Nell’articolo si parla di responsabilità di Alfano nel dichiarare in Parlamento una “verità deformata” e ci si dimentica che qualcun altro gli avrà dato le informazioni su “come sono andate le cose” a Roma quel giorno.
E’ farina, solo, di Alfano o qualcun altro avrà fatto la filiera della frottola sugli operai aggrediti a Roma?
Allora, paghino anche coloro i quali si sono resi protagonisti di disonestà nel riferire le notizie sui fatti di Roma, e si verifichi se non vi sia stata palese illegalità, perseguibile penalmente, nelle informazioni date da Pubblici Ufficiali i quali hanno l’obbligo (e non la facoltà) della comunicazione di notizia di reato nei termini di legge.
La legge è uguale per tutti… Anche (se non di più) per chi la deve far rispettare!
MOWA
Vertenza Ast. Nelle immagini un funzionario ordina a freddo agli agenti di caricare i lavoratori. Nessuno voleva occupare la stazione
di Leo Lancari
Che le cose non siano andate come giovedì scorso il ministro Alfano le ha raccontate in parlamento, era chiaro a chiunque abbia assistito alle cariche della polizia contro gli operai della Acciaierie di Terni a piazza Indipendenza, a Roma. Adesso, a smentire le parole del titolare del Viminale ci sono però anche le immagini e soprattutto il sonoro di quei momenti concitati mostrate domenica sera dalla Rai durante le trasmissione Gazebo.
Immagini girate da Diego Bianchi e da un suo collaboratore e che mostrano un funzionario ordinare agli agenti di caricare a freddo, senza che il corteo degli operai rappresenti un pericolo per nessuno. Sequenze chiare, in cui l’ordine impartito agli agenti in tenuta antisommossa, «Caricate. Caricate», risuona nitido nonostante l’agitazione del momento. Ma soprattutto parole che confermano come Alfano abbia — consapevolmente o meno — riferito al parlamento una verità deformata, e di come il ministro appaia essere circondato da persone che — quanto meno — non lo informano in maniera corretta su quanto accade nel Paese. Come nel caso di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, e della figliola di sei anni entrambe rapite dall’Italia e deportate in Kazakistan con l’aiuto dello stesso Viminale. «Alfano prenda atto delle sue negligenze e si dimetta», commenta Giorgio Airaudo, responsabile lavoro di Sel che insieme al M5S e Lega ha presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti. E perfino il Pd si spinge a prendere posizione, anche se non direttamente contro Alfano. Lo fa il presidente del partito, Matteo Orfini, chiedendo conto di quanto accaduto al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro: «Capisco che è impegnato ad annullare matrimoni — ha detto Orfini riferendosi alle polemiche tra prefettura e Campidoglio sui matrimoni gay — ma il prefetto potrebbe trovare un minuto per spiegare le nuove immagini sulla carica».
Ieri, nell’amichevole cornice de «La telefonata di Belpietro», la trasmissione che il direttore di Libero conduce su Canale 5, Alfano ha provato a mettere fine alle polemiche che lo riguardano approfittando del fatto che né da parte né della Cgil né della Fiom è arrivata una richiesta di dimissioni nei suo confronti. «Piuttosto che continuare con le polemiche, partirei dal consenso arrivato alle mie proposte da parte dell’Associazione funzionari di polizia, così come da Maurizio Landini e da Susanna Camusso», ha detto il ministro riferendosi alla proposta di costituire con sindacati e forze di polizia un tavolo permanente per la gestione dell’ordine pubblico durante la manifestazioni.
Ed è proprio la gestione della piazza che mercoledì, durante la manifestazione degli operai Ast, è mancata. In parlamento Alfano ha giustificato le violenze della polizia con il fatto che alcuni funzionari avrebbero raccolto la voce secondo la quale gli operai intendevano dirigersi verso la stazione Termini per occuparla. Alcuni di loro, inoltre, una volta visto lo sbarramento opposto dalla polizia al corteo, si sarebbero dispersi nelle vie limitrofe sempre nel tentativo di raggiungere la stazione. Peccato che non una delle cose dette da Alfano risulti dal video di Gazebo. Nelle immagini gli operai partono in corteo tenendo uno striscione e dalle voci si sente chiaramente che intendono raggiungere il ministero dello Sviluppo. La mossa però non piace alla polizia e un funzionario con giubotto di pelle e occhiali scuri, senza tentare nessuna trattativa, ordina la carica. Seguono alcuni minuti di manganellate e la reazione dei manifestanti. «Calma, siamo lavoratori», urla un operai verso gli agenti. Interviene anche il segretario della Fiom Landini, che si rivolge ai poliziotti: «Siamo con voi, ma cosa state facendo?», dice. Un altro funzionario gli chiede: «Dove volete andare?». «Al ministero», risponde Landini. «Ditecelo, allora, ditecelo» è la replica.
Mercoledì pomeriggio la Camera discuterà la mozione di sfiducia presentata contro Alfano da Sel, M5S e Lega. Ieri però sul sito di Beppe Grillo è apparsa un’intervista a un sindacalista del Consap, sindacato autonomo di polizia, in cui si afferma che «un manipolo di manifestanti accelera e va contro i poliziotti, cercando di forzare il cordone». Una ricostruzione che non appare da nessuna parte.
4 novembre 2014