Vergogna! Questa classe di parvenu della politica sta cercando di rimbecillire le persone facendo credere loro di essere caste e pure ma, come si legge sulle pagine dei quotidiani, non c’è giorno che non si verifichi la loro inadeguatezza per condurre il Paese italiano e che, purtroppo, passa dalle cronache giudiziarie.
Infatti, basta leggere l’articolo in fondo, per vedere come cerchino di autotutelarsi l’un l’altro con metri di misura che rasentino il ridicolo (per rimanere in valutazioni civili).
Parvenu della politica, con discutibili curriculum, che sfacciatamente cercano di sminuire altri riconosciuti soggetti, come sottolinea la sinòssi di Michela Murgia nel riquadro sotto.
Una classe politica affetta da allucinante oniromanzia e che vorrebbe farla passare per realtà.
MOWA
Ieri il ministro degli interni Matteo Salvini ha pensato bene di fare l’ennesimo tweet contro di me virgolettandomi come intellettuale radical chic e snob. È il suo giochetto preferito quello di far passare chiunque lo critichi per un ricco altolocato che non ha contatto con la gente e con la realtà, che non conosce i problemi veri e che non sa cosa sia la fatica del lavoro, ambiti in cui lui invece si presenta come vero esperto. Le propongo un gioco, signor Ministro: si chiama “sinossi dei curriculum”. Nel 91, anno in cui mi diplomavo come perito aziendale, mi pagavo l’ultimo anno di studi lavorando come cameriera stagionale in una pizzeria. Purtroppo feci quasi due mesi di assenza perché la domenica finivo di lavorare troppo tardi e il lunedì mattina non sempre riuscivo ad alzarmi in tempo per prendere l’autobus alle 6:30 per andare a scuola. A causa di quelle assenze, alla maturità presi 58/60esimi. Nel 92, mentre lavoravo in una società di assicurazioni per sostenermi gli studi all’istituto di scienze religiose, lei prendeva 48/60 alla maturità classica in uno dei licei di Milano frequentati dai figli della buona borghesia. Sono contenta che non abbia dovuto lavorare per finire il liceo. Nessuno dovrebbe. Nel 93 iniziavo a insegnare nelle scuole da precaria, lavoro che ho fatto per sei anni. Nel frattempo lei veniva eletto consigliere comunale a Milano e iniziava la carriera di dirigente nella Lega Nord, diventando segretario cittadino e poi segretario provinciale. Non avendo mai svolto altra attività lavorativa, è lecito supporre che la pagasse il partito. Chissà se prendeva quanto me, che allora guadagnavo 900 mila lire al mese. Nel 1999 per vivere consegnavo cartelle esattoriali a domicilio con un contratto co.co.pro. Ero pagata 4mila lire a cartella e solo se il contribuente moroso accettava di firmarla. Lei invece prendeva la tessera giornalistica facendo pratica alla Padania e a radio Padania, testate di partito che si reggevano sui finanziamenti pubblici, ai quali io non ho nulla in contrario, ma contro i quali lei ha invece costruito la sua retorica. Nel 2000 ho iniziato a lavorare in una centrale termoelettrica, dove sono rimasta fino al 2004. Mi sono licenziata perché ho scelto di testimoniare in tribunale contro il mio datore di lavoro per un grave caso di inquinamento ambientale. Mentre lasciavo per coscienza l’unico lavoro stabile che avessi trovato vicino a casa, lei era segretario provinciale della lega Nord, suppongo sempre pagato dal partito, dato che anche allora non faceva mestieri. Nel 2004 ho lasciato la Sardegna per lavorare come cameriera in un albergo al passo dello Stelvio, in mezzo alla neve, con un contratto stagionale a poco più di mille euro. Mentre io da precaria rifacevo letti lei si faceva eleggere al parlamento europeo a 19.000 euro al mese. Nel 2005 ho lavorato un mese e mezzo in un call center vendendo aspirapolveri al telefono ed ero pagata 230 euro lordi al mese più 8 euro per ogni appuntamento che riuscivo a fissare. Durante quella esperienza ho scritto un blog che ha attirato l’attenzione di un editore. Nello stesso periodo lei a Bruxelles bruciava un quarto delle sedute del parlamento ed era già lo zimbello dei parlamentari stranieri, che nelle legislature successive le avrebbero poi detto in faccia quanto era fannullone. Io sono a favore della retribuzione dei politici, purché facciano quello per cui li paghiamo. Nel 2006, mentre usciva il mio primo libro, io facevo la portiera notturna in un hotel, passando le notti in bianco per lavorare e riuscire anche a scrivere. Lei invece decadeva da deputato, ma