L’Italia in prima linea e già in forte difficoltà per perdite e danni
Secondo il rapporto “Climate change adaptation in the agricultural sector in Europe” appena pubblicato dall’ European environment agency (Eea). A causa degli impatti negativi dei cambiamenti climatici, «in alcune regioni dell’Europa meridionale e del Mediterraneo la produzione agricola e di bestiame diminuirà e potrebbe persino dover essere abbandonata». Intanto, in Europa, gli impatti climatici hanno già portato a raccolti più poveri e costi di produzione più elevati, incidendo sul prezzo, sulla quantità e sulla qualità dei prodotti agricoli in alcune parti dell’Ue.
L’Eea sottolinea che «Mentre si prevede che i cambiamenti climatici miglioreranno le condizioni per la coltivazione delle colture in alcune parti del nord Europa, è vero il contrario per la produttività delle colture nell’Europa meridionale. Secondo le proiezioni che utilizzano uno scenario di emissioni di fascia alta, si prevede che nell’Europa meridionale le rese di colture non irrigue come grano, mais e barbabietola da zucchero diminuiranno fino al 50% entro il 2050. Ciò potrebbe comportare un calo sostanziale del reddito agricolo entro il 2050, con grandi variazioni regionali. In uno scenario simile, si prevede che, in alcune parti dell’Europa meridionale, i valori dei terreni agricoli diminuiranno di oltre l’80% entro il 2100, il che potrebbe comportare l’abbandono della terra.
E dallo studio emerge che l’Italia sarà non solo in prima linea ma che è già in forte difficoltà: entro il 2100 richiamo di sostenere la maggiore perdita aggregata di valore dei terreni nell’Ue: tra 58 a 120 miliardi di euro. dal 34 al il 60% in meno. Il rapporto Eea avverte che, entro il 20150, in Italia il calo dei redditi agricoli potrebbe raggiungere il 16% e che coltivare richiederà tra il 4 e il 18% in più di acqua. Il tutto in un Paese già a elevato rischio desertificazione e con il livello dissesto idrogeologico ed erosione tra i maggiori in Europa.
Il primo commento italiano arriva dalle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica della campagna Cambia la Terra (Federbio, Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente e Wwf): «E’ un allarme molto preciso quello che viene lanciato oggi dall’Agenzia europea per l’ambiente, un allarme che da una parte chiede maggiore attenzione alla salvaguardia della produzione primaria e dall’altra chiarisce che l’agricoltura intensiva e industriale è tra le cause del disastro, visto che dai campi europei proviene il 10% delle emissioni di gas serra. L’impatto dei cambiamenti climatici si sta già facendo sentire sui nostri campi: estati caldissime o, al contrario, troppo piovose stanno mettendo a serio rischio le colture mediterranee. ome abbiamo già sottolineato nel Rapporto Cambia la Terra 2018, occorre che le politiche agricole nazionali ed europee smettano di premiare chi inquina, chi abusa di pesticidi dannosi per la fertilità dei suoli e la salute umana e incentivino le pratiche agricole rispettose del Pianeta»
Presentando il nuovo rapporto, il direttore esecutivo dell’Eea, Hans Bruyninckx, ha detto che «A causa dei cambiamenti climatici, in tutto il mondo sono stati stabiliti nuovi record e gli effetti negativi di questo cambiamento stanno già influenzando la produzione agricola in Europa, in particolare nel sud. Nonostante alcuni progressi, è necessario fare molto di più per adattarsi al settore stesso, in particolare a livello di azienda agricola, e le future politiche dell’Ue devono essere progettate in modo da facilitare e accelerare la transizione in questo settore».
Per questo, dice l’Eea, «Se si vuole migliorare la resilienza a eventi estremi come siccità, ondate di caldo e inondazioni, l’adattamento ai cambiamenti climatici deve essere una priorità assoluta per il settore agricolo dell’Unione europea».
Il rapporto ricorda che «Gli impatti negativi dei cambiamenti climatici si stanno già avvertendo in tutta Europa. Le condizioni meteorologiche estreme, comprese le recenti ondate di caldo in molte parti dell’Ue, stanno già causando perdite economiche per gli agricoltori e per il settore agricolo dell’Ue. I futuri cambiamenti climatici potrebbero anche avere alcuni effetti positivi a causa di stagioni di crescita più lunghe e condizioni colturali più adeguate, ma questi effetti saranno compensati dall’aumento di eventi estremi che incidono negativamente sul settore». E il rapporto avverte che «A causa dei previsti cambiamenti climatici, questi impatti negativi dovrebbero aumentare».
Il rapporto esamina i principali problemi posti dai cambiamenti climatici che dovrà affrontare l’agricoltura nell’Unione europea e le prospettive per gli anni a venire. Inoltre, fornisce una panoramica su come le politiche e i programmi dell’Ue affrontano l’adattamento ai cambiamenti climatici, anche facendo esempi di azioni di adattamento fattibili e di successo.
