Due post che ci riportano ad una riflessione maggiore sull’uso di alcune piattaforme digitali. Piattaforme in mano ad autentici pirati che “giocano” con le nostre debolezze, curiosità, interessi o i nostri sentimenti e passioni per farne un uso spregiudicato e criminale. Un’impronta digitale regalata involontariamente a dei ladri di… fiducia! E, se un dì, questo metodo venisse usato per indurci a fare cose ben peggiori? O peggio, se l’avessero già fatto!
La stessa cosa potrebbe succedere nell’ambito commerciale. Infatti, tantissime attività commerciali, professionali utilizzano (a pagamento) piattaforme digitali per reclamizzare i loro prodotti e non riescono, spesso, a comprendere i “disguidi” di rimanere in “ombra” rispetto ad altri… subendone, con ciò, un danno economico e/o chiusura definitiva. Un “mal funzionamento” che se fatto con dolo potrebbe essere definito un modo molto sleale di fare concorrenza.
MOWA
Cambridge Analytica, il lato oscuro oltre lo scandalo FacebookDa 30 anni la casa madre Scl lavora per Nato e intelligence. Ed è accusata di manipolare elezioni e proteste in Medio Oriente e nei Paesi dell’Est. Chi sono le menti del metodo dell’ateneo britannico. Barbara Ciolli Particolari personaggi con particolari compiti si muovono nei palazzi della Cambridge Analytica, in odore di perquisizione per lo scandalo dei milioni dei dati personali estratti da Facebook per influenzare le elezioni, diverse e da diversi anni, e non solo attraverso lo screening dei profili degli utenti. Il vaso di Pandora è stato scoperchiato dal Russiagate, giacché la compagnia privata basata a Londra, ma registrata negli Usa, è finita nell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller che indaga sulle sospette manipolazioni russe delle presidenziali americane del 2016. In favore del poi eletto Donald Trump. SUPPORTER TEOCON. Intanto i luoghi. Cambridge Analytica ha sedi anche a New York e Washington, il suo principale finanziatore è lo scienziato americano Robert Mercer: sviluppatore delle prime intelligenze artificiali, grosso investitore in hedge fund, ma anche supporter dell’ultradestra repubblicana al punto da finanziare il foglio di estrema destra Breitbart News, cofondato dall’ex spin doctor di Trump, Steve Bannon. Si spiega perciò tutto l’impegno della società di data mining (l’estrazione di dati, metodo ormai più usato per il marketing e le campagne elettorali) profuso per il candidato Trump. Ma prima ancora, alle primarie, per l’ultraconservatore Ted Cruz. Sempre nel 2016 Mercer aveva donato servizi per l’analisi di dati anche agli euroscettici dell’Ukip, per la campagna pro Brexit. E non a caso Cambridge Analytica è nell’occhio del ciclone anche per la presunta influenza sull’esito del referendum. Ma il ruolo giocato dalla compagnia in (e dalla) Gran Bretagna va ben oltre il recente cavalcare le pulsioni di estrema destra e anti Ue: le radici di Cambridge Analytica affondano nell’attività e nello sviluppo di metodi di estrazione dati per l’intelligence e la sicurezza. Britanniche e nel più ampio raggio della Nato, visto che la società di Mercer è una costola della ramificata Strategic Communication Laboratories (Scl). MANIPOLAZIONE DI MASSA. Specializzata in data mining e in comunicazione strategica, la britannica Scl è stata fondata nel 1993 dall’inglese Nigel Oakes come società civile, presto allargata ad ambienti politici e militari. Ribattezzato «l’arma di manipolazione di massa di Trump» e lo «007 dei big data» («ama circondarsi da un alone di mistero», ha scritto di lui il Guardian), dal 1994 Oakes attraverso la sua società ha lavorato a 25 campagne elettorali nel mondo. Soprattutto in Paesi in via di sviluppo tra i quali l’Afghanistan, l’Iran, lo