DANILO TOSARELLI – MILANO
Ma chi ci pensa alla pensione… suvvia.
Quando sei giovane, neppure ti sfiora il pensiero.
Quando lo sei un po’ meno, la vedi ancora lontana.
Inizi a pensarci, quando il lavoro inizia a pesarti e sei in età.
Peccato, che pensarci all’ultimo momento sia controproducente.
Mi rivolgerò ai dipendenti pubblici e a chi ha ancora una coscienza.
Perché riguarda tutti e tutto è correlato e vedremo il perché.
Fino ad oggi è avvenuta una discriminazione molto grave.
Il dipendente privato, ha sempre preso prima la sua liquidazione.
Dopo 45/60 giorni dalla fine del suo lavoro. Indiscutibili.
Perché allora non è così anche per il dipendente pubblico?
Chiariamo. TFR per chi è stato assunto prima del 31/12/2000.
Si chiama TFS per chi è stato assunto successivamente.
Ma sempre di liquidazione stiamo parlando.
Per il dipendente pubblico si parla di 12 mesi per anzianità.
Di 24 mesi ed anche molti di più in tutti gli altri casi.
Quando vai in pensione, ti liquidano con queste tempistiche.
Giovane, meno giovane, anziano, queste cose devi saperle.
Devi sapere come funziona questo Paese, perché tu ne fai parte.
Ed il rispetto dei diritti di ogni lavoratore, deve essere sacro.
Dopo tanti anni, finalmente la Corte Costituzionale si è espressa.
Sentenza numero 130 del 23/6/2023. [1]
Basta differenze. Lavoratore privato e pubblico, stessi diritti.
Liquidazione da fine lavoro? Stessi tempi per essere erogata.
Per me, finalmente ha trionfato la giustizia. Altri criticheranno.
Perché per molti, il dipendente pubblico ha già dei privilegi.
Non lo si può licenziare, anche se è un lavativo o fannullone.
Ne abbiamo già troppi di dipendenti pubblici… sono un peso.
Non è proprio così. Spesso prevale l’ignoranza.
Proviamo a sfatare questi luoghi comuni, perché pericolosi.
In Italia i dipendenti pubblici sono il 14% degli occupati.
Poco più di 3 milioni, età media 50 anni. La metà oltre i 55.
Media OCSE 18%. Francia 20%. Nord Europa 25-30%.
Negli altri Paesi europei si superano i 5 milioni.
Lavativi ce ne sono ovunque, ma generalizzare è sbagliato.
Se la struttura è sgangherata, funziona tutto male. Ovvio.
Anche il rendimento dell’impiegato modello si abbassa.
Ed oggi, la Pubblica Amministrazione è piena di luci ed ombre.
La sentenza della Corte Costituzionale è dirompente.
Riguarda almeno 1,6 milioni di lavoratori pubblici in attesa.
Da mesi, da anni, si attende di avere la propria liquidazione.
Una liquidazione che verrà erogata senza interessi. Fatto grave.
L’inflazione sale ed averla subito o fra 2/3 anni, è diverso.
D’altro canto, qualcuno sostiene che l’onere sarebbe elevato.
Servono 14/15 miliardi ed il Governo sostiene di non averli.
Sono paragonabili ad una intera Finanziaria.
La Corte Costituzionale lo sapeva, ma la scelta è inderogabile.
E il Governo deve assumersi le sue responsabilità e normare.
Per chi ancora sbuffasse, sarà bene far conoscere la storia.
È il governo Prodi del 1997 ad aver preso questa decisione.
Bisognava aiutare il Bilancio dello Stato. Ecco la scelta.
Prorogare nel tempo, la liquidazione dei dipendenti pubblici.
Con il trascorrere degli anni, i tempi si sono allungati sempre più.
Credo di poter dire, che I lavoratori pubblici hanno già dato.
La Corte Costituzionale non li ha favoriti. Giustizia è fatta.
Adesso è tempo di restituire loro, il frutto di una vita di lavoro.
Note
[1] https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/06/28/T-230130/S1
Foto MOWA