di Manlio Dinucci
L’installazione di missili Iskander a capacità nucleare nell’enclave russa di Kaliningrad tra Polonia e Lituania, come risposta allo «scudo antimissili» Usa (v. il manifesto di ieri), è stata confermata dal Ministero della difesa russo. Immediata la reazione statunitense: il Dipartimento di stato ha espresso «preoccupazione» e ha «esortato Mosca a non fare passi che destabilizzano la regione».
I passi destabilizzanti, in realtà, li hanno già fatti da tempo gli Stati uniti. Con il pretesto di difendere l’Europa dalla minaccia dei missili iraniani (ad oggi inesistente, tanto più che l’Iran sta dando garanzie sull’uso non-militare del suo programma nucleare), hanno cominciato a realizzare in Europa uno «scudo antimissili» il cui scopo reale è acquisire un decisivo vantaggio strategico sulla Russia: se riuscissero a realizzare un efficiente «scudo antimissili», gli Usa avrebbero la capacità di lanciare un first strike nucleare e, allo stesso tempo, la capacità di neutralizzare la rappresaglia.
Ciò costituerebbe un forte strumento di pressione su una Russia che riemerge come potenza in grado di contrapporsi agli Stati uniti su più versanti. Sotto un altro aspetto lo «scudo» già funziona: esso crea nuove tensioni Ovest-Est, giustificando un ulteriore rafforzamento della presenza militare Usa in Europa, così da legare i paesi dell’Europa orientale sempre più al carro di Washington e mantenere la leadership su quelli dell’Europa occidentale.
L’amministrazione Obama non ha cancellato, come aveva fatto credere, il piano dell’amministrazione Bush, ma l’ha sostituito con uno nuovo ancora più destabilizzante. Esso prevede lo schieramento iniziale di 24 missili SM-3 in Polonia e altrettanti in Romania, e di un numero imprecisato di missili Aegis su navi da guerra nel Mediterraneo, integrati da un potente radar in Turchia e da radar mobili rapidamente dislocabili a ridosso del territorio russo.
Questa è solo la prima fase, alla quale seguiranno altre installazioni di missili e radar anche in Italia. La Polonia, che ora chiama la Nato e l’Unione europea a prendere misure contro la minaccia dei missili russi, ha da tempo accettato i missili statunitensi e ha deciso di integrare lo «scudo» Usa con uno proprio, preventivando una spesa di 33,6 miliardi di euro per acquistarlo chiavi in mano dagli Usa.
Intanto, mentre costruisce lo «scudo», l’amministrazione Obama affila la spada: procede infatti ad ammodernare le centinaia di bombe nucleari B61-11 dislocate in Europa, che vengono trasformate in B61-12, utilizzabili come bombe anti-bunker per il first strike.
L’Italia ha ancora una volta il ruolo di base avanzata della strategia nucleare statunitense: oltre a ospitare almeno 90 bombe nucleari, al cui uso viene addestrata anche l’aeronautica italiana violando il Trattato di non-proliferazione, ospita una della quattro stazioni terrestri del Muos, il sistema di comunicazioni di nuova generazione che, fanno sapere fonti del Pentagono, è uno strumento del Comando strategico degli Stati uniti. Ossia del comando che sovrintende ai piani di guerra nucleare.
Dato che la Russia, oltre agli Iskander, sta schierando anche missili a lungo raggio in funzione anti-scudo, Niscemi, sede della stazione Muos, diventa automaticamente uno dei bersagli su cui sono puntati i missili. Durante la guerra fredda, lo era la vicina Comiso, dove gli Usa avevano schierato i missili nucleari Cruise. La vecchia guerra fredda è finita, ma per iniziativa di Washington se ne sta preparando una nuova non meno pericolosa.
18 dicembre 2013