atterrava in piedi come vicesegretario della lega nord e teneva comizi contro i terroni e roma ladrona. Non facendo ancora altro mestiere che la politica, immagino che la politica le passasse uno stipendio. Chissà se somigliava al mio, che per stare sveglia mentre gli altri dormivano prendevo appena più di mille euro al mese. Dal 2007 in poi ho vissuto delle mie parole, della fiducia degli editori e di quella dei lettori e delle lettrici. Negli stessi anni lei ha campato esclusivamente di rappresentanza politica e da dirigente in un partito da dove – tra il 2011 e il 2017 – sono spariti 49 milioni di soldi pubblici senza lasciare traccia. Se adesso le è chiaro con chi è che sta parlando quando virgoletta il mio nome nei suoi tweet, forse le sarà altrettanto chiaro che è lei, signor Ministro, quello distaccato dalla realtà. Tra noi due è lei quello che non sa di cosa parla quando parla di vita vera, di problemi e di lavoro, dato che passa gran tempo a scaldare la sedia negli studi televisivi, travestirsi da esponente delle forze dell’ordine e far selfie per i social network a dispetto del delicatissimo incarico che ricopre a spese dei contribuenti. Lasci stare il telefonino e si metta finalmente a fare il ministro, invece che l’assaggiatore alle sagre. Io lavoro da quando avevo 14 anni e non mi faccio dare lezioni di realtà da un uomo che è salito su una ruspa in vita sua solo quando ha avuto davanti una telecamera. |
Siri indagato per corruzione, governo vacilla su richiesta dimissionidi Alberto Battaglia
Il M5s, di fronte alla notizia delle indagini a carico dell’ispiratore della Flat tax, Armando Siri, non ha esitato a invocare l’esclusione dalle cariche di governo. Siri, sottosegratario al ministero delle Infrastrutture, è indagato per corruzione in un’inchiesta partita dalla Procura di Palermo. Avrebbe accettato la promessa di pagamento di 30mila euro in cambio di un’agevolazione normativa, una richiesta che sarebbe arrivata dal professor Paolo Arata. Siri avrebbe dunque cercato di inserire, ripetutamente, ma senza successo, la norma relativa alla costruzione di impianti eolici nell’ambito di varie riunioni del Consiglio dei ministri. Paolo Arata, inoltre, risulta essere padre di Federico Arata, il quale ha pubblicamente dichiarato di essere uno degli spin doctor (strateghi della comunicazione) della Lega di Salvini. I contatti fra Paolo Arata e Siri, per ammissione di quest’ultimo, furono frequenti ed estenuanti: “Arata mi ha stressato, mi chiamava continuamente”. Ma le accuse, che si fonderebbero su numerose intercettazioni telefoniche, sono state respinte. La gestione di questa inchiesta giudiziaria vede contrapposti apertamente Luigi Di Maio, favorevole all’esclusione di Siri (“vada in panchina”), e Matteo Salvini, secondo il quale Siri non dovrebbe dimettersi. Una divisione che, peraltro, coincide con quella sull’opportunità di varare la Flat tax, che vede il M5s assai scettico e più favorevole a scongiurare l’aumento dell’Iva. E’ chiaro, ormai, che non ci sono spazi fiscali sufficienti per approvare entrambe le misure.
Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, è rimasta al Campidoglio nonostante un processo a carico per falso, godendo del sostegno del suo movimento fino all’assoluzione. La gravità del reato ipotizzato a carico di Siri, tuttavia, appare assai più grave (per corruzione si rischiano fino a sei anni, per falso in atto pubblico la pena massima è due anni). La controffensiva pentastellata è stata dura: “Anche oggi la Lega minaccia di far cadere il governo”, ha scritto Di Maio, “lo aveva già fatto con la Tav. Sembra ci siano persino contatti in corso con Silvio Berlusconi per fare un altro esecutivo. Trovo grave che si prenda sempre la palla al balzo per minacciare di buttare via tutto. Ma dov’è il senso di responsabilità verso i cittadini? Dove è la voglia di cambiare davvero le cose, di continuare un percorso, di migliorare il Paese come abbiamo scritto nel contratto?”. Lo stesso premier Giuseppe Conte ha richiamato le forze politiche ricordando che il contratto di governo “prevede che non possano svolgere incarichi ministri e io dico sottosegretari sotto processo per reati gravi come la corruzione”. L’ipotesi di crisi di governo è stata seccamente smentita da Salvini: “E’ solo nella sua testa”. Siri, da parte sua, ha dichiarato di non essere intenzionato a dimettersi. 19 Aprile 2019 |
°