Ma il cambiamento climatico influenza anche i modelli commerciali, il che a sua volta influisce sul reddito agricolo. Dal rapporto emerge che «Mentre nell’Ue la sicurezza alimentare non è minacciata, l’aumento della domanda alimentare in tutto il mondo nei prossimi decenni potrebbe esercitare pressioni sui prezzi degli alimenti».
L’Eea evidenzia che le conclusioni del suo rapporto sono coerenti con i messaggi chiave del recente rapporto “Climate Change and Land: an IPCC special report on climate change, desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystem” dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc).
Pe quanto riguarda l’adattamento al cambiamento climatico, il programma LIFE (lo strumento finanziario per l’ambiente e l’azione climatica della Commissione Ue) ha pubblicato la brochure “Ready, steady, green!” che mostra come LIFE aiuta l’agricoltura e la silvicoltura ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
La maggior parte dei Paesi membri dell’Eea ha adottato strategie nazionali di adattamento ,a il rapporto sottolinea che «Sebbene tutte queste strategie includano l’agricoltura come settore prioritario, solo un numero limitato di Paesi ha incluso misure di adattamento specifiche per il settore agricolo. La strategia di adattamento dell’Ue è un fattore chiave delle azioni di adattamento in Europa. Uno dei suoi obiettivi è integrare l’adattamento in varie politiche dell’Ue, compresa la politica agricola comune (PAC). Tuttavia, l’adattamento a livello di azienda agricola spesso non avviene a causa della mancanza di finanziamenti, del sostegno politico all’adattamento, della capacità istituzionale e dell’accesso al know-how dell’adattamento».
Per l’Eea «Sono necessarie maggiori conoscenze, innovazione e sensibilizzazione per migliorare l’uso efficace delle misure di adattamento già disponibili, come l’introduzione di colture adattate, tecniche di irrigazione migliorate, margini di campo e agroforestry, diversificazione delle colture o agricoltura di precisione. Queste pratiche dovrebbero anche portare a minori emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici, una migliore gestione del suolo, delle risorse idriche e del suolo, il che a sua volta contribuirà a preservare gli ecosistemi locali e la biodiversità». Inoltre il rapporto suggerisce che «Gli Stati membri dell’Ue dovrebbero stabilire meglio le priorità dell’adattamento nel settore agricolo, ad esempio aumentando il finanziamento delle misure di adattamento attraverso l’attuazione della PAC».
Il paradosso è che l’agricoltura resta un motore del cambiamento climatico che la sta danneggiando – e potrebbe danneggiarla ancora di più in futuro – mentre potrebbe svolgere un ruolo essenziale nella riduzione delle emissioni di gas serra.
Il rapporto ricorda ancora che «L’agricoltura rappresenta circa il 10% di tutti i gas serra nell’UE. Le emissioni di metano (CH4) della fermentazione enterica rappresentano la quota maggiore e l’ammoniaca (NH3) e il particolato primario (PM10) sono i due inquinanti atmosferici più importanti dell’agricoltura. Mentre dal 1990 le emissioni di gas serra prodotte dall’agricoltura sono diminuite, il settore dovrà fare di più per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Ue di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030 e il 2050».
Ma il rapporto conclude che «Per ridurre le emissioni di gas serra e di inquinanti atmosferici, l’Europa deve rimodellare il suo sistema alimentare e ridurre le emissioni agricole da fertilizzanti, stoccaggio del letame e bestiame. Ciò può essere ottenuto, ad esempio, attraverso miglioramenti nell’utilizzo dei fertilizzanti, nell’efficienza della gestione del letame e nella produttività degli animali di allevamento. Dovranno cambiare anche i comportamenti dei consumatori. Cambiare le diete, come mangiare meno carne e ridurre gli sprechi alimentari contribuirebbe a ulteriori riduzioni».Il primo commento italiano arriva dalle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica della campagna Cambia la Terra (Federbio, Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente e Wwf): «E’ un allarme molto preciso quello che viene lanciato oggi dall’Agenzia europea per l’ambiente, un allarme che da una parte chiede maggiore attenzione alla salvaguardia della produzione primaria e dall’altra chiarisce che l’agricoltura intensiva e industriale è tra le cause del disastro, visto che dai campi europei proviene il 10% delle emissioni di gas serra. L’impatto dei cambiamenti climatici si sta già facendo sentire sui nostri campi: estati caldissime o, al contrario, troppo piovose stanno mettendo a serio rischio le colture mediterranee. ome abbiamo già sottolineato nel Rapporto Cambia la Terra 2018, occorre che le politiche agricole nazionali ed europee smettano di premiare chi inquina, chi abusa di pesticidi dannosi per la fertilità dei suoli e la salute umana e incentivino le pratiche agricole rispettose del Pianeta»
4 Settembre 2019