Redazione
“Attenzione, messaggio numero 13 delle Brigate Rosse, Aldo Moro è stato giudicato dal tribunale del Popolo, questa mattina alle ore 12 è stato giustiziato, potete trovare il suo corpo attorno al forte di San Martino. Fine messaggio“.
E’ questo il testo dell’audio, scrive Francesco Saita di Adnkronos, che il Ris ha recuperato da uno dei nastri rinvenuti nel covo brigatista di viale Giulio Cesare, a Roma, dove furono arrestati Valerio Morucci e Adriana Faranda, nel maggio del 1979.
Nell’audio un presunto brigatista sembra fare le prove della telefonata di rivendicazione dell’omicidio di Moro, che nella realtà, venne fatta da Valerio Morucci il 9 maggio del 1978, indicando in Via Caetani, il luogo dove era stato abbandonato il corpo di Moro.
Nell’audio, su cui hanno lavorato i carabinieri su incarico della Commissione parlamentare di inchiesta sull’omicidio di Aldo Moro, la voce maschile che registra il comunicato “numero 13”, dice che il corpo dello statista Dc si trova nella zona del Forte San Martino, riferendosi probabilmente all’omonimo quartiere di Genova.
Il Reparto Investigazioni Scientifiche dei carabinieri ha consegnato alla Commissione di inchiesta sull’omicidio di Aldo Moro oggi i risultati delle ricerche fatte con le nuove metodologie, che – come dichiarato dal comandante dei Ris di Roma Luigi Ripani – “ha riguardato 1115 reperti provenienti da diversi covi romani delle Br, da quello di Via Gradoli a quello di via Ugo Pesci, a quello di Viale Giulio Cesare“.
L’audio con la rivendicazione recuperata dai Ris, della durata di 38 secondi, è ascoltabile in esclusiva sul sito dell’Adnkronos.
Dai reperti analizzati da Ris, provenienti dal covo brigatista di Via Gradoli, dove si nascondevano Mario Moretti e Barbara Balzarani, non è emerso Dna compatibile con quello di Aldo Moro, ha rivelato il colonnello Luigi Ripani, comandante del Ris di Roma. Secondo Ripani “confrontando i profili con quello dell’onorevole è emerso che sono diversi“. “Questi profili ignoti potranno essere eventualmente confrontati con persone sospettate per vedere a chi appartengono“, ha detto riferendosi ad eventuali riscontri possibili con i brigatisti che hanno partecipato al sequestro e all’omicidio di Moro. “Abbiamo trovato due profili maschili – ha spiegato ancora il capo romano del Ris – ignoto A e Ignoto C e due profili femminili, Ignoto B e Ignoto D. tutto relativo a materiale “isolato, tra l’altro, su due spazzolini, su un rasoio, su alcune paia di scarpe e su una pinzetta. Si tratta, per la quasi totalità, di dna ‘da contatto’, depositato dal sudore“.
Da esami emerge che Moro non morì subito: “Sugli indumenti indossati da Moro quando fu ritrovato cadavere – ha detto Ripani, parlando dei risultati degli esami sulla canottiera, sulla camicia e sul cappotto dello statista Dc – è stato cercato dna di altre persone, come accade di solito in questi casi“. Inoltre “sul bavero sinistro della giacca dell’onorevole Moro erano presenti delle macchie biancastre. Dagli accertamenti fatti è emerso che si trattava di saliva, compatibile con la posizione in cui è stato trovato il cadavere dell’onorevole e con la circostanza che la morte non sia arrivata nell’immediatezza“.