Alfredo Serrano Mancilla
Director CELAG
Nuovo appuntamento elettorale in Venezuela. Sì, avete letto bene: elezioni in Venezuela. Le numero 22 negli ultimi 18 anni. Una media di molto superiore a quella considerata ‘normale’ per qualsiasi democrazia. Questa volta, è stato il turno delle regioni. E il chavismo è tornato a vincere: avendo la meglio in molti più Stati rispetto all’opposizione (17 a 5; manca Bolivar per concludere). Nel voto nazionale il chavismo trova una maggioranza significativa (54%).
Alla luce di questi risultati, è necessario presentare alcune conclusioni preliminari:
1. La Rivoluzione Bolivariana ama votare. Dimostra ancora una volta che il suo cammino transita obbligatoriamente per il percorso elettorale. Condizione necessaria ma non sufficiente. La democrazia per il chavismo è molto più che il mero atto di votare. Tuttavia, l’elettorale non è negoziabile come premessa fondamentale nel progetto politico. Ma c’è ancora di più: il chavismo ama la battaglia elettorale. Le dirigenza e i suoi sostenitori appaiono in grande spolvero in ogni campagna elettorale. Non c’è nessun dubbio: l’importanza che Chavez ha dato alle elezioni è sta assunta dal popolo venezuelano in maniera irreversibile. E il presidente Maduro ha proseguito sulla stessa linea: 5 elezioni in meno di 5 anni. E l’anno prossimo, come previsto in base ai tempi costituzionali, ci saranno le elezioni presidenziali.
2. L’obiettivo del chavismo è una profezia auto-incompiuta. Sottovalutare l’eredità di Chavez vuol dire davvero ignorare il Venezuela del XXI secolo. Nonostante le tensioni che possono sorgere nel blocco egemonico, il chavismo come identità politica è molto più solido di quanti alcuni desiderano. Come qualsiasi processo politico, è attraversato da fasi differenti che provocano mutazioni, contraddizioni e sfide da superare. Tuttavia, il chavismo ha come essenza il crescere di fronte alle avversità. Di fronte alle minacce di Trump, i blocchi finanziari, le dichiarazioni dell’OSA, le guarimbas che hanno provocato molti morti, di fronte ai ripetuti tentativi di far passare il Venezuela per quello che non è, il chavismo ha chiarezza politica sull’importanza dell’unità nonostante legittime divergenze e critiche che possono esserci. Inoltre, il chavismo è qualcosa di più che un governo chavista. Si tratta di una maggioranza che quasi sempre decide in modo plebiscitario sapendo scegliere il migliore tra due progetti politici diametralmente opposti.
Allo stesso modo in cui al suo tempo ha creduto necessario dare una tirata d’orecchi ai propri governanti nelle passate legislative, sostengo successivamente in maniera massiccia la Costituente. E adesso, nuovamente, decide in maggioranza che il chavismo deve gestire gli Stati del paese per superare una situazione complicata.
3. L’opposizione non sa cosa fare. In questo caso, sul versante oppositore, l’unità, nonostante le sue sigle, brilla per assenza. Non è né monolitica né omogenea per quanto possa essere imposta dal Nord. La storia politica venezuelana conta anche se alcuni mezzi di comunicazione vogliono ignorarlo. La vecchia partitocrazia di opposizione è così tanto presente da rendere molto difficile rinnovare il campo politico di confronto. Alla gente comune interessa poco della sceneggiata all’OSA dove giurerà un tribunale di giustizia che non avrà mai alcun effetto sul paese. Non è interessata nemmeno a perdere tempo nei dibattiti legali lontani dalla vita quotidiana. Più passa il tempo, più è improbabile che esista un’opposizione necessaria al paese in questo tempo storico. Se a questo aggiungiamo il carattere schizofrenico sull’accettare o meno la via elettorale, allora, succeda quel che succeda: continueranno a non costituire una reale alternativa.
4. A una parte del mondo non piace la pace. Dopo oltre due mesi, nei quali non ci sono state morti o violenze, il Venezuela ha smesso di occupare le prime pagine. Queste elezioni sono state ignorate. Sapevano in anticipo che la maggioranza dei venezuelani avrebbe votato a favore del chavismo? È paradossale che dopo avere dedicato fiumi d’inchiostro per esigere le elezioni, adesso che ci sono, non interessano.
In ultima analisi, l’appuntamento elettorale ratifica il voto di fiducia della cittadinanza venezuelana al suo governo. Vince la Pace, vince la Costituente. La partecipazione è stata molto elevata: poco più del 61%. La più alta nelle regionali venezuelane del XXI secolo. Più alta delle ultime regionali in Messico, Cile e Colombia. A partire da adesso il chavismo si trova davanti alla sfida di lavorare ascoltando il territorio, rispondendo alle richieste del popolo, sapendo che ci sono problemi, ma che chiaramente ci sono alternative, che bisogna cercare fino a trovarle senza rischiare di perdere la sovranità o tutte le conquiste sociali ottenute in questi anni.
16 Oct 2017
(Traduzione per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)