di: Furio Lo Forte
Si dice il peccato ma non il peccatore. Questo il diktat imposto dalla magistratura alla TV di Stato, o forse il frutto di accordi tra le due superpotenze, mediatica e giudiziaria, che spiega le abissali omissioni dei fatti nei diversi servizi trasmessi in questi giorni dai TG della Rai sulla morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda, durante gli scontri di Genova, a vent’anni di distanza dal massacro del ragazzo.
Il TG1 delle 20,30 di ieri, martedì 20 luglio, ancora una volta racconta ai telespettatori che Carlo è morto per il colpo sparato dal carabiniere Placanica, poi assolto per legittima difesa. Ma non dice che sul corpo di quello scricciolo di 23 anni era passato per due volte, andata e ritorno, il defender dei carabinieri, un bolide di alcune tonnellate che avrebbe schiantato un bisonte.
E soprattutto non dice, il TG1, che per quel brutale assassinio del giovane manifestante non vi è mai stato un processo, un giudizio che non si nega a nessuno in presenza di fatti di simile gravità, con immagini che già allora avevano fatto il giro del mondo.
Cosa ancor più grave, indice di quel “patto di omertà” di cui si parlava all’inizio, vengono omessi i nomi dei due magistrati che nella sola istruttoria archiviarono tutte le accuse a carico dei carabinieri che erano sul defender ed impedirono così di fatto che fosse celebrato il processo: il pm Silvio Franz e la gip Elena Daloiso, che nel 2003 accolse la richiesta di Franz.
Fortunatamente il popolo del web può trovare questi due nomi ed una sia pur sommaria, ma realistica ricostruzione dei fatti già su Wikipedia.
«Placanica, che aveva già estratto e armato la propria pistola prima ancora che l’estintore venisse sollevato dal dimostrante (causando l’allontanamento di alcuni degli assalitori) e trovandosi a circa quattro metri di distanza da lui, sparò due colpi. Uno colpì Giuliani alla testa. Il fatto fu documentato da una celebre foto di Dylan Martinez, fotografo della Reuters».
«Placanica – prosegue Wikipedia – che aveva già estratto e armato la propria pistola prima ancora che l’estintore venisse sollevato dal dimostrante (causando l’allontanamento di alcuni degli assalitori) e trovandosi a circa quattro metri di distanza da lui, sparò due colpi. Il mezzo riuscì dopo pochi secondi a ripartire, investendo per due volte Giuliani rimasto a terra colpito dal proiettile. L’indentificazione del cadavere avvenne poco dopo, sebbene venne poi comunicata ai mezzi di comunicazione dopo alcune ore. I tre carabinieri riuscirono a mettersi in salvo raggiungendo i colleghi presenti a alcune decine di metri di distanza nella parte bassa di via Caffa».
«Il 5 maggio 2003 il GIP Elena Daloiso, visto l’art. 409 c.p.p., ha prosciolto Cavataio escludendo «una sua responsabilità a qualunque titolo nella morte di Carlo Giuliani» e Placanica per uso legittimo delle armi, oltre che per legittima difesa come richiesto dal PM Silvio Franz. La richiesta di archiviazione si avvaleva di una consulenza tecnica della procura secondo la quale Placanica avrebbe sparato in aria ma il proiettile sarebbe rimbalzato su un sasso lanciato contro la camionetta e quindi reindirizzato verso Carlo Giuliani».
Il seguito ve lo diciamo noi.
Il pm Silvio Franz è stato promosso entrando in Eurojust, ambita compagine di investigatori internazionali operante in tutta Europa.
Il giudice Elena Daloiso, balzata alla Procura generale di Torino, oggi si fa viva per replicare piccata all’articolo con cui L’Espresso una settimana fa, ricostruendo minuziosamente i fatti sanguinosi che causarono la morte di Carlo, lamentava che gli stessi non poterono mai ricevere l’onore di un processo. La Daloiso conferma sostanzialmente tale circostanza, tanto che il direttore Marco Damilano scrive nella sua controreplica, e noi per una volta sottoscriviamo in pieno: «La lettera della giudice Daloiso conferma il punto più doloroso. Non c’è stato nessun processo per la morte di Carlo Giuliani. Non c’è stata la possibilità di un pubblico dibattimento e di una restituzione, parziale come sono sempre le verità giudiziarie, né per Carlo né per il carabiniere Mario Placanica che all’epoca aveva 21 anni, che in seguito è stato abbandonato da tutti e che sul piano civile è la seconda vittima di piazza Alimonda. Accettiamo le parole della dottoressa Daloiso come un contributo alla ricerca di verità. Ma quel vuoto resta, venti anni dopo, come una ferita alla nostra storia».
21 Luglio 2021