La Cina ha accumulato in un solo anno più di 1.600 tonnellate di oro. Adesso, sarebbe seconda al mondo, dopo gli USA. Ma i dati sono opachi e Pechino potrebbe presto superare la stessa America.
L’oro è il bene-rifugio per eccellenza e da sempre rappresenta nel mondo una ricchezza riconoscibile e considerata tale da tutte le culture e in ogni angolo del pianeta. Per questo, è stata la prima moneta con cui in passato si scambiavano beni e servizi, salvo essere sostituita nel tempo dalla carta-moneta, che dopo la fine degli accordi di Bretton Woods ha iniziato a slegarsi dal metallo, per assumere una dimensione tutta propria.
Cina accumula oro
Tuttavia, negli ultimi tempi, alcuni paesi stanno facendo incetta di oro e difficilmente ciò si spiega con il solo consumo “fisico”. In altri termini, c’è la sensazione che la Cina, in particolare, stia importando oro a più non posso per crearsi una base sufficiente a “garantire” la sua valuta nei rapporti transnazionali, in modo da soppiantare o, quanto meno, affiancarsi al dollaro come valuta di riserva e di regolamento delle transazioni internazionali.
Sappiamo già che la Cina ha superato l’India nel 2013 per quantità di oro importato, avendone acquistato dall’estero 1.176 tonnellate in 12 mesi, secondo il China Gold Association. Se aggiungiamo che il Dragone ne ha prodotto nello stesso anno 428 tonnellate e che non esporta oro, nel 2013 ha accumulato 1.604 tonnellate. L’India, nello stesso tempo, ne ha importato 978 tonnellate. E così, Cina e India messe insieme hanno accumulato l’86% della produzione globale di oro.
Considerando che Pechino non aggiorna i suoi dati sulle riserve di oro dal 2009, anno in cui ne indicava 1.054 tonnellate, combinando sia i dati sulle importazioni che quelli sulla produzione, arriveremmo a un totale di 3.514 tonnellate.
Sorpasso USA vicino?
Siamo ancora lontani dalle 8.133,5 tonnellate ufficiali della Federal Reserve, ma Pechino avrebbe così superato le riserve tedesche, pari a 3.396 tonnellate, attestandosi al secondo posto nel mondo. Ma, attenzione: nel caso della Cina, parliamo di riserve “fisiche” esistenti, mentre il caso della Germania dimostra come in Occidente, molte riserve di metallo siano soltanto ufficiali e non disponibili fisicamente o forse da tempo, addirittura, vendute. Tanto che la Bundesbank ha rinunciato a chiedere agli USA la restituzione delle sue riserve, viste le difficoltà nella riconsegna. Per questo, nonostante la Cina possegga ancora meno della metà dell’oro depositato nei forzieri di Fort Knox, non è detto che di fatto non abbia già superato gli USA o che non si accinga a farlo molto più velocemente di quanto non pensiamo.
Oltre a Cina e India, hanno accumulato oro nel 2013 anche Arabia Saudita, Indonesia e Thailandia, segno tangibile che il metallo si sta spostando verso est e che le banche centrali dell’Occidente avrebbero venduto parte delle loro riserve, nel tentativo di calmierare le quotazioni. E se finora l’obiettivo è andato a segno, da qui in avanti, con riserve sempre meno disponibili, Europa e USA poco potranno per manovrare i prezzi dell’oro, su cui incideranno in modo crescente i paesi asiatici. E nessuno ci assicura che quando i lingotti saranno per lo più in Asia che in Occidente, il loro prezzo sarà ancora fissato globalmente in dollari.
2 MAGGIO 2014