Al minuto 16.04 del TG1, del 23 dicembre 2017 (vedi video), viene data la notizia che “La commissione parlamentare d’inchiesta ha concluso i suoi lavori. Oltre 700 mila i documenti acquisiti. Molte le novità emerse sul rapimento e la morte dello statista democristiano“.
Notizia che conferma quanto analizzato su questo sito, il 26 febbraio 2016, con il post dal titolo: COMMISSIONE MORO: TRAGEDIA, FARSA E POLVERONE SCIENTIFICO. Ventiquattresima puntata: È LA PIOGGIA CHE VA dove si sosteneva che:
Roma, via Licinio Calvo, ore 0.30 del 19 marzo 1978. È passata da poco la mezzanotte di sabato quando viene rinvenuta la 128 blu targata Roma L55580 con cui i brigatisti hanno abbandonato via Fani quasi tre giorni prima. Il fatto che le tre auto servite per la fuga vengano fatte ritrovare in tre diversi momenti a distanza di tempo l’una dall’altra è segno evidente della grande padronanza del territorio di cui danno prova le BR. La polizia pensa subito a qualche base d’appoggio, ed anche Carabinieri e Guardia di Finanza effettuano ricerche nella zona (fra via Bitossi, via Licinio Calvo, via Alfredo Serranti e via Massimi) per individuare il “garage compiacente” che potrebbe aver ospitato la 128 bianca e la 128 blu. Le ricerche di allora non portano a nessun risultato concreto, perché si arrestano davanti a istituti religiosi, palazzi dello IOR e abitazioni di personaggi eccellenti, e l’ipotesi di un rifugio nella zona rimane una ipotesi plausibile ma non dimostrata.
E, ancora:
A cosa serve negare che i brigatisti avevano una base d’appoggio vicino a via Licinio Calvo? Serve solo a chiamare fuori dalle indagini i personaggi illustri che non sono mai stati indagati? Forse serve anche a evitare di porsi una domanda che invece è necessario porsi: perché la 128 blu viene fatta ritrovare a distanza di tre giorni dal blitz di via Fani? Per rispondere, dobbiamo far ricorso ancora una volta al manuale sul colpo di stato di Edward Luttwak: chi viene da lontano deve arrivare prima, mentre chi viene da vicino può scendere all’ultimo minuto. Si ricorderà che la 128 blu aveva raggiunto la scena del crimine presto, ed era già ferma davanti alle entrate del bar Olivetti che danno su via Stresa alle 8,10 – 8,15, prima di tutte le altre auto dei brigatisti. Dunque portava un gruppo che viene da lontano. Il suo abbandono tardivo sta probabilmente a significare che anche i killer che vengono da più lontano sono ormai al sicuro, “esfiltrati” altrove, grazie alle procedure che i reparti speciali – Consubim, Gladio, e altri gruppi di eversori parastatali – sperimentano da tempo nelle periodiche esercitazioni Nato.
Nelle nora 1) si aggiungeva:
(1) Per esempio i palazzi di proprietà dello IOR, in via Massimi 91, che godevano dello status della extraterritorialità; l’abitazione di Flaminio Piccoli, in via Massimi 47, in cui il senatore democristiano presentava Licio Gelli a generali e magistrati; le ville e i garages di Luigi Bisignani, eminenza grigia della P2 e amico di Gelli, mai fatti oggetto di indagini in relazione al caso Moro; il cantiere della Tirrena Assicurazioni, dotato di grandi portici in costruzione e di ampi spazi coperti e scoperti…
La suddetta Commissione, quindi (come, da tempo, questo sito), verrebbe a smentire le fantasiose ricostruzioni sia dei brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda che del vicedirettore del Popolo, Remigio Cavedon, con il memoriale Morucci.
Ci aspettiamo, a questo punto, che vengano riviste le posizioni di responsabilità assunte dai vari attori di fronte alla giustizia perché alcuni di loro si sono resi protagonisti di falsa attestazione, che gli avrebbe dato modo di fruire dell’attuale libertà…
MOWA