Yemen, l’India e il Pakistan. Ma anche il Sudafrica, la Nigeria, il Kenya e, per l’Europa, diversi Paesi dell’Est in seguito alla caduta dell’Urss. L’azienda di Oakes è diventata nota a livello internazionale perché accusata di aver supportato la disinformazione militare e la manipolazione dell’opinione pubblica in Stati giovani e aree instabili, spesso ex colonie o di passata influenza britannica. Per dare un’idea della sua diffusione, una delle società partner in India, la Ovleno Business Intelligence, parla di «uffici permanenti della Scl in 10 Stati indiani, con oltre 300 impiegati fissi e 1400 consulenti» solo nel Paese. Cambridge Analytica è nata dal gruppo nel 2013, come sua prima succursale negli Usa. Essenzialmente per far cassa, attingendo dai grandi supporter delle campagne elettorali come Mercer, attraverso il meccanismo dei fondi di raccolta Pac. IL CENTRO PSICOMETRICO DI CAMBRIDGE. «Usiamo gli stessi metodi di Aristotele e Hitler», ha dichiarato una volta Oakes, che non è l’unica figura ambigua ad aggirarsi ai piani alti di Scl e delle sue controllate. Ceo di Cambridge Analytica è l’ex analista finanziario di Baring Securities e dal 2003 direttore di Scl, il londinese Alexander Nix, alle prese con l’accusa, dopo un’inchiesta della rete tivù britannica Channel 4, di aver ordinato l’uso di tangenti, ex spie e anche una rete di escort ucraine per compromettere e rendere ricattabili esponenti politici avversari nelle campagne seguite. Ma soprattutto, come intermediario di Cambridge Analytica, ha lavorato il lettore in Psicologia e Psicometrica dell’Università di Cambridge, Aleksandr Kogan. Moldavo (quando ancora la Moldavia faceva parte dell’Urss) da bambino si è trasferito negli Usa fondando a San Francisco la società di data mining Philometrics. Nel 2014 il giovane accademico, che si fa chiamare Dr Spectre, visitò lo scienziato computazionale, e suo coetaneo, Michal Kosinski al Centro psicometrico dell’Università di Cambridge. In quell’occasione Dr Spectre, sposato con una ricercatrice che lavora nell’ateneo per il quale svolgeva il dottorato Giulio Regeni, si presentava per conto di Cambridge Analytica ad acquisire da Kosinski il potente algoritmo da lui sviluppato per ricostruire, attraverso i like, la personalità completa degli iscritti a Facebook. IL METODO KOSINSKI. A Kosinski, laureato e specializzato nelle migliori università Usa come Kogan, nonché ricercatore anche per Microsoft, si deve lo strabiliante metodo di data mining applicato da Cambridge Analytica. Anche il nome della società è un tributo alla sua mente e al Centro psicometrico dell’ateneo inglese che, a sua volta, ribadisce di non essere stato in alcun modo coinvolto nei metodi e nelle finalità di utilizzo del metodo Kosinski in Cambridge Analytica. L’affaire internazionale su Trump e Facebook è ancora più imbarazzante delle accuse di non collaborare alle indagini sull’uccisione di Regeni in Egitto e anche Kogan assicura di «separare il suo ruolo accademico da quello nelle compagnie private». Con Cambridge Analytica Dr Spectre dice di non avere più rapporti. Ma in compenso tra le varie collaborazioni universitarie del suo curriculum d’eccellenza spiccano le ricerche sui social media come Facebook e Twitter, bersagliati dai troll russi specie sotto elezioni, con borse di studio russe all’Università statale di San Pietroburgo. Kogan è anche nipote dell’omonimo scienziato russo Aleksandr B. Kogan, al quale è intitolato l’Istituto di Ricerca neurocibernetica dell’Università di Rostov sul Don. Le speculazioni di sue implicazioni nel Russiagate si rincorrono, in un gioco di specchi e di spie che – sempre in Gran Bretagna – ricorda l’affaire degli avvelenamenti di russi Oltremanica. DALLA