Potremmo titolare “chi semina vento raccoglie tempesta!” la disputa tra rottamatori (Renzi) e rottamati (D’Alema) all’interno del PD.
É importante, però, non dimenticare mai che D’Alema non è un politico che giochi a carte scoperte, infatti, potrebbe riservare una sorpresa: proseguire nella sua opera demolitrice di quella parte di corpo sociale del suo ex-partito PCI (rimasta nel PD) utilizzando argomentazioni sì rispondenti alla realtà ma usate non per migliorare ma per ottenere tutt’altro.
Fiutando la perdita elettorale del PD, causata dalle scelte antipopolari dell’attuale quadro dirigente (che ha desiderato e contribuito a far sorgere -sic!) e, nel timore che le persone si organizzino seriamente in altro soggetto politico, D’Alema, che di questa tecnica è maestro, decide, ora, di accanirsi come fanno gli avvoltoi sulle carogne lasciate dai predatori, e (udite, udite!) rilanciare un nuovo soggetto politico capace di coalizzare i malumori.
Come dire: prima faccio di tutto per distruggere dall’interno l’unico soggetto politico capace di cambiare le cose in meglio (PCI) e mi coalizzo con il peggio del peggio, poi, per ultimare il lavoro e dare il colpo di grazia, ti faccio credere che la pistola è caricata a salve quando in realtà…
MOWA
Faida nel PD. D’Alema: “Partito gestito con arroganza”. Guerini: “Avete perso”
Sembrava fosse ormai stato “rottamato” dal nuovo corso renziano, ma Massimo D’Alema sa ancora pungere. Durante la convention che ha visto riunite a Roma tutte le minoranze interne al Partito Democratico l’ex Presidente del Consiglio – da tempo molto critico nei confronti dell’attuale premier – ha sferrato un durissimo attacco al segretario, accusato di gestire “un partito a forte posizione personale e con un carico di arroganza”. Non si è fatta attendere la replica della “maggioranza: il presidente Matteo Orfini ha twittato: “Dispiace che dirigenti importanti per la storia della sinistra usino toni degni di una rissa da bar. Così si offende la nostra comunità”. A stretto giro anche il vice segretario del Partito Democratico Lorenzo Guerini ha risposto a D’Alema per le rime: “Renzi ha stravinto il congresso e portato il pd al 41% per cambiare l’Italia dove altri non sono riusciti, qualcuno se ne faccia una ragione”.
Quella che si prospetta sembra essere l’ennesima faida interna al Partito Democratico: le minoranze, dalla sinistra Dem di Gianni Cuperlo ai “civatiani”, sembrano intenzionati a dare battaglia sui nomi che andranno a sostituire Gianni Lupi, ministro dimissionario delle Infrastrutture. L’ex segretario Pier Luigi Bersani ha spiegato: “D’Alema ha detto una cosa sacrosanta: c’è tanta gente nel partito che è in sofferenza e a disagio. Dobbiamo trovare il sistema anche dal punto organizzativo per dialogare con questi mondi”. Il più duro è stato però Civati, che non ha risparmiato critiche proprio agli esponenti dell’area Dem: “Sono contento di vedere oggi tutte le minoranze ma serve una scossa e io, riferendomi alla proposta di D’Alema, vorrei dire che l’impegno dentro e fuori il Parlamento già lo faccio perché molti miei elettori alle primarie se ne sono già andati dal Pd”.
D’Alema, infatti, aveva dichiarato: “Io non sono partecipe di nessuno dei raggruppamenti in cui si suddividono le minoranze del Pd e non approvo che sia più di una. Diciamo che faccio parte della sinistra extraparlamentare, però voglio dare due consigli: il primo, che non è un appello retorico, è che questa parte del Pd può avere un peso solo se raggiunge un certo grado di unità nell’azione, altrimenti non avrà alcun peso”. “Il secondo consiglio – ha proseguito – è che una componente minoritaria in un partito a forte componente personale e anche di arroganza, può avere peso solo se si muove con coerenza, definendo i punti invalicabili con assoluta intransigenza”.
21 marzo 2015