Una buona analisi nell’articolo sottostante di Ennio Remondino sugli effetti causati dalle guerre ma che necessita, in questo caso, di ulteriori approfondimenti come, ad esempio, su chi sono (nomi e cognomi) gli aizzatori di tali conflitti.
Abbiamo, grazie al buon giornalismo, altri validi articoli che ci aiutano a comprendere l’origine delle guerre e di chi c’è dietro le quinte.
Articoli che dicono, coraggiosamente, chi sono coloro che non si sporcano le mani in prima persona ma che costruiscono le ipotesi per chi deve andare al fronte a combattere per loro (e per il loro arricchimento personale).
Ora c’è bisogno di far cessare subito questo scempio e ripristinare la ragione di una cooperazione pacifica tra i popoli che sono le vittime di questi sciacalli.
MOWA
Meno guerre ma più morti 60 % in più di vittime per l’intensità della violenza
Nel 2013 ci sono stati più di 50 milioni di sfollati nel mondo. Stessa cifra della II Guerra mondiale
I morti causati dalle guerre nel mondo è cresciuto del 60% negli ultimi due anni. Le vittime hanno toccato quota 180mila nel 2014, mentre nel 2012 erano state 110mila. Diminuisce il numero di conflitti ma i combattimenti sono più violenti, più ‘intensi’, perché avvengono spesso in aree urbane
di Ennio Remondino
I dati sono dell’International Institute for Strategic Studies, l’Iiss, e diffusi da AsiaNews. I numeri dicono molto ma non spiegano tutto: ed esempio il fatto le morti causate dalle guerre nelle mondo è cresciuto del 60% negli ultimi due anni mentre diminuisce il numero dei conflitti. 180mila vittime nel 2014, mentre nel 2012 erano state 110mila: quel pesante 60% in più. Dato rovesciato il numero delle guerre, dalle 63 del 2008 alle 42 dell’anno scorso. Meno conflitti ma combattimenti che risultano più violenti, cruenti, che avvengono spesso in aree urbane provocando molte vittime civili.
Lo studio dell’Iiss afferma che l’aumento delle vittime sarebbe causato dalla ‘inesorabile crescita d’intensità della violenza’, guidata dalle guerre jihadiste nel mondo arabo. Secondo Nigel Inkster, come detto, il problema più grave è che “i conflitti avvengono sempre più spesso dentro le città, con un maggior numero di perdite civili”. Finora il conflitto siriano ha provocato 200.000 morti, 70.000 dei quali si sono verificati nel 2014, e 3,4 milioni di profughi, di cui 1,4 milioni sono fuggiti in stati vicini. Per le Nazioni Unite nel 2013 più di 50 milioni di sfollati nel mondo, come nella II Guerra mondiale.
Dopo la Siria, il Paese dove sono morte più persone nel 2014 è l’Iraq (18mila), terzo il Messico con gli scontri tra bande rivali (15mila). In Afghanistan ci sono state 7.500 vittime; in Ucraina tra i 4 e i 5000, oltre a 1 milione di sfollati. Il quadro 2014 è misto. Alcuni conflitti verso la risoluzione, vedi Colombia e le Filippine. In altri casi, in particolare in Afghanistan, ci sono stati segni e speranze di miglioramento anche se i livelli di violenza sono rimasti alti. Ma ampie fasce del mondo arabo sono state colpite dalla violenza e instabilità cronica, con il fenomeno del jihadismo che ha fornito ‘un potente acceleratore’.
Da altre fonti sappiamo che oltre alle ‘guerre’ vere e proprie, abbiano numerosi scontri armati tra di varia natura. In Africa, sono 25 gli Stati con azioni armate in casa. In Asia 15. In Europa ben 9 situazioni di tensione con l’uso delle armi. Medio Oriente 8, a partire dall’eterno irrisolto conflitto Palestina Israele. Nelle Americhe 5 Stati sudamericani contro gruppi separatisti e cartelli della droga. I 5 conflitti più cruenti oggi nel mondo (dati forniti dall’Uppsala Conflict Data Program), sulla base del numero delle vittime a inizio 2014: 1) Siria, 2) Iraq, 3) Nigeria, 4) Pakistan, 5) Israele-Palestina.
1 giugno 2015