PARTE DELLA NATO. Curioso, perché al Centro psicometrico della Cambridge University lavorano diversi ricercatori originari di ex Paesi dell’Est dove la Nato, dalla crisi ucraina, ha “rispolverato” la Cortina di ferro. La società Scl prende poi parte a conferenze legate all’Alleanza atlantica, è stata molto attiva nelle elezioni in Ucraina in funzione anti-russa e, finanziata dalla Nato, nella propaganda contro il Cremlino in Lettonia. I più critici ricordano anche gli studi della società di Oakes sui jihadisti in Pakistan, commissionati dal governo britannico e le valutazioni d’intelligence fornite a contractor americani in Siria e in Libia. L’attività di «fomentare golpe nei Paesi in via di sviluppo», ha denunciato il magazine americano Politico. 20 marzo 2018 |
Facebook, scandalo Cambridge Analytica: le cose da sapereL’Antitrust americana avrebbe avviato un’indagine sull’uso dei dati personali da parte del social network. Zuckerberg convocato dal parlamento britannico. E il titolo crolla per il secondo giorno a Wall Street. Dopo l’esplosione dello scandalo dei profili rubati dalla società Cambridge Analytica e il conseguente crollo del titolo in Borsa (il 20 marzo è arrivato un nuovo scivolone a -5,18%), un’altra tegola si abbatte su Facebook. Secondo i media americani, infatti, l’Antitrust degli Stati Uniti ha aperto un’inchiesta sul social network. Ecco cosa sappiamo finora (leggi anche: Dati rubati a Facebook: l’attività di Cambridge Analytica ai raggi X). 1. L’ipotesi che Facebook abbia favorito il furto dei profili Al centro dell’inchiesta della Federal Trade Commission ci sarebbe proprio l’uso fatto da Facebook dei dati personali degli utenti. L’ipotesi è che abbia in qualche modo favorito Cambridge Analytica nel procurarsi tali dati. 2. Il ruolo di Cambridge Analytica Cambridge Analytica è una società privata britannica che si occupa di data mining. Ha collaborato con lo staff elettorale di Donald Trump e con gli organizzatori della campagna referendaria a favore della Brexit. Negli Stati Uniti è accusata di aver rubato decine di milioni di profili Facebook e di averli utilizzati per costruire un potente algoritmo in grado di prevedere e influenzare le scelte di voto. 3. Le attese dimissioni di Alex Stamos Il capo della sicurezza dei dati di Facebook, Alex Stamos, sarebbe prossimo a dimettersi a causa dello scandalo. Secondo il New York Times il passo indietro sarebbe motivato dal disaccordo con l’azienda per il modo in cui il social network ha gestito il tema della diffusione delle fake news. Stamos, per il momento, ha confermato soltanto che il suo ruolo all’interno di Facebook è cambiato. Ma secondo l’agenzia Reuters, che cita fonti interne all’azienda di Menlo Park, le sue dimissioni diventeranno effettive ad agosto 2018. 4. Mark Zuckerberg convocato dal parlamento britannico Intanto la commissione Cultura, Media e Digitale del parlamento britannico ha chiesto a Mark Zuckerberg di comparire per un’audizione. Il presidente della commissione, Damian Collins, ha inviato una lettera al fondatore di Facebook, in cui si accusa il management del social network di aver «ingannato» l’organismo parlamentare nel corso di precedenti audizioni. 5. Le ripercussioni sui social network a Wall Street Dopo lo scoppio dello scandalo, il titolo di Facebbok è crollato a Wall Street per due giorni consecutivi. Il 20 marzo ha fatto registrare un -5,18%. Ma a pagare dazio è stato anche Twitter: i titoli della società che cinguetta sono arrivati a perdere il 9,68%. Lo scandalo di Facebook con Cambridge Analytica, insomma, penalizza l’intero settore dei social media, che vede all’orizzonte una stretta delle norme. Cala anche Snapchat, che cede il 3,6%. 20 marzo 2018 |