La ‘ndrina di Aosta prova a farsi strada in una loggia massonica. I rapporti di un “fratello” che vive tra la Costa Azzurra e Palmi con alcuni degli indagati. E il giuramento di Raso nella “commanderia”. La Dda: «Tentativo funzionale alla cosca»
Le dinamiche sono identiche a quelle già ipotizzate e registrate in Calabria. Anche ad Aosta i magistrati antimafia «ricostruiscono un episodio di particolare interesse indiziario», cioè «l’affiliazione a una loggia massonica di alcuni esponenti del locale» di ‘ndrangheta smantellato nei giorni scorsi dalla Dda di Torino. Per gli inquirenti la loggia massonica “Aosta 1 San Fantino” non ha le caratteristiche di un’associazione segreta. Assume, però, un valore strategico per il clan, perché «l’affiliazione alla massoneria» rappresenta «un ulteriore elemento di collegamento con esponenti che ricoprono ruoli di rilievo nel settore economico, imprenditoriale e politico sia della società civile valdostana sia al di fuori dei confini regionali».
L’obiettivo è quello di costruire una rete di relazioni utile agli affari del clan. Antonio Raso, considerato ai vertici della ’ndrina valdostana, e Nicola Prettico, ritenuto uno dei terminali politici del clan, «hanno contatti con esponenti della massoneria, e in particolare con Giuseppe Scidone», scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare. Scidone non è indagato; l’inchiesta però ricostruisce la sua «intenzione non solo di costituire una semplice loggia, ma addirittura una nuova obbedienza», cioè un gruppo di logge in contratto tra loro, denominato “Gran Loggia”, «a cui farebbe capo la loggia di Aosta». Per dare impulso al progetto, l’uomo «aveva bisogno di reclutare altri “fratelli”, cioè persone che già appartenevano alla massoneria. Tra questi – si legge nell’ordinanza –, egli ha individuato Nicola Prettico e Andrea Favre», il cui nome (non è comunque indagato, ndr) era già emerso nelle indagini per via dei collegamenti con Prettico e Marco Fabrizio Di Donato, considerato una delle figure centrali nelle indagini antimafia.
Gli investigatori cercano di illuminare la figura di Scidone e spiegano che «vive tra la Costa Azzurra-Ventimiglia, recandosi spesso in Calabria, nella zona di Palmi». In Costa Azzurra «ha costituito il circolo “Garibaldi” che ha, quale scopo ufficiale l’assistenza agli immigrati italiani in Francia». Secondo la polizia francese, in realtà, «dovrebbe essere la copertura per una loggia massonica di italiani in Francia». Dalle conversazioni telefoniche emergono tutta una serie di titoli massonici per Scidone: Gran Maestro dell’Ordine mondiale dei Cavalieri templari in Djibouti: fondatore della Gran Loggia No Nobis, appartenente all’Ordine dei Cavalieri templari di Gerusalemme «di cui lui stesso si definisce uno dei “5 guardiani”». Che faccia parte dei Cavalieri templari di Montecarlo lo prova anche una foto pubblicata sul sito web del gruppo. Ma che i contatti di Scidone siano variegati lo mostrano, ancora, le intercettazioni telefoniche. Dalle quali emerge il rapporto con «Vincenzo Marrapodi, ex sindaco di San Giorgio Morgeto, soggetto che si muove tra la Calabria e la Valle d’Aosta». Le conversazioni captate dagli inquirenti chiariscono che Prettico, Favre, Marrapodi e Scidone, in passato avrebbero «fatto parte della stessa loggia dalla quale i primi tre, per cause non note, sono usciti». Per Prettico e Favre, in effetti, il copione si ripete: entrambi, «per motivi che non è stato possibile comprendere», sono poi stati esclusi dalla costituzione della nuova loggia.
E’ nell’estate del 2015 che, secondo gli investigatori, nasce l’idea di creare «una commanderia dei cavalieri templari e una loggia massonica ad Aosta». Scidone, in realtà, comunica il suo progetto a Prettico nel mese di maggio, in una telefonata da Montecarlo. In quella stessa chiamata, emerge che lui e Marrapodi, in passato, «avevano permesso l’entrata di Prettico nella massoneria». Nonostante i rapporti sembrino consolidati, tra i potenziali “fratelli” della nuova Obbedienza ci sono divergenze. Il “templare” che fa la spola tra Montecarlo e Palmi, infatti, decide di escludere l’ex sindaco di San Giorgio a Morgeto dai piani e questo provoca la mancata adesione alla loggia da parte di Prettico e Favre, «i quali dichiaravano che avrebbero cercato altre logge a cui affiliarsi». Nel mese di giugno, allo scenario si aggiunge la presenza di Antonio Raso, considerato il “capo” della cellula valdostana: gli incontri tra lui e Scidone vengono documentati sia ad Aosta che in Calabria. La frequentazione potrebbe precludere alla nascita della commanderia di Aosta dell’Ordine mondiale dei Cavalieri templari di Gerusalemme. Accade il 19 settembre 2015 nella sede di una ditta di costruzioni. A presentarsi come “aspirante cavaliere” c’è anche Raso. E sono proprio le sue chiamate con Scidone a rivelare «l’intenzione dei due di affiliare nuovi massoni, cercandoli tra personaggi influenti dell’amministrazione e della classe politica regionale». L’obiettivo, per gli inquirenti, è chiaro: Raso vuole «aumentare il proprio peso e la propria autorevolezza in seno alla comunità calabrese residente in Valle d’Aosta». Le mire sono massoniche, politiche e, secondo i magistrati antimafia, criminali. Il copione, infatti, non sarebbe «frutto di scelte e ambizioni individuali, ma sia stata decisa anche da Marco Fabrizio Di Donato, in quanto funzionale agli interessi della consorteria mafiosa».
Pablo Petrasso
26 gennaio 2019