Discorso del capitano Ibrahim Traoré (Burkina Faso), presidente a interim del Burkina Faso, al Vertice Russia-Africa a San Pietroburgo, luglio 2023
Segue la traduzione in italiano
Compagno presidente Vladimir Putin, compagni presidenti e capi di Stato africani, compagni capi delegazione, buongiorno.
E’ un onore intervenire qui oggi. Vi porto il saluto del popolo del Birkina Faso, il paese degli integri. Ringrazio Dio che ci ha permesso di riunirsi qui stamattina in buona salute per parlare del futuro e del benessere dei nostri popoli.
Chiedo scusa ai presenti più anziani, africanité oblige, La mia generazione ha molte domande e non trova risposte. Qui possiamo però riflettere, perché ci sentiamo in famiglia. Anche la Russia infatti fa parte della famiglia, per l’Africa. Abbiamo la stessa storia. La Russia ha accettato enormi sacrifici per liberare il mondo dal nazismo nella seconda guerra mondiale. E anche molti africani, i nostri nonni, sono stati arruolati di forza per aiutare l’Europa a sbarazzarsi del nazismo. Condividiamo la stessa storia nel senso che siamo i popoli dimenticati del mondo. Nei libri di storia, nei documentari e nei film, si tenda ad accantonare il ruolo preponderante giocato dalla Russia, e il ruolo dell’Africa nella lotta contro il nazismo.
Adesso siamo insieme per parlare del futuro dei nostri popoli, di quello che accadrà domani, del mondo libero al quale aspiriamo. Un mondo senza ingerenze nei nostri affari interni. Abbiamo le stesse prospettive e auspico che questo vertice sia l’occasione per poter tessere ottime relazioni per il migliore avvenire possibile per i nostri popoli.
Le questioni che la mia generazione si pone sono le seguenti, per riassumerle. Non capiamo perché l’Africa con tante ricchezze nel sottosuolo, una natura generosa, sole in abbondanza, acqua, è oggi il continente con le popolazioni più povere. E’ un continente affamato. E come mai i capi di Stato vanno in giro per il mondo a mendicare. Non abbiamo risposte.
Abbiamo l’occasione di stringere nuove relazioni e spero che possano dare un futuro migliore ai nostri popoli.
I giovani della mia generazione mi incaricano anche di dire che a causa della povertà sono obbligati ad attraversare il mare per cercare di arrivare in Europa. Muoiono in mare. Ma presto non attraverseranno più. Andranno davanti ai palazzi governativi per cercare il necessario.
Quanto al Burkina Faso, da otto anni siamo costretti ad affrontare alla manifestazione più barbara e violenta del neocolonialismo, dell’imperialismo, la schiavitù che cercano ancora di imporci. E i nostri predecessori ci hanno insegnato una cosa: lo schiavo che non è capace capace di rivoltarsi contro la propria sorte non merita che si provi pietà per la sua sorte. Noi non ci commiseriamo e non chiediamo compassione: il popolo burkinabè ha deciso di lottare contro il terrorismo. In questa lotta, tanti volontari hanno preso le armi contro il terrorismo.
Siamo sorpresi vedendo che gli imperialisti definiscono questi volontari “milizie” e di delinquenti. Eppure, quando in Europa le popolazioni hanno imbracciato le armi per difendere la patria, sono stati definiti patrioti. I nostri nonni sono stati deportati per salvare l’Europa. Eppure al ritorno, quando hanno voluto difendere i loro diritti, sono stati massacrati.
Ed ecco che adesso chi cerca di difendersi è definito “milizia”. Ma non importa.
Il problema è piuttosto vedere capi di Stato africani che non aiutano in alcun modo i popoli che si battono, e che cantano lo stesso coro degli imperialisti e ci definiscono milizie e gruppi che non rispettano i diritti umani. Di quali diritti umani parliamo?
Occorre che noi, capi di Stato africani, smettiamo di comportarci come marionette che si muovono grazie ai fili del degli imperialisti.
Ieri il presidente Vladimir Putin ha annunciato l’invio dei cereali in Africa, ne siamo lieti e lo ringraziamo. Ma è anche un messaggio ai capi di Stato africani, perché al prossimo forum non dovremo venire qua senza aver assicurato l’autosufficienza alimentare dei nostri popoli. Dobbiamo assumere l’esperienza di quelli che ci sono già arrivati, in Africa; e approfondire le relazioni con la Federazione russa per arrivare a soddisfare le necessità delle nostre popolazioni.
Termino dicendo che dobbiamo rendere omaggio ai nostri popoli, i nostri popoli che si battono. Gloria ai nostri popoli. Dignità ai nostri popoli.
La patrie ou la mort nous vaincrons!