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Cause civili: due bastonate di E. Jean Carroll a Trump
Domenico Maceri
“È una grande vittoria per ogni donna che si rialza dopo essere stata messa al tappeto e una grande sconfitta per ogni bullo che ha cercato di tenere sotto una donna”. Con queste parole E. Jean Carroll ha commentato il verdetto del tribunale di Manhattan che ha condannato Donald Trump a pagare 83 milioni di dollari di risarcimento per aggressione sessuale e diffamazione. La Carroll è riuscita a fare ciò che è sfuggito a tantissimi, convincere la giuria che il tycoon non solo aveva commesso un reato ma che la continua diffamazione meritava una punizione notevole.
Era la seconda vittoria di Carroll. Va ricordato che nel settembre dell’anno scorso una giuria aveva condannato l’ex presidente di aggressione sessuale imponendogli un risarcimento di 5 milioni di dollari. Trump, come spesso fa, non accetta i verdetti e i suoi continui attacchi a Carroll gli hanno valso una seconda denuncia. Anche questa volta l’ex presidente ha perso ma la seconda stangata potrebbe essere decisiva, impedendogli di continuare ad attaccare la Carroll, la quale non ha escluso una terza denuncia.
Una trentina di donne hanno accusato Trump di aggressioni sessuali ma la Carroll è l’unica ad averlo denunciato e farlo condannare. Ci è voluto molto coraggio perché non ha soltanto querelato un individuo ma un presidente in carica poiché il percorso legale è iniziato nel 2019 quando Trump era ancora l’inquilino della Casa Bianca. L’aggressione era avvenuta nel 1996 ma una nuova legge dello Stato di New York ha permesso alla Carroll di esporre denuncia senza considerazione dell’anno della commissione del reato. La Carroll, 80enne adesso, aveva lavorato come scrittrice e ha pubblicato diversi libri. Inoltre dal 1993 al 2000 ha condotto la rubrica Ask E. Jean (Chiedilo a E. Jean) per la rivista Elle dove offriva consigli alle donne, raccomandando con frequenza di “non costruire la propria vita intorno a un uomo”. Ha perso il suo lavoro alla rivista per i frequenti attacchi di Trump.
Subito dopo il secondo verdetto l’ex presidente e attuale candidato alla nomination repubblicana per l’elezione del 2024 ha dichiarato che farà ricorso perché la sentenza, a parer suo, consiste di una “vergogna”. Combatterà contro la caccia alle streghe di “Biden contro di lui e il Partito Repubblicano”. Come spesso fa, tutte le sue sconfitte sono politiche, cercando di allontanarsi dagli aspetti legali quando gli sono sfavorevoli. Nonostante tutto Trump ha capito di avere perso ed ha già annunciato che cercherà nuovi avvocati, suggerendo che Alina Habba, la sua legale nella causa in questione, sarebbe responsabile della sua sconfitta.
In realtà il responsabile della sconfitta è proprio lui che non ha imparato la lezione della prima punizione di 5 milioni di risarcimento. La seconda stangata gli farà male poiché reitera la prima causa e degli 83 milioni di risarcimento 65 sono stati imposti come danni punitivi per i suoi continui attacchi diffamatori su Carroll.
La seconda stangata gli farà ripensare se continuare i suoi attacchi alla Carroll. Trump dovrà consegnare i soldi al tribunale ai quali la Carroll potrà accedere dopo la conclusione del ricorso. Qualcosa di simile è avvenuto con i 5 milioni di dollari del primo risarcimento. Trump avrebbe i soldi ma ovviamente non gli piace pagare e preferisce usare i fondi contribuiti dai sostenitori per le sue spese legali. Nonostante la sua retorica di essere ricco i suoi guai finanziari dovranno assillarlo. Un’altra causa civile dello Stato di New York potrebbe imporgli una multa di 375 milioni di dollari e potrebbe anche fargli perdere la licenza di condurre affari nello Stato. Si tratterebbe di un’altra mazzata finanziaria anche se potrebbe coprirla considerando i soldi intascati dalla vendita del suo albergo a Washington D. C. L’annuncio della multa dovrebbe avvenire fra poche settimane. Comunque sia, Trump avrà sicuramente problemi di liquidità.
Se le cause civili stanno andando malissimo per Trump le quattro procedure criminali sembrano sorridergli poiché sono tutte in ritardo. Non si tratta di vittorie ma la congelazione e i rallentamenti rappresentano per Trump una boccata d’ossigeno, sperando che avvengano dopo l’elezione, sperando altresì in una sua vittoria alle urne che gli servirebbe da salvagente. Una delle cause criminali però, quella considerata la più “leggera”, appare quasi pronta a decollare. Si tratta del caso di illeciti avvenuti nell’elezione del 2016 in cui Trump avrebbe messo a tacere la sua relazione con la pornostar Stormy Daniels, le falsificazioni, e la corruzione per coprire la potenziale illegalità.
L’ex presidente cerca sempre di spostare tutto sul piano politico ed ha cercato di farlo anche nell’aula del tribunale ma il giudice Lewis A. Kaplan non glielo ha permesso. Trump ha sbuffato e se n’è andato prevedendo il probabile verdetto negativo. Quando le parole e i fatti dell’ex presidente si scontrano con i fatti giuridici non ne esce bene. Ecco perché cerca sempre di ritardare nella speranza che qualcosa succeda che impedisca le sentenze finali. Nello scontro con Carroll Trump ne esce con le ossa rotte. La giornalista ha dimostrato che una donna può sconfiggere un bullo. Emergeranno altre donne che lo avevano accusato di improprietà sessuali, incoraggiati dal successo e determinazione della Carroll? E cosa diranno le donne americane, che hanno una lieve maggioranza sugli uomini, quando si presenteranno alle urne? Alcuni sondaggi davano Trump leggermente favorito su Joe Biden per l’elezione di novembre. Uno recentissimo della Quinnipiac University ci informa però che Biden avrebbe la meglio (50-44).
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.