di: PAOLO SPIGA
E’ l’uovo di Colombo ma contiene non poche novità. Si tratta del rapporto della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli sulla camorra imprenditrice lontano dal Vesuvio, ossia nelle altre regioni italiane e all’estero.
Un fenomeno che inizia quasi trent’anni fa, sul fronte estero all’indomani della caduta del muro di Berlino. E qualche anno prima cominciava l’assalto della camorra spa – ossigenata dalle palate miliardarie del dopo terremoto del 1980 – alle regioni del centro nord d’Italia: per riciclare di tutto e di più.
Le inchieste anni ’80 della Voce hanno riguardato i primi investimenti sulla costiera romagnola, gli appalti alla Fiera di Rimini, poi la Toscana con gli avamposti nella provincia di Lucca; quindi Torino, per fare solo un esempio le commesse del locale Iacp, l’istituto autonomo per le case popolari.
Sul fronte estero, si comincia dai vicini paesi della ex Jugoslavia, per passare subito nella ex Ddr, quando spuntano le prime fabbrichette di jean messe su con i riciclaggi degli allora rampanti clan di Secondigliano; quindi a tutta Scozia, in pole position le cosche casertane e i La Torre di Mondragone che scelgono Aberdeen come meta preferita e mettono le mani su alberghi, discoteche, ristoranti.
Veniamo al fresco rapporto della Dia partenopea.
Partendo dal centro, eccoci in Umbria, dove i clan si sono accaparrati “fondi statali per la ricostruzione post terremoto”, come in precedenza “avevano già fatto in Emilia Romagna”.
Sul fronte toscano, hanno pensato bene di dar vita a un circuito di “banche parallele” capaci di erogare prestiti “a tassi usurari” ai piccoli imprenditori locali: tassi talmente elevati da mettere in ginocchio chi vi ricorre, ed “in quel modo è poi il clan a sostituirsi all’imprenditore”.
Nel Lazio la parte del leone spetta alla dinasty dei Licciardi di Secondigliano: non solo droga, tra i business, ma anche “la gestione delle slot machine, alterando le cifre degli importi delle scommesse lecite”, vale a dire quelle controllate – si fa per dire – dallo Stato.
Nel Molise, poi, i nuovi mattoni sono prettamente di stampo casalese, un’edilizia ovviamente speculativa che massacra ancor più quei già martoriati territori.
Passiamo all’estero. Dal pullulare di pizzerie ottime per lavare i danari sporchi in Germania, ai giri di griffe false e scommesse on line in Francia, fino al gasolio di contrabbando in Polonia e al vorticoso valzer di società fittizie in Belgio per coprire traffici di droga.
Quindi giri di prostituzione con l’Albania, tanto per gradire, e fiumi di eroina già tagliata dalla Turchia.
Grossi e grassi affari anche agli altri capi del mondo. In Australia la camorra “ha avuto il permesso” dalla ‘ndrangheta di trafficare in droghe sintetiche, altri fiumi di cocaina arrivano dalla Colombia sulle piazze di Secondigliano e non solo (e anche i commerci ‘ufficiali’ di pesca servono a mascherare giri di droga), mentre negli Stati Uniti la camorra nostrana pensa ai giochi illegali, alle scommesse e ad altrettanto illegali import-export di prodotti agricoli.
Ce ne è davvero per tutti i gusti.
8 febbraio 2018