e in altre situazioni anche Stefano Delle Chiaie, riconosciuto in una foto mostratagli dai pm ma per lui un illustre sconosciuto fino all’esame del 13 settembre 2022.
Certamente si tratta di dichiarazioni di un collaboratore di giustizia non ancora riscontrate e per le quali la magistratura dovrà effettuare le dovute verifiche.
Onorato è stato ascoltato dai pm di Caltanissetta il 13 settembre 2022 nell’ambito delle indagini sulla cosiddetta “pista nera” in relazione alle stragi del 1992 divenuta di pubblico dominio nel maggio 2022, quando l’inchiesta era stata rilanciata con un atto di impulso della Direzione nazionale antimafia del 2021, a seguito anche delle nuove indagini della Procura Generale di Palermo allora diretta da Roberto Scarpinato.
I magistrati nell’ordinanza non hanno commentato ulteriormente.
Maria Romeo e i contatti tra Troia e Delle Chiaie
La compagna di Lo Cicero aveva riferito “contatti, in epoca antecedente alla strage di Capaci, tra Stefano Delle Chiaie ed un elemento di rilievo di cosa nostra palermitana, Mariano Tullio Troia, nonché della circostanza che il Delle Chiaie si fosse recato presso una cava per procurarsi dell’esplosivo”.
Delle Chiaie, sempre secondo Maria Romeo, si sarebbe incontrato con due esponenti politici locali di destra, un avvocato di nome Macaluso e un sindacalista di nome Miranda.
Inoltre Delle Chiaie aveva mostrato interesse – sempre stando alle confidenze di Maria Romeo confluite in una nota a firma dell’allora capitano (oggi generale) dei Carabinieri Gianfranco Cavallo – per il reperimento di esplosivo nella cava di un tale ‘Sanzana’.
Romeo è stata recentemente sentita sia dalla Procura Generale di Palermo il 3 e il 13 dicembre 2021 e dalla procura di Caltanissetta il 21 marzo 2022 confermando “di essere la fonte confidenziale su cui si basa la più volte esaminata annotazione di servizio dell’allora Capitano Cavallo”.
Ai magistrati di Palermo Maria Romeno ha dato di “aver conosciuto Stefano Delle Chiaie personalmente in Sicilia tra il 1988 e il 1989 in quanto amico del fratello Romeo Domenico e di averlo rivisto a Palermo nell’aprile del 1992 insieme all’avvocato Stefano Menicacci“.
L’effettiva presenta “del Delle Chiaie in Sicilia nel 1992 è del resto emersa, come si dirà in seguito, anche sulla scorta di attività di intercettazione svolta nei confronti di Menicacci Stefano, nell’ambito della presente attività di indagine”, si legge nel documento.
Tuttavia in magistrati non ripongono in essa molta fiducia: nelle certe si parla di “un vizio genetico nell’origine di tali informazioni che le rende scarsamente attendibili oltre alle considerazioni circa la pluralità di versioni discordanti, il riscontro negativo, o l’evidente inverosimiglianza di specifiche dichiarazioni, nonché relativo al tempo trascorso ed alle vicissitudini personali della Romeo”.